Top500 Treviso, la provincia aggancerà la ripresa puntando su tre pilastri: persone, sostenibilità e digitale
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TREVISO. Pronti ad agganciare una ripresa del Pil stimata a +5,4% nel 2021, nella Marca, ma con la spia rossa della solidità patrimoniale accesa per molte imprese. Sulla soglia tra un 2020 drammatico e un anno in corso che vuole essere quello della rinascita, almeno parziale, le incognite e le criticità ci sono ma vincono i segnali positivi. È quanto emerso ieri durante l’evento in live streaming “Top500”, che ha anticipato di un giorno l’uscita dell’inserto che trovate oggi con la Tribuna. Un’iniziativa della testata Nordest Economia promossa da Gedi Gruppo Editoriale e Pwc.
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I numeri
Contrazione del Pil pari al –9, 8% in provincia di Treviso, peggiore rispetto al –8, 9% nazionale stimato dall’Istat. Dall’altra parte, nella Marca è prevista nel 2021 una ripresa più rapida (+5,4%), rispetto al Paese nel suo complesso (+4,8%). Situazione simile dal punto di vista della produzione industriale: per la provincia di Treviso, le elaborazioni Prometeia-Ufficio Studi PwC stimano un calo del –12, 3% (in linea con il –12,2% nazionale), con la previsione di un recupero del +8,5% nel 2021 (anche in questo caso, perfettamente in linea con il dato nazionale).
La pandemia ha determinato una rapida e inaspettata contrazione degli scambi commerciali: la provincia di Treviso ha visto calare l’export del 10, 8%, ma anche in questo caso ci si aspetta una ripartenza: si prevede un recupero delle esportazioni nel 2021 del 6, 8%. Una botta terrificante, insomma, ma le imprese si stanno già rialzando. Con quali ferite, però?
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Patrimoni a rischio
I rischi sono l’altra faccia dell’opportunità. L’analisi sulla patrimonializzazione delle imprese trevigiane si basa sui numeri del 2019, «che vanno valutati per capire come le imprese sono arrivate ad affrontare la crisi del 2020», sottolinea Moreno Mancin, docente di economia a Ca’ Foscari.
La situazione attuale, dopo l’anno nero, è sicuramente peggiorata. «Le imprese che affrontano la crisi con meno rischi e più forza sono quelle meglio dotate dal punto di vista patrimoniale. Quelle trevigiane mostrano il quadro di una provincia in buona salute nel 2019, con un patrimonio netto cresciuto di oltre un miliardo di euro, e 1,2 miliardi di esposizione verso le banche, usati in buona parte per ridurre un’altra esposizione, quella verso i fornitori.
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Mediamente la situazione è buona, ma scavando emergono alcune criticità: due imprese su tre nel 2019 hanno esposizione a debito, il 46% con un indebitamento che supera il 40% dei ricavi, situazione potenzialmente rischiosa. Abbiamo circa l’8% con livello di indebitamento superiore a due in rapporto ai ricavi (41 casi). Il tempo medio di rientro del debito è superiore ai cinque anni, altro elemento di rischio potenziale. Però sono imprese che hanno un modello di business aggressivo, si tratta di un debito che comunque crea valore. Ma potrebbero aver subito impatti negativi nel 2020 dal Covid».
A essere più esposte «sono tendenzialmente imprese di piccole dimensione, con fatturato inferiore ai 50 milioni: è importante aiutarle a rafforzarsi patrimonialmente», sottolinea Mancin.
Gli investimenti
«Sugli investimenti ci sono due priorità – sottolinea Filippo Zagagnin, partner Pwc Italia – in primis il filone della sostenibilità che è il nuovo, vero paradigma, ci sono finanziatori che dedicano risorse esclusivamente a iniziative sostenibili. È un modo anche di pensare nuovi prodotti. Serve investire e curare la filiera, Treviso e il Nordest in generale hanno una naturale coesione, e questo potrà forse favorire il reshoring, riportare qui parte della produzione per controllarla meglio e da vicino, con un ruolo in particolare per le imprese top».
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