Würth Italia punta sulle competenze dell’esercito per contrastare la carenza di personale qualificato

BOLZANO. La carenza di personale qualificato è un problema che grava sulle spalle di molte aziende, soprattutto quelle ad alta vocazione tecnologica e innovativa.
Anche in Alto Adige il tessuto imprenditoriale deve fare i conti con questa sfida da vincere, diventata ancor più complicata nel periodo post Covid e fondamentale nell’era dei rincari delle materie prime.
Il territorio può vantare ottimi risultati economici e il prezioso lavoro dei collaboratori permette all’industria altoatesina di avere una produttività in linea con quelle delle più avanzate regioni europee. Ma la cronica mancanza di personale specializzato (specie quello legato al mondo delle scienze informatiche, fisiche e chimiche) rimane e rischia di gravare sulla futura attrattività dell’economia locale.
E quindi se i metodi di ricerca di nuovi dipendenti non funzionano bisogna sapersi reinventare e guardare altrove. Come ha fatto ad esempio Würth Italia, leader mondiale nella distribuzione di prodotti e sistemi per il fissaggio ed il montaggio con sede a Egna, che ha avuto un’intuizione: sbirciare all’interno dei database dell’Esercito italiano andando a pescare gli alpini in congedo con le migliori soft skills che possono fare al caso loro reinserendoli in un contesto lavorativo nuovo.
Sono molti, infatti, gli uomini e le donne che dopo un lungo periodo di attività militare si ritirano per iniziare una nuova vita in ambito civile. Ed è qui che si inserisce l’accordo strategico sottoscritto tra l’azienda e il Ministero della Difesa, per agevolare la ricollocazione nel mondo del lavoro degli alpini in congedo del Comando Bolzano.
Una convenzione che prevede un vero e proprio matching occupazionale per ricercare tutti i punti di contatto tra i bisogni dell’azienda e le capacità - in questo caso ad alta vocazione tecnica - dei militari.
L’accordo punta a creare un ponte tra domanda e offerta nell’interesse del sistema imprenditoriale, sostenendo e agevolando il reperimento sul mercato del lavoro di risorse umane qualificate, attraverso l’utilizzo di strumenti d’indirizzo, informazione e formazione, idonei a superarne eventuali difficoltà: “In Würth, ci impegniamo da sempre per favorire la valorizzazione dei percorsi formativi dei nostri collaboratori e l’implementazione di soluzioni innovative per la ricerca di nuove risorse – precisa Lucia Simonato, HR Director di Würth italia -. Grazie alle competenze acquisite durante il percorso militare, i giovani ragazzi delle Forze Armate potranno inserirsi perfettamente nel contesto lavorativo stimolante messo a disposizione dalla nostra azienda”.
Un database delle competenze
Nel dettaglio, il Commando delle Truppe Alpine di Bolzano metterà a disposizione dell’azienda la propria banca dati “SilDifesa”, il software tramite la quale vengono gestiti ed assistiti le migliaia di militari congedati iscritti al progetto “Sbocchi Occupazionali” del Ministero Difesa.
Würth Italia, che assume ogni anno circa 400 nuovi dipendenti tra tutte le filiali, ripone grossa fiducia nelle competenze apprese dai militari durante gli anni di servizio, soprattutto a livello tecnico, organizzativo, comportamentale e operativo. “Cerchiamo soprattutto profili che possano inserirsi nell’ambito della logistica e del mondo tecnico-commerciale, e che possano interfacciarsi con il panorama dell’artigianato”, prosegue Simonato.
Mancanza di manodopera qualificata
Negli anni l’Alto Adige è diventato conosciuto per l’alta qualità della vita e come splendida destinazione turistica. Una spinta va data però anche nel far conoscere il sistema innovativo che si nasconde dietro molte imprese orientate ai mercati internazionali.
Queste offrono posti di lavoro altamente qualificati, sicuri e ben retribuiti, motivo per cui servono misure di promozione per far conoscere anche fuori provincia le tante opportunità di carriera esistenti. Secondo i dati diffusi dall'Ufficio provinciale Osservazione mercato del lavoro, entro il 2031 in Alto Adige è prevista una mancanza di manodopera tra 27.000 e 46.000 persone.
Una stima che si appoggia sull’inevitabile cambiamento demografico e che spinge l’intero sistema economico ad agire: "Se c'è una carenza di manodopera, questo minaccia la nostra crescita economica e la prosperità che abbiamo raggiunto a lungo termine. La carenza di manodopera è quindi una delle maggiori sfide per il nostro futuro, indipendentemente dalla pandemia", precisa Philipp Achammer, assessore provinciale al lavoro.
Una mano, infatti, serve anche dalla politica: solo con la creazione di condizioni quadro per un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata e un pacchetto complessivo per far arrivare in provincia manodopera qualificata si potrà definire l’Alto Adige un ‘Great Place to Work’.
Riproduzione riservata © il Nord Est