Top 100, la reazione delle imprese: «Ora nuovi mercati»

All’evento organizzato da Nord Est Multimedia e Pwc manager e imprenditori raccontano le strategie per affrontare le tariffe: «Calma e coraggio»

Andrea Dossi

Come rispondere ai dazi di Donald Trump? Con calma e pragmatismo e di ciò il Nord Est è ricco di esempi che arrivano dal tessuto imprenditoriale.

Dalla diversificazione dei mercati (e quindi del rischio), all’integrazione verticale, dall’intelligenza artificiale al sano ottimismo: sono stati questi elementi i co-protagonisti, assieme agli imprenditori, ovviamente, dell’appuntamento di Top 100, l’evento organizzato da Nord Est Multimedia - il gruppo che pubblica questo giornali, il sito ilNordEst.it e altri cinque quotidiani assiema a Pwc che si è tenuto ieri nella sede di Benetton Group a Castrette di Villorba.

Il punto di partenza dell’evento è stata l’analisi delle 100 principali imprese del Triveneto effettuata dalla Fondazione Nord Est sulla base dei bilanci 2023, gli ultimi disponibili. Se il fatturato complessivo era calato del 3,5%, togliendo Hera Trading - la centrale acquisti del gruppo, che risente delle oscillazioni dei prezzi dell’energia - l’anno era stato caratterizzato da una stabilità dei ricavi, con un dato molto positivo della redditività (cresciuta del 13,4% nel dato mediano) e un miglioramento del rapporto tra margine operativo lordo (Ebitda) e ricavi del 64%, indicatori che mostrano un generale aumento della capacità di generare profitti. Un’ampia maggioranza delle Top 100 (l’89%) aveva chiuso l’anno in utile, e di queste, il 66% aveva incrementato i propri profitti.
Infine, Fondazione Nord Est si interroga sulle potenziali ripercussioni dei dazi statunitensi, stimando un aumento dell’inflazione fino allo 0,3% e una crescita del Pil limitata allo 0,16% nel 2026, senza una risposta europea. Se, invece, l’Ue si facesse sentire, le previsioni darebbero un incremento dell’inflazione dello 0,45%, mentre la progressione del Pil si ridimensionerebbe allo 0,12%.

Da evidenziare che l’Italia ha il primato in Europa nell'impiego di robotica, non considerando i settori manifatturiero e automotive: un elemento da cui ripartire per cercare di migliorare la produttività.
Le imprese sul palco hanno poi discusso dei dazi. Cristina Scocchia, ceo di Illycaffè, ha raccontato la «tempesta perfetta» del mercato del caffè, tra il boom dei prezzi della materia prima del caffè verde negli ultimi tre anni (schizzato a 439 centesimi per libbra, raddoppiando due volte tra il 2022 e il 2024), ed ora l’introduzione dei dazi statunitensi.

«Illycaffè realizza il 20% del fatturato negli Stati Uniti, era il mercato che stava crescendo di più sha spiegato. - Soluzioni? Le ipotesi sono molte ma è ovvio che un’azienda debba ripensarsi. Un’opzione è declinare il proprio rischio-Paese in modo diverso, puntando quindi su più mercati».
Illycaffè nei 2024 ha visto i ricavi crescere del 6%, la profittabilità del 20% per il terzo anno consecutivo. Si riparte da casa propria: «L’Italia, per noi, rimane il mercato più sicuro ribadisce Scocchia - Abbiamo confermato i 120 milioni di investimenti e le 80 assunzioni a Trieste. E ne faremo altrettante. Continueremo anche negli Stati Uniti ma diversificando il rischio in Europa e aprendoci di più al Medio Oriente e all’Asia. Senza fiducia le autoprofezie (negative, ndr) si avverano».
In generale, anche l’agroalimentare italiano, la prima manifattura con 180 miliardi di euro, si trova a navigare in acque agitate a causa della guerra commerciale. Mauro Fanin, presidente di Cereal Docks, colosso vicentino degli ingredienti da semi oleosi e cereali per la produzione alimentare: «Dal 2012 al 2020 abbiamo avuto un momento di grande stabilità, poi è successo di tutto. Dobbiamo anche tener conto degli auto dazi che l’Europa si impone con le varie normative e che forse dall’anno prossimo i prezzi di materie prime che importiamo dalle Americhe potrebbero aumentare del 20%. Ormai siamo vaccinati con i costi energetici e delle materie prima, cerchiamo di diversificare i mercati di approvvigionamento e di destinazione».

