Unox, a gennaio lo sbarco negli Usa poi il via all’Innovation Centre
Inaugurato nello stabilimento di Velex il nuovo polo dedicato al team Race UP dell'Università di Padova

Studio e innovazione, dritti verso il futuro puntando sull'elettrico, moderno, efficiente e sostenibile. Queste le caratteristiche salienti del progetto che ha aperto ufficialmente i battenti ieri pomeriggio all'interno della ditta Velex, del gruppo Unox, a Vigodarzere.
L'università di Padova ha ottenuto in comodato d'uso gratuito una porzione di capanne annesso all'azienda, che servirà da laboratorio di progettazione e realizzazione delle auto del Race UP, il team di Formula SAE dell'ateneo patavino.
Il gruppo composto da una cinquantina tra laureandi e docenti, ogni anno concepisce e produce da zero due vetture, una totalmente elettrica e l'altra a combustione interna, che possano competere con quelle provenienti dalle migliori università di tutto il mondo nella Formula SAE, un contest automobilistico di livello internazionale.
E gli universitari padovani, coordinati nel progetto dal docente ingegner Giovanni Meneghetti e dall'ingegner Stefania Bruschi, direttore del dipartimento di Ingegneria industriale, sono talmente bravi che lo scorso agosto con la macchina a combustione interna MG 18.23, diciottesimo prototipo progettato e costruito dal Race Up team, hanno vinto sul circuito di Hungaroring vicino a Budapest la competizione Formula Student EAST.
Ora avranno una sede a Vigodarzere in cui progettare e realizzare le vetture da corsa, contando sulla componentistica elettronica, le schede elettriche e a volte anche le stampe in 3D tutte prodotte da Velex.
«Abbiamo scelto di supportare già dal 2019 l'università di Padova» dice il presidente di Unox, Enrico Franzolin, «perché crediamo nell'innovazione, nel migliorarsi costantemente e perché i ragazzi sono hanno una vivacità e una freschezza che è giusto coltivare. Inoltre crediamo molto nel concetto dell'elettrico puntando alle emissioni zero nelle nostre filiali e utilizzando auto aziendali elettriche, perché con i cambiamenti climatici in corso ognuno di noi deve farsi carico del problema».
E Franzolin e il gruppo Unox amano le sfide e non si tirano indietro e nella difficile congiuntura attuale riescono ad incrementare i fatturati e a puntare su una nuova sfida: la nuova sede negli Stati Uniti.
«Nonostante un rallentamento dei mercati dovuto all'aumento dei tassi di interesse» annuncia Franzolin «quest'anno ci assestiamo su 300 milioni di euro di fatturato, comunque in crescita.
Pronto ormai a lanciarci nel mercato statunitense: i 6mila metri quadrati di struttura situata nel North Carolina sono già edificati e, secondo i piani di sviluppo, se ne aggiungeranno altri cinquemila circa. I primi macchinari sono già stati spediti e contiamo di cominciare con la produzione "made in Usa" da gennaio. Il mercato statunitense assorbe da solo il 50% delle attrezzature alberghiere, quindi gli americani acquistano in grandi quantità: ma la scelta di avviare una sede in loco è dettata dalla volontà di entrare negli appalti pubblici locali che, per legge, sono aperti soltanto a prodotti realizzati su suolo statunitense».
Procede anche in Italia l'altro ambizioso progetto: la Unox City, l'Innovation Centre che ospiterà produzione e logistica, ricerca e sviluppo, aree relax e pausa pranzo, nell'espansione della zona industriale di Cadoneghe. «Terminata la prima struttura» conclude il presidente «abbiamo iniziato l'edificazione della seconda. Per giugno contiamo di concludere la costruzione e completare tutto per la fine del prossimo anno».
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