Viaggio in Zignago, da rottame a bottiglia nuova: ecco la seconda vita del vetro

La seconda vita del vetro comincia esattamente dove noi pensiamo che finisca, cioè nella campana per la raccolta differenziata dei rifiuti, dove ogni giorno buttiamo distrattamente bottiglie vuote, vasetti alimentari o contenitori. In questo viaggio a Nordest, organizzato da Coreve, il racconto di come rinasce il vetro.
Il Friuli Venezia Giulia è leader nel riciclo industriale del vetro grazie alla Julia Vitrum, azienda attiva dal settembre 2021 e insediata nella zona industriale di Ponterosso a San Vito al Tagliamento. Un impianto gioiello, l’ultimo e più moderno del suo genere realizzato in Europa, che riceve ogni giorno mille tonnellate di rottame di vetro e lavora 24 ore su 24 con 45 dipendenti, 35 addetti alla linea produttiva e 10 amministrativi.
«I consulenti del governo francese - racconta con orgoglio il presidente della società Guido Amato - sono venuti a studiare il nostro sistema di separazione del vetro colorato da quello bianco che qui pratichiamo. E da ciò che ho intuito, seguiranno la strada che abbiamo tracciato, sono molto interessati alla nostra tecnologia».
La Julia Vitrum è una joint venture la cui composizione societaria è formata per il 40% dalla Owens Illinois Italia e dalla Zignago Vetro e per il restante 20% da Friulia. Nel piazzale della fabbrica arrivano 35 Tir al giorno, ognuno con il suo carico di 30 tonnellate di vetro, raccolto tra Friuli e Veneto orientale. I ritmi sono frenetici: entrano 2 grandi camion all’ora, l’intero processo produttivo - cioè ridare nuova vita al rottame trasformandolo in vetro riutilizzabile per qualsiasi uso - dura 50 minuti, il tempo di una lezione di inglese o matematica al liceo.

«Su 30 tonnellate (ogni tonnellata viene pagata 150 euro) che arrivano qua con i Tir - racconta il direttore operativo Dario Lorenzon - ciò che vetro non è, rappresenta più o meno il 10% del carico, vale a dire circa 3 tonnellate».
E qui viene il bello. Perché per separare tutto lo scarto da ciò che è vetro, si applica un procedimento altamente sofisticato che prevede un solo intervento dell’uomo, per la precisione di due operatori che lavorano due ore con una pausa di mezz’ora, che hanno il compito di dividere dal vetro ogni altro elemento visibile (alluminio, ceramica, plastica e quant’altro). Per il resto tutto è automatizzato.
Il percorso verso il riciclo nasce negli impianti di trattamento che trasformano i rifiuti di imballaggio in vetro nella cosiddetta Mps (Materia prima seconda), il rottame reso idoneo a essere riciclato nei forni fusori delle vetrerie per la produzione di nuovi contenitori in vetro (bottiglie e vasetti). Attraverso un processo che usa macchine di selezione degli inquinanti (tutti i materiali diversi dal vetro da imballaggio) sempre più sofisticate e passaggi ripetitivi, frammenti sempre più piccoli di materiali estranei sono oggi individuati e scartati, consentendo così il recupero di frazioni di materiale fine che fino a pochi anni fa erano destinate allo smaltimento.

La tecnologia dell’impianto di Julia Vitrum permette di selezionare i materiali inquinanti, come il cristallo, la ceramica e il vetro borosilicato, di dimensioni via via minori (attualmente fino a 4 millimetri di diametro). La frazione fine, costituita dai frammenti di vetro più piccoli, dalla quale non è possibile rimuovere gli inquinanti, può essere parzialmente recuperata a certe condizioni.
Nel piazzale, accanto alla torre alta 35 metri, il risultato del processo: montagne di vetro colorato, chiaro o color ambra pronte al riutilizzo e destinato alle vetrerie, in primis alla Zignago Group di Fossalta di Portogruaro, dove lavorano circa 500 dipendenti e vengono prodotti contenitori in vetro (bottiglie di tutte le forme e dimensioni, ma anche vasetti per alimentari e per omogeneizzati) a ciclo continuo.
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