Queste sono possibili soluzioni, ma Fanin esorta alla calma: «Un’azienda deve rimanere riflessiva, prendere decisioni immediate potrebbe non essere la soluzione giusta guardando a quali saranno i nuovi equilibri globali - aggiunge.

L'imprenditore si contraddistingue per il suo coraggio, dobbiamo guardare con gli occhi dell'ottimismo. Nei momenti di grandi criticità si trovano grandi opportunità».
Massimo Carraro, amministratore delegato di Morellato, delinea una strategia aziendale focalizzata sull’integrazione verticale come chiave per il futuro del settore della gioielleria (e non solo) in Europa.

«L’idea di integrazione verticale sarà rafforzata dalla prossima recessione, questa farà sì che il settore si consoliderà in Europa - chiosa Carraro - Abbiamo sempre considerato la dimensione come fattore importante per l’integrazione. Noi, compatibilmente con i vincoli finanziari, siamo pronti ad allargare il business model dell’integrazione verticale perché il consumatore è solo uno, non c’è più alcuna differenza tra online e offline».

Guardando al futuro, l’ad di Morellato rivela l’impegno dell'azienda nell'intelligenza artificiale, vedendo nel vasto patrimonio di dati sui consumatori un vantaggio competitivo, nonostante le sfide legate all'analisi e all'integrazione di tali informazioni.

«Oggi il vero problema nell’uso dei dati è che molte aziende non sanno come integrarli e analizzarli. Attenzione - ammonisce poi Carraro - che l’Intelligenza artificiale è molto energivora. E qual è il Paese europeo con i più alti costi dell’energia? L’Italia. Prima o poi bisogna mettere mano a questo problema che rischia di condizionare le scelte per il futuro non soltanto nell’industria pesante ma in tutti i settori, con il rischio di perdere lavori di qualità».

Al momento non viene toccato dai dazi di Trump il settore farmaceutico. Ma per gli Stati Uniti non sarà facile costruire da zero la produzione di molti principi attivi che oggi compra da oltreconfine: «I tempi per implementare questo genere di industria va dai quattro o ai cinque anni, non credo che verranno introdotti i dazi - dice Carlo Pizzocaro, presidente e ad di Fidia Farmaceutici.
E non credo che gli statunitensi siano in grado di sostenere l’aumento dei costi che ne verrebbe così come, se scoppia un’altra pandemia, è noto che dipendono completamente da Cina e India ad esempio per la penicillina. Intelligenza artificiale? L’abbiamo usata per la pianificazione ma non è detto che le persone di adattino, infatti per questa riorganizzazione abbiamo impiegato nuove risorse. Se non c’è formazione, non è banale fare una rivoluzione con l’intelligenza artificiale».

Si unisce all’appello a non vedere solo buio Maria Raffaella Caprioglio, presidente di Umana: «Nonostante un percepito calo di fiducia tra le aziende, che pur hanno dimostrato resilienza nelle crisi passate, è fondamentale infondere ottimismo e valorizzare il capitale umano», osserva, evidenziando l'importanza di «dare fiducia alle persone e serrare le fila» per raggiungere obiettivi comuni. Un focus particolare è rivolto ai giovani.

«Le aziende devono parlare di sé, sono i giovani a scegliere l'azienda. Per esempio con i bilanci di sostenibilità sono utili per trovare i propri punti di forza. Valorizziamoli per attirare i giovani che sono spesso in cerca del cambiamento, soprattutto a seguito della pandemia».

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