Industriali, «sconcerto e rabbia» per il Fvg escluso dalla rete dei centri di innovazione europei
«Una doccia fredda» la definisce la vicepresidente Anna Mareschi Danieli, anche se il raggruppamento regionale è - purtroppo - in buona compagnia: «anche le candidature di Veneto e Lombardia, vale a dire, il cuore manifatturiero del Paese, sono rimaste a bocca asciutta».

UDINE. «Sconcerto e rabbia»: questa la reazione di Confindustria Udine alla notizia dell’esclusione di IP4Fvg dal novero degli European Digital Innovation Hub. «Una doccia fredda» la definisce la vicepresidente Anna Mareschi Danieli, anche se il raggruppamento regionale è - purtroppo - in buona compagnia: «anche le candidature di Veneto e Lombardia, vale a dire, il cuore manifatturiero del Paese, sono rimaste a bocca asciutta».
In Fvg è stato fatto un lavoro di sintesi, creando una rete regionale unica, IP4Fvg appunto, «che sta lavorando con successo a supporto delle imprese per incrociare domanda e offerta di digitalizzazione e innovazione. E tutto faceva pensare che IP4Fvg avesse le carte in regola per puntare al riconoscimento europeo - aggiunge Dino Feragotto, vicepresidente con delega all’innovazione -. Gli European Digital Innovation Hub (Edih), infatti, nascono su iniziativa della Commissione europea per offrire alle imprese dei territori un canale prossimo e operativo atto a facilitare la transizione digitale attraverso il co-finanziamento comunitario e nazionale di progetti delle imprese - in particolare delle Pmi - in attività di “test before invest”, di formazione, di supporto al reperimento di investimenti e di networking tra innovatori, tutti volti ad abbattere il rischio di adozione tecnologica. Nelle linee guida era chiara la necessità che i proponenti fornissero capillarità territoriale, infrastrutture fisiche, virtuali e di competenze, capacità operativa».
Tutti requisiti che IP4Fvg ha e che gli erano già valsi un pubblico riconoscimento da parte della Commissione europea stessa, che aveva indicato proprio IP4Fvg «tra le pochissime best practices italiane nel manuale che aveva redatto per tracciare le linee guida utili alla creazione di questi Hub - ricorda Mareschi Danieli -. Viste le premesse, il risultato pareva oggettivamente a portata di mano, invece è arrivata una bocciatura».
Cosa è andato storto? «Impossibile dirlo, al momento, perché le informazioni disponibili sono ancora frammentarie e non ufficiali - avverte Mareschi Danieli -. Attendiamo da Area Science Park, che ha curato tutta la redazione del progetto le spiegazioni del caso. Ma è evidente che, nel dialogo tra il Mise e la Commissione europea qualcosa non ha funzionato a dovere. Come sta accadendo anche per il Pnrr, pare che il Sud del nostro Paese sia stato premiato, magari in una logica, auspicabile certo, di sviluppo futuro. Tuttavia, desta sconcerto e rabbia il fatto che il nostro tessuto produttivo sia allo stato privato di una opportunità che, sulla base dei parametri noti, era più che meritata. Queste - conclude la vicepresidente - sono cose che non devono poter accadere! Bisogna smetterla di mettere da parte il merito!».
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