Va fermata la fuga delle imprese, oltre che dei cervelli
TREVISO - Emigrano i cervelli ed emigrano le imprese più dinamiche.
Anche la Marca Trevigiana è interessata dal fenomeno.
E’ il caso della pluripremiata start up trevigiana, Hbi, che trasforma lo scarto biodegradabile in energia, trasferitasi in Trentino per assicurarsi un futuro, in un territorio che fornisce, non a parole ma realmente, i supporti di cui necessita per continuare a crescere.
«È sconsolante vedere che l’entusiasmo, la vivacità, le buone idee, l’intelligenza scelgano di trasferirsi altrove per trovare respiro, per decollare e volare. La mancanza di attrattività di un territorio è lo specchio dell’assenza di politiche che incoraggino chi ha una vocazione all’autoimprenditorialità. È a dir poco frustrante ricordare a neoimprenditori che il carico fiscale e previdenziale al quale dovranno sottostare non scenderà sotto la soglia del 40% del reddito, anche applicando la ridottissima tassazione forfettaria del 15%».
A dirlo è Vendemiano Sartor, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana.
«Non caso a Treviso la perdita del comparto artigiano al 30 giugno è di circa 300 imprese rispetto all’analogo periodo del 2016 - prosegue Sartor -. Per questo ho chiesto al presidente nazionale di Confartigianato di appoggiare nelle sedi competenti una specifica proposta per i giovani che avviano un’attività sino a 35 anni d’età. La richiesta è di totale esenzione da imposte fiscali e previdenziali per primi due anni di vita di un’impresa, del dimezzamento delle imposte nel terzo anno per allinearsi a partire dal quarto al regime esistente. Inoltre l’estensione dell’applicazione delle riduzioni fiscali agli imprenditori che dalla soglia media dei 30mila euro, attualmente prevista, arrivino al 100mila euro di ricavi includendo anche le società di persone, tendenzialmente escluse da questi provvedimenti».
Il carico previdenziale per le neoimprese «pari a circa il 27%, incide significativamente sull’equilibrio finanziario - ricorda il presidente degli artigiani -. Gli impavidi che avviano un’attività si devono barcamenare tra le difficoltà di reperire risorse e la certezza di dover destinare a previdenza e tassazione parte del loro reddito, privi della possibilità di reinvestirlo nel loro progetto, nella loro impresa».
«Confartigianato si impegnerebbe ad accompagnare le imprese nel loro percorso di consolidamento - prosegue Sartor -. In questi giorni il dibattito politico è stato incentrato a ricercare delle soluzioni per garantire ai giovani un futuro nella riduttiva accezione che la soluzione occupazionale sia quella meramente subordinata. È insufficiente continuare a proporre alle imprese incentivi temporanei per l’assunzione di giovani sino a 35 anni quando con il Job Acts si è consolidato il quasi totale abbattimento del costo del lavoro tramite assunzioni con l’apprendistato, per definizione rivolto ai giovani. Bisogna investire sul lavoro autonomo, sulle nuove imprese che sono le fucine di posti di lavoro».
«Favorire occupazione significa anche individuare dei modelli che favoriscano la staffetta tra pensionandi e nuove leve agendo sull’incentivazione degli anticipi pensionistici in presenza del subentro di una nuovo lavoratore, dipendente o autonomo. Si tutelerebbe in tal modo la continuità imprenditoriale e si darebbe continuità alla ricchezza che un’impresa genera nel territorio in cui opera. L’innovatività sarebbe garantita dall’innesto di nuove figure» conclude il presidente di Confartigianato Marca Trevigiana..
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