Zamò (Ilcam): la casa sarà il simbolo della ripresa ma sul mobile sta pesando il caro-prezzi

Il numero uno della Ilcam di Cormòns, specializzata nelle ante in rovere: «La gente torna ottimista, anche il Nordest si sta muovendo»
Piercarlo Fiumanò

«L’industria del mobile riparte grazie all’effetto bonus ma anche per l’effetto lockdown che ha convinto molti a ripensare l’arredamento di casa»: Pierluigi Zamò, 71 anni, è il numero uno della Ilcam di Cormòns, in Friuli Venezia Giulia, leader nella produzione di ante in rovere e una delle punte di diamante dell'industria Fvg del mobile.

La realtà industriale isontina nata nel 1959 oggi conta 1.200 dipendenti. Ilcam non ha ancora risentito dell’effetto Brexit pur essendo molto presente in Gran Bretagna: «Abbiamo subito svantaggi indiretti perchè il sistema dell’autotrasporto, con i Tir costretti a rientrare con i camion mezzi vuoti, ha dovuto alzare i prezzi».

Ilcam, il cui fatturato proviene per il 90% dalle esportazioni, guarda molto agli Usa. Gli stabilimenti si trovano a Cormons, San Quirino, Pravidsomini, Oderzo. All’estero in Slovenia e Romania. Zamò ha un figlio che fa l’insegnante e una nipote che sta finendo l’università e potrebbe proseguire la tradizione di famiglia.

Zamò come vede il futuro del mobile al tempo della pandemia?

Sono ottimista. Le famiglie costrette al chiuso dai lockdown hanno iniziato a comprare mobili per la casa che è diventato il bene sul quale si è investito di più in Europa. Con l’allentamento delle misure adottate per contenere la pandemia c’è stato un rimbalzo del business delle costruzioni. Le famiglie italiane hanno accumulato molti risparmi e questa liquidità si è riversata in parte sul bene abitazione. In Italia la ripresa del mobile è stata poi sostenuta dal superBonus al 1l0% per le ristrutturazioni.

La casa da simbolo del lockdown è diventata un simbolo di ripartenza dell’economia?

Certamente. Purtroppo l’unica nuvola nera che si è addensata sul mobile proviene però dal costo delle materie prime che è cresciuto a causa di un surriscaldamento della domanda. Vernici, colle, legno, truciolare, tutto costa di più. In tanti anni di attività non avevo mai visto aumenti del 20-30%.

Con quali effetti?

Questi rincari rischiano di abbattersi sulla spesa delle famiglie e rallentare la ripresa in Italia, dove già le imprese scontano una dimensione insufficiente. Un problema serio per il nostro settore anche a Nordestn.

Cosa chiedono i clienti?

Le città sono troppo affollate. C’è molta voglia di una casa in campagna o al mare. Sono tornate di moda le antine per le cucine in legno tipiche della campagna inglese.

Il settore regge l’aumento dei prezzi ma fino a quando?

Alla Ilcam possiamo contare su una gamma completa di prodotti studiata per soddisfare le diverse esigenze di mercato. Con questo tipo di offerta il nostro export vale oggi il 90% del fatturato e copre tutte le aree europee e gli Stati Uniti d’America. Gli aumenti dei prezzi colpiscono le piccole aziende che dipendono dai grossi produttori di pannelli e truciolare e da soli orientano il mercato.

E per quanto riguarda l’occupazione?

Mi sembra positivo che il governo abbia deciso uno sblocco selettivo dei licenziamenti fatta eccezione per i settori più in crisi come tessile, abbigliamento, pelletteria. Nel nostro settore c’è carenza di manodopera e abbiamo bisogno di personale specializzato. Confindustria Alto Adriatico, di cui sono vicepresidente, in Fvg ha lanciato un progetto di formazione che partirà in settembre assieme al Cluster Arredo di Buttrio.

Il mobile ha bisogno degli aiuti dal Recovery Fund?

Gli aiuti vanno indirizzati verso i settori che hanno sofferto di più come il turismo e il settore alberghiero. Bisogna preservare la parte migliore del Made in Italy. Il nostro settore non ha bisogno di assistenzialismo.

Quale deve essere la strategia di crescita?

Bisogna puntare molto sull’economia green. Per aumentare la quota di export in particolare sui mercati di area scandinava non si può rinunciare a usare materiali riciclabili. Alla Ilcam seguiamo i principi dell’economia circolare impiegando energia eco-sostenibile. Alla Ilcam il concetto di riuso sarà fondamentale grazie all’utilizzo di nuovi materiali e tecnologie. In questo senso ci vorrebbe una nuova legge come quella Industria 4.0 che potremmo chiamare Industria 4.0 green che spinga le nostre imprese, con finanziamenti agevolati, a modernizzarsi in base ai parametri dell’economia verde. D’altra parte questa è un’idea portante del Next Generation Ue.

E come la appplica nella sua azienda?

La Ilcam è totalmente de-cabornizzata grazie all’utilizzo di 30 mila metri di pannelli solari. Con le nuove tecnologie, siamo impegnati nella battaglia per le produzioni sostenibili. L’industria italiana del truciolare è la più moderna proprio perchè impiega materiali riciclabili. Siamo un punto di riferimento per molte aziende. In particolare collaboriamo con Fantoni testando i loro prodotti.

Come vanno i conti della Ilcam?

Nel primo semestre di quest’anno il fatturato di gruppo è stato pari a 155 milioni in crescita del 13% rispetto al primo semestre 2019. Nel 2021 stimiamo dovrebbe chiudersi intorno ai 270 milioni (+15%). Abbiamo investito una ventina di milioni in una nuova unità produttiva e macchine ad alta tecnologia 4.0.

Siete molto presenti in Gran Bretagna. Avete risentito dell’effetto Brexit?

La Brexit non ha toccato i nostri prodotti perchè in Gran Bretagna, pur essendo attive alcune grandi aziende che fanno largo utilizzo di frontali, non esiste alcuna industria nostra concorrente. Non penso che per i prossimi dodici mesi il mercato Uk soffrirà particolarmente nonostante i rallentamenti doganali e disagi burocratici. Per i nostri prodotti usiamo sempre di più percorsi intermodali spedendo la merce via treno dall’interporto di Pordenone e utilizzando porti come Rotterdam. In questo modo aggiriamo le code in attesa verso il tunnel della Manica.

La ripresa sta arrivando?

Moda e turismo soffrono ma avverto finalmente un clima di ripresa penso soprattutto ai settori della cantieristica e del manifatturiero. La gente torna ad essere ottimista e anche l’economia del Nordest si sta muovendo.

Riproduzione riservata © il Nord Est