Industria del marmo, nuove opportunità per le imprese del Nordest dall’accordo Italia-Algeria
L’intesa punta al rilancio della partnership economica tra i due Paesi, a partire dell’esigenza dell’Italia di ampliare e diversificare le forniture di gas, ottenendo in cambio una maggiore apertura del mercato algerino alle tecnologie e al know-how industriale italiano
VERONA. L’Algeria può diventare nei prossimi anni un mercato interessante per il comparto veneto e italiano delle pietre naturali e delle relative tecnologie industriali. L’opportunità arriva dall’Accordo bilaterale intergovernativo di cooperazione di settore firmato da Confindustria Marmomacchine e dall’omologa federazione algerina FAMMIP (Fédération Algérienne Des Minéraux du Secteur Minier et de l’Industrie de la Pierre), in occasione del recente IV Vertice intergovernativo Italia-Algeria tenutosi ad Algeri a metà luglio. L’ambito è quello del rilancio della partnership economica tra i due Paesi, a partire dell’esigenza dell’Italia di ampliare e diversificare le forniture di gas, ottenendo in cambio una maggiore apertura del mercato algerino alle tecnologie e al know-how industriale italiano.
Il potenziale del mercato algerino e l’export italiano di settore
ll governo di Algeri considera lo sviluppo dell’industria estrattiva e di lavorazione di marmo, graniti e altre pietre ornamentali, di cui il territorio è ricco, tra le priorità del suo piano di diversificazione economica rispetto agli idrocarburi, oggi ancora di gran lunga il principale asset economico del Paese. Ma per costruire un’industria nazionale, vocata a servire principalmente la crescente domanda interna di prodotto nel mercato delle costruzioni, all’Algeria servono innanzitutto le tecnologie italiane, riconosciute come eccellenza mondiale.
«L’industria delle pietre naturali è un settore di nicchia ad alto valore aggiunto per il nostro Paese», sottolinea il presidente onorario di Confindustria Marmomacchine con delega ai rapporti istituzionali, Flavio Marabelli. «L'intera filiera italiana vale 4,1 miliardi di euro come produzione, con un export di 3 miliardi e un saldo commerciale molto alto di 2,6 miliardi». In Algeria nel 2021 le esportazioni italiane di macchinari, impianti, attrezzature e consumabili per la lavorazione del marmo e delle pietre naturali hanno sfiorato i 20 milioni di euro, +129% rispetto al 2020. Mentre le vendite di materiali lapidei italiani nel mercato algerino sono state pari a oltre 7 milioni di euro. «Già oggi l’Algeria importa il 70% dei macchinari per questo settore dall’Italia, e il resto da Cina e Turchia».
Le tecnologie venete per l’Algeria
Ci sono quindi opportunità anche per le aziende venete di tecnologie e di prodotti lapidei, visto che il Veneto è, con Lombardia e Toscana, è una delle tre regioni dove si concentra il settore italiano. In particolare, i produttori veneti di macchinari hanno sede soprattutto nell’area trevigiana di Castello di Godego, con aziende leader mondiali nel campo del taglio e della lavorazione di marmo e graniti e di altri tipi di materiali come per esempio Breton e Simec, e nei distretti marmiferi veronese e vicentino.
Molto attiva in Algeria è la Fraccaroli & Balzan Spa, azienda di Pescantina con altre 50 anni di storia specializzata in impianti per il trattamento e il riciclaggio delle acque reflue industriali e per la disidratazione e lo smaltimento dei fanghi, con forte focus in ambito pietre naturali, materiali inerti, minerario, tunnelling. Racconta il titolare, Federico Fraccaroli: «L’Algeria per noi è un mercato importante dove operiamo da 15 anni: negli ultimi 10-12 abbiamo realizzato oltre 50 impianti, all’inizio soprattutto in ambito materiale Terrazzo Carrellage, mentre ultimamente aumentano le commesse collegate alla lavorazione di marmi, graniti e pietre naturali. L’Algeria rappresenta il 10% del nostro fatturato totale di circa 13 milioni di euro (di cui 80% export in vari continenti, con in Africa impianti installati anche in Namibia, Angola, Etiopia, Ruanda, Marocco, Tunisia)».
