A Vinitaly 4 mila aziende e compratori da 140 Paesi. Ma c’è l’incubo delle tariffe

Bricolo (VeronaFiere): scenario complesso, bisogna potenziare la promozione. Zoppas (Ice): restiamo prudenti, non inneschiamo conflitti doganali

Maurizio Cescon

 

Quattromila aziende vinicole e spazi espositivi - 18 padiglioni - esauriti. Le premesse per un Vinitaly da ricordare, edizione numero 57 dal 6 al 9 aprile in Fiera a Verona - ci sarebbero tutte. Ma su quella che è tra le più importanti rassegne enologiche del mondo incombe, come una spada di Damocle, l’incubo dei possibili dazi sul vino (e sul resto dell’agroalimentare) promessi dal presidente americano Donald Trump.

La data scelta per il redde rationem anti Europa è il 2 aprile, semprechè il potente inquilino della Casa Bianca non cambi idea, quantomeno sui tempi. Di tutto ciò ovviamente si è parlato ieri a Roma nel corso della presentazione ufficiale della manifestazione, presenti il ministro delle Politiche agricole Francesco Lollobrigida, il presidente dell’Ice Matteo Zoppas e i vertici di Veronafiere, il presidente Federico Bricolo e l’ad Maurizio Danese.

Tema Dazi tra timori e prudenza

«I dazi sono un’arma a doppio taglio. Colpiranno i nostri prodotti agroalimentari, ma faranno molto male anche ai consumatori americani che, a causa di prezzi proibitivi, non potranno più acquistare le nostre eccellenze», aveva ammonito l’altro giorno il presidente del Veneto Luca Zaia. E ieri le prese di posizione sul tema, nell’ambito della presentazione di Vinitaly, sono state tante. «Il Prosecco è un grande elemento del nostro export, tanto è vero che negli ultimi mesi ha toccato dei numeri mai registrati prima - ha sottolineato il ministro Lollobrigida - . Prendiamo atto anche di questo momento di stop degli ordini dagli Stati Uniti, ma prendiamo anche atto dei 5 mesi precedenti in cui sull’allarme dazi c’è stato un incremento degli ordini talmente elevato che compensa anche qualche ritardo di questi giorni. Ovviamente noi ci auguriamo che il mercato una volta superato l’allarme dazi, come noi speriamo, ricominci a fluire in maniera egregia».

Predica cautela il presidente Ice Zoppas. «Nessuno sa oggi, se non l’amministrazione americana, quali siano gli intenti a proposito dei dazi. Ci sono molti proclami che non si sa dove porteranno. Noi non siamo seduti ai tavoli della negoziazione e non conosciamo risvolti futuri. L’invito è alla prudenza, a evitare un’escalation che può solo peggiorare le cose. Questo non significa sottovalutare l’impatto di eventuali tariffe, ma occorre evitare che con esse si inneschi una guerra. Quello che possiamo e dobbiamo fare è cercare assieme a tutti gli agenti del sistema Paese di lavorare per trovare soluzioni che compensino eventuali effetti dei dazi».

«In questi anni abbiamo lavorato intensamente con le istituzioni per ampliare la promozione a supporto della competitività del settore - ha dichiarato Bricolo - . Oggi Vinitaly rappresenta l’aggregatore naturale del vino italiano sui principali mercati target. Un posizionamento che intendiamo rafforzare mettendo a disposizione delle imprese il nostro know how, per sostenerle nelle sfide derivanti dal complesso scenario attuale».

Le cifre della kermesse

Vinitaly dunque guarda oltre le barriere commerciali e per la sua 57esima edizione si presenta con circa 4 mila aziende (800 dal Nord Est), confermandosi baricentro e termometro del vino italiano. Nei 18 padiglioni della manifestazione (tra fissi e tensostrutture) attesi operatori dall’Italia e da 140 nazioni. In particolare, si punta a confermare il contingente di 30 mila buyer (1.200 i top buyer) della domanda internazionale, Stati Uniti compresi, per quella che è la più grande agenda business del Made in Italy enologico.

Tra gli obiettivi che caratterizzano le iniziative messe in campo da Veronafiere si consolidano quelli della promozione e dell’export mentre punta a crescere ulteriormente il palinsesto dei contenuti, con Vinitaly che evolve da osservatore delle tendenze a incubatore delle stesse.

 

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