Nuovo impianto per il vetro piano: Sisecam investe ancora in Fvg
L’annuncio del ceo del colosso turco Elverici ieri a Venezia: «A San Giorgio di Nogaro investiremo 20 milioni di euro»

Il colosso turco del vetro Sisecam scommette ancora sul Friuli. Dopo aver acquisito per 90 milioni di euro lo stabilimento a San Giorgio di Norgaro, nel 2005, ora si prepara a investire ulteriori 20 milioni per installare una nuova linea di laminazione del vetro. «Sarà tra le più grandi d’Europa» ha annunciato ieri Görkem Elverici, Ceo della compagnia, a margine della 39ª edizione dell’International Glass Conference ospitata per la prima volta fuori dalla Turchia, a Venezia, nella cornice dell’Hilton Molino Stucky alla Giudecca. Un appuntamento che ha richiamato sull’isola oltre 200 tra addetti ai lavori e accademici di livello internazionale, chiamati a confrontarsi sul futuro del vetro.
«Abbiamo scelto Venezia perché è la capitale del vetro artistico – ha spiegato il manager – e perché si trova a breve distanza dai nostri siti produttivi a Nord Est». Un omaggio alla Serenissima e uno a San Giorgio di Norgaro e San Vito al Tagliamento, dove nel 2022 Sisecam ha rilevato la Refel, uno dei principali produttori mondiali di materiali refrattari, nell’ottica di accorciare la sua catena di approvvigionamento. Due realtà alle quali si aggiunge uno stabilimento a Manfredonia, acquisito nel 2022.
Insieme, le tre valgono 200 milioni di ricavi sui 5,4 miliardi di euro di turnover del 2024, un valore in significativa contrazione rispetto all’anno precedente, quando il fatturato di gruppo si era attestato a 6 miliardi. “Colpa” del ciclo negativo del vetro, ha spiegato il Ceo, ricordando che «da circa la metà del 2021 al secondo trimestre del 2023 il settore ha attraversato un ciclo ascendente. Ora si trova invece nella fase calante».
Niente di strano, ha fatto capire, non fosse per le diverse variabili in campo: dal costo dell’energia all’inflazione alle incertezze legate alla guerra commerciale. Tra queste, Elverici ha evidenziato in particolare l’elevato onere che le aziende patiscono nel nostro Paese. «Considerate che a fronte di 200 milioni di ricavi, in Italia la nostra bolletta pesa per 70 milioni di euro». Nonostante queste, i progetti sul Belpaese e in particolare sul Friuli vanno avanti, con dead line 2026.
A oggi infatti lo stabilimento di San Giorgio di Nogaro è interessato da un rallentamento della produzione, dovuto al calo di commesse e alla necessità di riequilibrare temporaneamente la produzione del gruppo in Europa. Per far fronte alla situazione Sisecam ha chiesto tre mesi di cassa integrazione ordinaria per 114 dei circa 140 dipendenti a libro paga del sito produttivo e ha previsto di sfruttare l’occasione per effettuare delle manutenzioni sull’impianto di produzione, dal quale ogni anno vengono sfornate 220 mila tonnellate di vetri piani sulle 400 mila totali prodotte in Italia. A questi si aggiungono 6 milioni di metri quadrati di vetro rivestito e circa 9 milioni di vetro stratificato, 9 mila tonnellate di prodotti chimici al cromo e 6 mila tonnellate di materiali refrattari.
Al netto degli investimenti previsti in Italia, che prenderanno il via nei prossimi tre, quattro mesi, per concludersi come detto entro l’inizio del 2026, ieri il Ceo è più volte tornato sul tema energetico, lasciando intendere che la sostenibilità economica del settore dipende in larga misura dal costo dell’energia.
«Vorremmo investire in più fonti di energia verde, ma è necessario un meccanismo di incentivazione, perché nessuna azienda può sobbarcarsi questi maxi investimenti da sola. Ne va della competitività non solo del settore del vetro, ma anche di quella del cemento e di quella siderurgica ad esempio. Di questo stiamo parlando sia con le istituzioni italiane che con quelle europee» ha fatto sapere ancora Elverici che tornando all’attualità ha detto d’intravvedere, in questi primi mesi del 2025, qualche timido segnale di ripresa sul mercato Europeo. Se il trend si confermerà? «Mi piacerebbe poterlo dire» conclude, chiamando in causa l’incertezza globale derivante dalla ribollente situazione internazionale e dall’effetto dei futuri dazi Usa. «Dobbiamo sederci, capire e poi, se necessario, riottimizzare il modo in cui gestiamo l’attività».
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