A22, rivolta dei concessionari: «Il governo riveda il bando»

Nel mirino dei vicepresidenti di Aiscat il diritto di prelazione concesso a Autobrennero. Sullo sfondo le tensioni sugli investimenti di Aspi e il rinnovo della Brescia-Padova

Giorgio Barbieri

 

In vista del grande risiko autostradale che sarà inaugurato dalla scadenza della concessione dell’A4 Brescia-Padova a fine 2026, il Nord Est diventa il terreno di scontro aperto tra concessionari e governo Meloni.

Il pretesto è la gara per il rinnovo della concessione dell’Autostrada del Brennero (A22), il cui bando è stato pubblicato nella serata di San Silvestro dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. Sul tavolo c’è già una proposta ed è quella presentata al ministero dall’attuale concessionario: la società Autobrennero, guidata dall’amministratore delegato Diego Cattoni.

La società punta a ottenere la nuova concessione per la A22 attraverso una proposta di finanza di progetto che prevede investimenti per 9,2 miliardi. Il dettaglio non secondario è che, in qualità di proponente, all’attuale società concessionaria è riservato il diritto di prelazione.

Ed è su quest’ultimo punto che i vicepresidenti di Aiscat, la Confindustria dei concessionari autostradali, hanno deciso di aprire il fronte scrivendo una dura lettera sia al ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, che al presidente dell’Autorità di regolazione dei trasporti Nicola Zaccheo, esprimendo «una forte preoccupazione» circa alcune previsioni del bando di gara che «appaiono estranee al sistema regolatorio introdotto nel 2019 e in corso di revisione nell’ambito di un diverso procedimento, contrarie alle recenti riforme introdotte dal legislatore e distanti dai principi di equità a cui si dovrebbe invece ispirare un sistema funzionale al sostentamento di grandi investimenti come quelli in questione».

La lettera ha in calce tre firme di peso: Marco Monaco (presidente di Autostrade Alto Adriatico), Roberto Tomasi (amministratore delegato di Autostrade per l’Italia) e Umberto Tosoni (amministratore delegato di Astm).

Tutto ruota attorno al diritto di prelazione che il bando di gara lascia in capo al proponente. Un diritto, viene da più parti paventato, che la Commissione europea ha ritenuto contrario ai principi di parità di trattamento e non discriminazione della direttiva concessioni. I concessionari chiudono quindi la loro lettera, come riporta il Sole 24 Ore, con una richiesta esplicita al governo: rivedere la procedura di affidamento e le condizioni economiche e regolatorie in essa previste.

È una mossa con pochi precedenti quella di Aiscat, che in questo modo fa chiaramente capire al governo di non approvare le sue idee sul riassetto del sistema autostradale, ma non solo.

Aspi, ad esempio, società partecipata da Cassa depositi e prestiti e dai fondi Blackstone e Macquarie, ha già comunicato al governo che serviranno 36 miliardi per la manutenzione ordinaria e straordinaria, per l’adeguamento di ponti, viadotti e gallerie e per la digitalizzazione. Una cifra sulla quale è però in corso un duro braccio di ferro tra Palazzo Chigi e i fondi di investimento.

E in questo clima si è anche inserito l’annuncio, fatto nei giorni scorsi, di un sostanziale via libera da parte del ministro Salvini alla holding autostradale veneta attraverso l’affidamento a Cav della concessione della Brescia-Padova. Un annuncio decisamente poco istituzionale, considerata la delicatezza della questione, e che non sarebbe stato gradito dai vertici di Aiscat. Sono diverse infatti le concessioni in scadenza nei prossimi anni e i concessionari temono di vedersele sottrarre una ad una in un processo di rinazionalizzazione del settore.

E il primo segnale pubblico di insoddisfazione sarebbe proprio la lettera dei tre vicepresidenti di Aiscat (associazione di cui è stato presidente proprio Diego Cattoni fino allo scorso anno) per mettere in discussione una partita importante come la concessione dell’A22, il cui bando era stato salutato dalla politica locale come una grande vittoria per il territorio. Ma potrebbe essere tutto già da rifare.

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