L'accordo bilaterale Italia-Algeria sulla formazione di settore
Fraccaroli, che è anche presidente di Confindustria Marmomacchine, sottolinea che l'accordo bilaterale intergovernativo di settore Italia-Algeria faciliterà il processo di innovazione e la crescita dell’industria locale e porterà maggiori opportunità di business per le aziende tecnologiche italiane. Si prevede innanzitutto l’avvio nel 2023 di una scuola-cava sulle tecniche estrattive, con una missione esplorativa ad inizio anno nei siti individuati dal governo algerino per scegliere quello più adatto. E successivamente sarà organizzato con l’ISIM (Istituto internazionale del marmo) un centro di formazione professionale teorica e pratica su tecnologie e materiali lapidei con macchinari, impianti, prodotti consumabili esclusivamente italiani e il coinvolgimento di aziende. Spiega Marabelli: «Non è la prima volta che facciamo accordi di questo tipo con paesi che hanno bisogno di trasferimento di know-how per il loro sviluppo economico, e che poi diventano mercati interessanti per le nostre imprese. Non solo per quelle che fanno tecnologie, ma anche per i produttori di materiali lapidei che possono stipulare accordi di commercializzazione reciproca di vari prodotti». Marabelli cita come esempi il Vietnam, con la recente apertura di una cava scuola nell’ambito di un progetto simile a quello algerino, e l’Etiopia «con il MoU firmato prima della pandemia che sta ora avendo un seguito con l’avvio da parte nostra di un’analisi sulla situazione giacimentologica etiope sui materiali che saranno oggetto di formazione, che entrerà in fase esecutiva nel 2023».
Situazione e prospettive economiche tra Italia ed Algeria
L’Italia è il terzo partner commerciale dell’Algeria a livello globale. Le esportazioni italiane sono però in calo da anni, rese difficili dalle restrizioni governative su vari tipi di merci. Nel 2021 l’export è stato pari a 1,76 miliardi di euro (Istat), -39,6% sul 2019, con una bilancia commerciale ampiamente negativa per l’Italia a causa della forte componente energetica delle importazioni dall’Algeria. Ma nei primi quattro mesi del 2022 si è registrata una ripresa dell’export italiano, +14,5% sullo stesso periodo dell’anno scorso. Mediamente, secondo dati dell’Ufficio ICE di Algeri, quasi la metà del valore delle esportazioni italiane in questo mercato riguarda attrezzature industriali.
Storicamente, l’economia algerina ha sofferto per oltre un decennio, fino al 2020, i prezzi bassi degli idrocarburi, che rappresentano oltre l’85% delle sue esportazioni. E solo dal 2021 gli introiti per il settore, dominato dal colosso pubblico Sonatrach, e quindi per lo Stato, sono tornati a salire considerevolmente per effetto dei forti rincari post-pandemia delle materie prime energetiche.
Fondamentale nelle strategie del governo è quindi la diversificazione economica, a partire dall’industria. «L’Algeria oggi esprime una volontà manifesta di aprirsi gradualmente al mondo – osserva Alessandro Terzulli, chief economist di Sace – allentando gli strumenti di controllo sulle importazioni, e rendendo più facile il ricorso a strumenti di garanzia dei pagamenti internazionali, soprattutto su tecnologie e macchinari di cui il paese ha bisogno per diversificare l’economia. Questo perché le riserve accumulate durante gli anni delle politiche conservative di Algeri sono state ampiamente utilizzate per fare fronte alla crisi economica e ridurre le tensioni sociali. La disponibilità algerina verso un ragionato aumento dell’indebitamento con l'estero può quindi aiutare l’export italiano in vari settori. Se ciò avverrà l’Algeria potrà nel tempo recuperare il suo primato tra i mercati dell’export italiano in Africa».
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