Susegana, Electrolux: nuovo sciopero del caldo. L’azienda ribatte: «Si può lavorare»

Continua lo sciopero del caldo. Ma l’Electrolux mette le mani avanti. «Nonostante l'ondata anomala di caldo di questi giorni, a fronte dei rilievi tecnici effettuati da una società specializzata, nei reparti produttivi dello stabilimento Electrolux di Susegana, le condizioni di sicurezza sono garantite e non ci sono rischi di sorta per la salute dei lavoratori, bensì solo situazioni di disagio gestibili correttamente attraverso le procedure puntualmente messe in campo dall'azienda».
Lo riferisce in una nota la direzione aziendale, dopo che per il secondo giorno un gruppo di lavoratori ha lasciato la fabbrica prima delle 13. Se ne sono andati quelli dei reparti più caldi (dai 34 ai 35 gradi, testimoniano i delegati rsu), quindi le linee di produzione Cairo, il magazzino, l’imballaggio, l’area-recupero e qualche altro settore. In zona Genesi si è continuato a lavorare normalmente, essendo il clima segnato da temperature compatibili, di gran lunga sotto i 30 gradi.
«La percentuale di lavoratori che ha scelto di non lavorare oggi, 24 agosto - prosegue l'azienda - è in linea con quella di mercoledi, cioè circa il 20% su un totale di circa 800 operai».
I delegati Rsu hanno risposto dicendo all’azienda che “i numeri vanno interpretati”. «Quello che è certo - spiegano - è che le linee Cairo, parte vecchia della fabbrica, dove fa molto caldo, si sono fermate tutte. Ora su 1.300 dipendenti quelli che lavorano nella parte vecchia complessivamente saranno meno di 400 (magazzino, imballo, recupero, area tecnologica e linee di montaggio) il resto lavorano in Genesi, nella officina modelli, in manutenzione, nei laboratori, oltre a tutta la struttura impiegatizia.
Una parte importante di tecnici e impiegati lavora in ambienti climatizzati e questi non sono interessati alla sospensione per il caldo, altri non sono legati dal vincolo meccanico della catena di montaggio; Genesi – la nuova fabbrica – ha una struttura rinnovata: capannoni più alti, sistema di impianti adiabatici adeguato che abbattono anche di 5/6 gradi la temperatura, rispetto alla parte “vecchia” dove si raggiungono i 34/35 gradi nei reparti produttivi».
I delegati Rsu ricordano che a parte coloro che hanno lasciato lo stabilimento nelle ore più calde, si aggiunge una alta percentuale di persone che causa stress termico sono in malattia. Questa è una lettura più articolata e attenta di quanto accade. La Rappresentanza sindacale ripropone la necessità di sospendere, nelle ore di maggiore calura, le attività nelle aree più esposte della fabbrica, come chiesto dai Responsabili aziendali della sicurezza.
«Di fronte del muro alzato dai dirigenti non è rimasto altro che agire secondo il principio di tutela della salute e sicurezza, dall’alto rischio stress termico, in linea con quanto previsto dalle norme in materia a partire dalla legge 81/2008 e dai bollettini del ministero della salute» conclude la nota Rsu. L’azienda, dal canto suo, torna a ricordare che durante i mesi estivi, applica integralmente una procedura “microclima” attiva dal 2019 a Susegana, così come in tutti gli altri siti italiani, e concordata con la parte sindacale, che prevede tre livelli (giallo, arancione e rosso) con relative azioni da implementare in base al livello di discomfort dedotto dal sito ufficiale del Governo.
Si tratta di misure ordinarie quali Il ricambio aria nel periodo notturno, l’attivazione degli impianti di raffrescamento nei reparti produttivi, la messa a disposizione di acqua e sali minerali, e di un orario speciale per evitare l’attività lavorativa nelle ore più calde della giornata (proposta rifiutata dalle rsu).
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