Autostrada A4, l’impennata dei Tir: «Il baricentro a Nord Est»
Il traffico di mezzi pesanti sull'A4 Milano-Venezia è un indicatore del cambiamento economico in Italia. L’analisi della Cgia di Mestre segnala un’economia più integrata tra manifattura, terziario e logistica
Nei mesi della pandemia il Passante di Mestre semi-deserto ci raccontava (anche) il crollo dell’economia; oggi il traffico di mezzi pesanti sull’A4 Milano-Venezia, doppio rispetto a quello che corre sulla tratta Torino-Milano, ci permette di scattare una diversa polaroid di Venezia e del Nordest. «Milano continua a essere la capitale economica e finanziaria del Paese», osservano dall’Ufficio Studi della Cgia di Mestre, dove si sono presi la briga di mettere a confronto i dati, «il triangolo industriale del Paese è ruotato di 180 gradi».
E se il perno dello sviluppo resta Milano, a Genova (porto) e Torino (Fiat) è arrivato il momento di sostituire Bologna (L’Emilia-Romagna con la varietà del suo tessuto industriale) e Venezia con le sue principali infrastrutture (porto e aeroporto).
Qualche dato
A certificarlo, nell’analisi della Cgia, oltre ai numeri di imprese, lavoratori, fatturato e Pil ora ci sono anche gli spostamenti delle merci su gomma. Numeri che certificano il sorpasso? «Il baricentro del sistema produttivo italiano si è spostato a est», rileva l’ufficio Studi degli artigiani mestrini, dove c’è «un modello economico più avanzato in cui la manifattura, il terziario e la logistica tendono ad integrarsi e diventare un tutt’uno; con Milano, Bologna e anche Venezia sugli scudi».
Puntando la lente sull’area metropolitana, si scopre che Venezia negli ultimi anni ha «quasi sempre» mantenuto il passo delle province più industrializzate (come Verona e Vicenza), anche se nel 2024 dovrebbe registrare - si attendono i dati ufficiali - una crescita del valore aggiunto inferiore, per questioni di zero virgola, all’1% (+0, 97%). A pesare è soprattutto la frenata dell’export (-9, 8%) causata dalla flessione delle vendite all’estero di aeromobili, calzature, coke e prodotti petroliferi.
In forte aumento invece le costruzioni (+8, 3%), colpo di coda del superbonus e dei vari bonus collegati, tant’è che per il 2025 è prevista una flessione del 7, 1%. Nel 2025, più in generale, la crescita del valore aggiunto dell’area metropolitana di Venezia dovrebbe attestarsi sul +0, 6%.
«In frenata, come del resto tutta l’economia del Paese», osserva la Cgia, «ma nettamente superiore alle perfomance delle province piemontesi e liguri». Parlando di traffico e mezzi pesanti: nei primi 5 mesi del 2024 sulla Torino-Milano sono transitati 281, 7 milioni di veicoli pesanti per Km; un dato di poco superiore a quello registrato da Cav (A4 Venezia-Padova con Passante di Mestre): 208 milioni di veicoli pesanti per Km. Dato triplicato se si passa alla Brescia-Padova (696, 2 milioni di veicoli).
L’asse Venezia Trieste
Spostandosi verso Est: sulla Venezia-Trieste (Autostrade Alto Adriatico, ex Autovie Venete) sempre nei primi 5 mesi del 2024 è stato registrato il passaggio di 366, 4 milioni di veicoli pesanti per Km.
«Venezia, grazie in particolare al Porto commerciale e all’aeroporto Marco Polo, è uno dei vertici di questa nuova macro area industriale del Paese», osserva Roberto Bottan, presidente di Cgia, «certo i problemi non mancano: gli effetti dei venti di crisi che stanno soffiando in tutta Europa, la sicurezza, l’overtourism e la precarietà lavorativa dei giovani sono alcune delle criticità che attanagliano il nostro territorio».
«Senza contare la presenza di un deficit infrastrutturale notevole che dovrebbe essere in parte risolto quando verrà completata l’alta velocità lungo la tratta ferroviaria Brescia-Padova, termineranno i lavori lungo la terza corsia dell’autostrada Venezia-Trieste e si troverà una soluzione per decongestionare la Romea commerciale. Tuttavia, grazie all’interconnessione con l’area vasta di Padova e Treviso, l’area metropolitana di Venezia è ormai centrale nell’economia della parte più importante del Paese che si fonda su un altro assunto: il successo economico e sociale dei territori caratterizzati dalle Pmi rispetto alle aree contraddistinte dalla presenza delle grandi imprese che, purtroppo, come dimostra il caso Stellantis, sono miseramente fallite».
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