In provincia di Treviso 30 mila artigiani senza la cassa integrazione
TREVISO. Senza un euro da maggio. La cassa integrazione degli artigiani - il fondo Fsba - è a secco, attende di essere rimpinguato a livello governativo, ma al momento in provincia di Treviso ci sono circa 30 mila lavoratori dipendenti ancora in attesa degli assegni.
La situazione non è uguale per tutti: c’è chi a maggio è tornato con regolarità in azienda e quindi avanza poche giornate di cassa, ma c’è anche chi è fermo dal periodo di lockdown e non può contare su alcuna entrata. I centralini dell’Ebav, l’ente bilaterale degli artigiani, sono subissati di telefonate, ma l’erogazione dei fondi dipende dal centralissimo Fsba, a sua volta legato alle decisioni del governo.
Per il Veneto dovrebbero essere sbloccati 47 milioni di euro, più volte promessi e mai erogati. Ai ritardi si stanno sommando altri ritardi, perché la cassa continua a “correre” e nei mesi autunnali è prevista in ulteriore crescita, con il rischio di rallentare ancora le procedure.
Non aiuta il numero esorbitante di domande arrivate. «L’ammortizzatore sociale per l’artigianato era nato in tempo “di pace” per dare una prima risposta a questi lavoratori» spiega Bruno Deola della Cisl Belluno-Treviso, «con il Covid ci siamo trovati alle prese con una mole di lavoro che non era prevedibile, mai vista prima. Nell’intero 2019 a Treviso abbiamo presentato, come Cisl, 914 domande per l’Fsba; quest’anno in tre mesi siamo già a quota 12.700. Tutte pratiche caricate manualmente sul computer».
Eppure il problema non sono né gli sportelli della Cisl né quelli dell’Ebav, perché il flusso di domande è stato gestito senza ritardi. Il problema vero è che mancano i soldi: «Le risorse economiche dell’Ebav erano limitate, ma quelle arrivate dal governo sono bastate appena per pagare marzo e aprile» continua Deola.
«In Veneto parliamo di circa 120 mila lavoratori in attesa, complessivamente a Treviso le domande sono circa 30 mila, da maggio c’è chi ha lavorato normalmente e chi è rimasto fermo al palo. Siamo sommersi di telefonate, il problema è che il governo, nonostante abbia deliberato gli stanziamenti, non li ha ancora fatti arrivare».
La proposta del sindacato è di armonizzare gli ammortizzatori sociali: una cassa integrazione per tutti. Le cig erogate dall’Inps, per esempio, sono puntuali, compatibilmente con l’eccezionalità del momento. I ritardi ai danni degli artigiani e dei loro dipendenti stanno diventando insostenibili: «I più penalizzati sono stati i parrucchieri e le pasticcerie» conclude Deola, «quando hanno riaperto lo hanno fatto in forma ridotta o a rotazione tra gli addetti. Il settore fieristico e quello dei concerti oggi sono le criticità principali». —
Riproduzione riservata © il Nord Est