WeDo, la holding dell’arredo, punta ai 200 milioni di ricavi. «Pronti per il mercato dei capitali»
Il gruppo composto da 8 aziende del Nordest, ha archiviato il ‘21 con un fatturato di 164,4 milioni, +34% sul 2020. Il presidente Olivi: «Ora guardiamo al contract e pianifichiamo l’internazionalizzazione»
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PADOVA. We.Do holding, società che controlla otto aziende attive nei settori della casa, dell’ufficio e dell’healthcare, di cui quattro nel pordenonese, tre in Veneto e una in Trentino Alto Adige, dopo aver archiviato il ’21 con ricavi record per 164,4 milioni di euro, +34% sul 2020, un Ebitda di 13,2 milioni e un utile consolidato di 4 milioni, guarda a nuove acquisizioni, pianifica l’apertura al mercato dei capitali, e avvia due nuove divisioni per l’“interior design” e il “design to build”.

Grazie ai risultati raggiunti We.Do ha superato le aspettative di budget previste e punta ora a un ulteriore rafforzamento sul mercato europeo in particolare nel settore contract e operando come general contractor. Grazie alla sinergia tra i brand del gruppo (Dvo, Frezza, Mis Medical, Arrital, Copatlife, Doimo Cucine a cui si è sommata lo scorso anno Rotaliana, azienda trentina del settore dell’illuminazione, e il marchio Busnelli) We.Do intende rafforzarsi nelle forniture di arredamento complete nel settore residenziale operando tramite contract anche su progetti per comunità residenziali. È un settore di particolare interesse e di grande espansione in cui WeDo si proporrà agli investitori nel settore Real Estate gestendo per loro commesse di grandi dimensioni. We.Do è infatti in grado di curare tutti gli aspetti del design di interni sin dalla costruzione dell’edificio per poi giungere alla fornitura di arredamenti personalizzati e su misura, e in prospettiva alla cura delle finiture e degli involucri degli edifici.
Inoltre l’obiettivo dei 200 milioni di ricavi «a perimetro corrente, è all’orizzonte» spiega Andrea Olivi, presidente di We.Do, e questo fa scattare un’altra tappa del percorso «che è l’apertura al mercato dei capitali».
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Borsa? «È una delle possibilità - risponde Olivi - ma non la sola. Quel che è certo è che un rafforzamento del capitale è una delle condizioni per l’internazionalizzazione che deve anche essere all’insegna della sostenibilità, che è uno dei driver di sviluppo fondamentali del nostro gruppo».
We.Do ha anche definito un nuovo piano industriale 2022-25 «che prevede investimenti per 50 milioni di euro» da destinare anche a nuove acquisizioni per completare la gamma di prodotti e servizi offerti.
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