Veronamercato, crocevia dei prodotti agroalimentari: cento aziende al lavoro per mezzo miliardo di fatturato

Veronamercato è il primo mercato all’ingrosso del Nordest e il terzo a livello nazionale, dopo Roma e Milano. Movimenta 430mila tonnellate all’anno di prodotto, soprattutto frutta e verdura, ma anche pesce, che qui arriva da tutto il mondo e riparte per tutto il nord Italia.

Edoardo Bus

VERONA. Vent’anni fa Veronamercato SpA, il più grande mercato all’ingrosso dell’intero nordest, lasciava le Gallerie Mercatali di fronte alla Fiera di Verona per insediarsi alla periferia sud est della città, in via Sommacampagna.

«Un trasferimento compiuto in soli tre giorni – racconta il direttore generale di allora e di oggi Paolo Merci – ed all’inizio osteggiato, perché ci si allontanava dal centro cittadino, ma in breve tempo molto apprezzato dagli operatori per la facilità di movimento e parcheggio ed una logistica eccezionale».

In effetti questa enorme area da 550mila metri quadrati di superficie è vicinissima ad autostrade, tangenziali e all’interporto più grande a livello continentale, quel Quadrante Europa di cui si appresta anche a sfruttare i nuovi binari ferroviari interni lunghi un chilometro, che possono quindi far sostare treni da 750 metri e quindi movimentare merci.

E di merce da movimentare Veronamercato ne ha davvero tanta, 430mila tonnellate all’anno di prodotto, soprattutto frutta e verdura, ma anche pesce, che qui arriva da tutto il mondo e riparte per tutto il nord Italia.

«Ma il grosso del nostro business, almeno il 50% lo dobbiamo al prodotto ortofrutticolo meridionale – racconta Merci – che è molto apprezzato dai nostri clienti, che vanno dai supermercati ai ristoratori, dai fruttivendoli agli ambulanti».

Il mercato all’ingrosso apre per due ore al giorno (dalle 9 alle 11) anche alle famiglie, ma sono una minima parte di quei 1900 operatori che ogni giorno, per circa 300 giorni all’anno, si affannano tra merce da valutare, scegliere e comprare, dai kiwi alle pesche, dalle mele alla frutta esotica.

 A cavallo tra il novecento ed il duemila in meno di cinque anni si è passati dalla progettazione alla realizzazione e apertura di una struttura nuova ed efficiente.

«Un investimento pubblico riuscito meravigliosamente bene – si entusiasma Merci – tanto che oggi un’unica società si occupa di tutto, dalla logistica alla gestione di un centro agroalimentare di interesse nazionale ed internazionale, con quasi mezzo miliardo di fatturato per oltre cento aziende che qui lavorano».

Aziende come la “VRM” che si occupa di prodotto ittico e spedisce alla grande distribuzione in tutto il nord Italia, riconoscendo a Verona Mercato le tariffe di ingresso e affitto spazi.

Verona Mercato ha un fatturato di “soli” sette milioni e 22 dipendenti, ma è comunque un punto di riferimento e “prima scelta” per tutto il nord est ed il terzo mercato all’ingrosso nazionale dopo Roma e Milano.

Il futuro è roseo per Veronamercato (controllata dal Comune di Verona al 75%), con lo sviluppo dell’alta velocità/alta capacità ferroviaria sull’asse nord sud, l’accordo con l’azienda energetica locale AGSM AIM per nuovi impianti fotovoltaici destinati a garantire l’autosufficienza energetica, una nuova struttura per la logistica da 30mila metri quadrati grazie ad un investimento da venti milioni di euro, due nuove grandi celle frigorifere inserite nelle testate di carico nord e sud, l’appartenenza alla rete di Italmercati che, grazie anche ad un accordo con Sinloc, consentirà di intercettare ed investire le risorse del PNRR a favore di intermodalità e digitalizzazione.

Inoltre, anche grazie all’impegno del presidente Michele Gruppo, si è intensificato ed intensificherà il rapporto tra Veronamercato e Consorzio ZAI, l’ente regolamentatore degli insediamenti produttivi nel Quadrante Europa, dove ogni anno vengono movimentati 13500 treni intermodali di merce non food.

Infine, da sottolineare l’attenzione alla sostenibilità sociale, dove  Veromamercato è attiva anche grazie al progetto Rebus/Rete Solidale, attuato con le Acli di Verona.

Il progetto permette di “rimettere in gioco” settecento tonnellate annue di prodotto sano ma fuori standard rispetto alle richieste degli operatori e garantire quindi prodotto fresco alle realtà del volontariato scaligero.

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