Tutte ammaccate, ma per scelta: Crash Baggage, le valigie di design pronte al grande salto

Da startup ad azienda capace di fatturare già due milioni di euro, ora l’obiettivo è quintuplicare in quattro anni: la creatura del giovane “imprenditore artista” veneziano Francesco Pavia

Fabio Poloni

VENEZIA. Da questi lunghi mesi di pandemia escono un po’  ammaccati. Ma per loro è quasi una ragione di vita, uno stile: per questo Crash Baggage, marchio veneziano delle valigie di design “già ammaccate”, è pronto a riprendere il filo di una crescita esponenziale, che dalla nascita nel 2014 aveva portato a due milioni di euro di fatturato nel 2019. Obiettivo: dieci milioni entro quattro anni.

È la storia di una startup pensata da un ragazzo cresciuto a pane e valigie: Francesco Pavia, oggi trentunenne. «Mio padre ha lavorato per Roncato e Ghepard nelle direzioni commerciali e produzione, è con lui che nel 2013 abbiamo deciso di mettere in pratica l’idea che avevo in testa da un paio d’anni: perché, in un panorama della valigeria che consideravo banale, non pensare a un aggancio con la moda, con il design?». Tutto è iniziato così, con un’intuizione ulteriore: «Vedevo che la gente si infuriava se si trovava la valigia ammaccata dopo un viaggio – racconta Pavia – ho cercato di tramutare quella emotività strana in qualcosa d’altro». Da lì i primi esperimenti con le ammaccature prima sugli angoli, poi sul corpo della valigia, prodotte scaldandole in maniera artigianale, a mano, con il phon, e colpendole a martellate.

L’estetica del prodotto, secondo Pavia, «parlava da sola», raccontando originalità e un vero modo di interpretare il viaggio: «Crediamo che le cosa migliore che si possa fare sia lasciarsi travolgere dagli imprevisti, perché le storie più belle sono sempre legate a qualcosa che non ci si aspetta». Andava ripensata anche la distribuzione: «È un prodotto che devo comprare perché mi piace, non perché mi serve una valigia», dice Pavia.

Crash Baggage è stata presentata al Pitti nel 2013, e il fatturato ha toccato i 400 mila euro già il primo anno, per quasi raddoppiare il secondo e poi continuare con tassi di crescita fra il 15 e il 30 per cento l’anno: nel 2019 si sono sfiorati i due milioni. Poi, però, il Covid. «Per fortuna la struttura aziendale e finanziaria è snella, il calo di fatturato non ha creato contraccolpi – spiega Pavia – abbiamo approfittato per mettere ordine, pensare a sviluppare nuovi prodotti e acquistare una nuova sede, a Mirano, che inaugureremo nei prossimi mesi».

Crash Baggage è anche diventata comproprietaria del brevetto “Lunar” per le ruote delle valigie, più leggere e silenziose grazie a una tecnologia che sfrutta l’interno ad aria. L’obiettivo, ora, è di prendere la ripresa per le corna, insistendo su una fascia di mercato medio-alta e cavalcando soprattutto le aree geografiche che già in questi primi anni hanno dato frutti, Cina e Russia in primis. Canali digitali, un retail che agganci moda e design più che la valigeria tradizionale, nuovi prodotti che vanno dagli zaini ai mini-case. Prospettive di crescita? «Nel 2022 l’obiettivo sono tre milioni di fatturato, ma crediamo di poter arrivare a dieci entro tre-quattro anni», dice Pavia. Aperture di capitale per crescere? «Vediamo intanto in Cina, per crescere lì, forse sì». 

Francesco Pavia
Francesco Pavia

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