Wall Street guarda a Nord Est: «Qui opportunità di crescita»

Le aule del campus economico dell’Università Ca’ Foscari hanno ospitato l’incontro “Un percorso verso i mercati capitali Usa per le Pmi italiane”, organizzato dalla società di consulenza 3Dots Capital Advisory, VenISIA e Venice School of Management

Pietro Urbani

Le aziende del Nord Est e Wall Street. Le aule del campus economico dell’Università Ca’ Foscari hanno ospitato ieri l’incontro “Un percorso verso i mercati capitali Usa per le Pmi italiane”, organizzato dalla società di consulenza 3Dots Capital Advisory, VenISIA e Venice School of Management di Ca’ Foscari.

Nasdaq, la società che gestisce il mercato di riferimento per il settore tech degli Stati Uniti, ha infatti incontrato i rappresentanti di 128 aziende venete, tra cui sono state citate Zero e VeneVision, che hanno manifestato interesse a capire come entrare nei mercati azionari d’oltreoceano, soprattutto in prospettiva del mutamento dell’opportunità di crescita in America a partire dal 2025 con l’insediamento a Capitol Hill di Donald Trump. «Il nostro primo obiettivo è formare le compagnie italiane che lavorano in settori innovativi come il bio-tech» spiega il fondatore e presidente di 3Dots, Todd Heinzl. «L’interesse di queste imprese è sì raccogliere capitali, ma allo stesso tempo posizionare i brand fuori dai confini nazionali. Stiamo lavorando con circa dodici aziende, di cui cinque hanno firmato per iniziare il percorso di quotazione a Wall Street» prosegue, «e due vogliono approcciare il percorso in America pur essendo già quotate in Italia. Nessuna di queste è veneta, ma le aspettative sono positive».

Il prerequisito per le imprese che vogliono intraprendere questo percorso con 3Dots è produrre un fatturato compreso tra i 50 milioni e i 500 milioni. Difficilmente si fanno eccezioni, salvo per le compagnie considerate «solide e con un buon management. Non è il peso di un’azienda a contare, ma la capacità di crescita e l’impegno per arrivare a risultati importanti. Allo stesso tempo bisogna però capire come interagire con il nuovo mercato, cioè attraverso non solo con gli investitori, ma anche i media, appoggiandosi a chi è in grado di lavorare con i social», aggiunge Heinzl.

«L’Italia ha un ecosistema economico fragile, tanto che solo cinquecento società sono quotate in borsa», spiega Riccardo Maria Monti, presidente di Triboo, azienda e-commerce con sede a Milano, «una compagnia vuole quotarsi per tanti motivi: intanto per accumulare più capitali, per fare un processo di crescita e per usare la carta per fare acquisizione, cosa molto spesso sottovalutata. L’Italia è un’economia importante e ha solo due aziende quotate al Nasdaq. La borsa italiana capitalizza il 40 per cento del prodotto interno lordo, perché il nostro sistema è molto bancocentrico. Nasdaq invece può essere una grande opportunità perché è un mercato libero». —

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