Autonomia energetica, chiamata di Agsm Aim per un polo del Veneto
Reti e idroelettrico, il presidente Testa cerca di creare un’alleanza in grado di sfidare Enel. Apertura da sindaci Regione e Ascopiave: «Una ricchezza che va riportata sui territori»
Un’alleanza veneta per giocare la grande partita delle reti e delle centrali idroelettriche. È da stabilire l’assetto con cui un polo regionale tutto da costruire potrebbe cercare di sfilare a Enel dapprima le reti della distribuzione elettrica, in un secondo momento le concessioni su bacini e dighe utilizzate per la produzione di elettricità.
Ma è un dossier su cui si sta impegnando Federico Testa, presidente di Agsm Aim, gruppo nato dall’aggregazione fra le ex municipalizzate di Verona e Vicenza, che nel 2023 ha raggiunto 2,04 miliardi di valore della produzione con un utile netto di 29 milioni.
Il professore di Economia all’università di Verona – nonché ex presidente di Enea (l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile) ed ex parlamentare del centrosinistra – in queste settimane sta incontrando aziende multiutility (è interessata alla partita la trevigiana Ascopiave), sindaci dei Comuni soci di Agsm Aim – Damiano Tommasi a Verona e Giacomo Possamai a Vicenza (entrambi di centrosinistra) – il presidente di AnciVeneto Mario Conte (Lega), amministratori regionali come l’assessore allo Sviluppo economico, Roberto Marcato (Lega), e potenziali investitori, non escluse le fondazioni.
Il piano di Testa, che quindi è trasversale sotto il profilo politico, si richiama all’autonomia in discussione in questi mesi ma viene presentato anche come progetto di carattere industriale. Perché c’è un provvedimento del governo che lo rende estremamente attuale. La manovra del governo Meloni in approvazione prevede infatti un articolo che proroga di vent’anni le concessioni della distribuzione elettrica in scadenza nel 2030 e in capo a Enel, che peraltro a livello nazionale detiene una quota dell’85%. Lo spazio per una correzione in corsa sta nel fatto che il provvedimento deve passare in Conferenza delle Regioni, sede in cui evidentemente si confida di poter discutere una soluzione alternativa.
L’affare in Veneto dovrebbe valere 350 milioni di margine operativo lordo, su cui ora la Regione non ha voce in capitolo. «La strada giusta invece – spiega Testa – è riportare questa ricchezza sui territori, dando vita a soggetti industriali sufficientemente grandi e solidi da poter fare gli investimenti necessari e che, in questo modo, possano ottenere che queste risorse vadano in primo luogo a diminuire, e non a incrementare, le bollette, e poi a intervenire sulle emergenze sempre più diffuse a livello sociale, quali l’assistenza agli anziani, la sanità, il lavoro».
Una visione che sembra riscuotere appoggi, per esempio dal sindaco di Padova Sergio Giordani (Pd): «Serve una redistribuzione nei territori della ricchezza che deriva da questi asset strategici – dice Giordani sulla proroga delle concessioni – per questa ragione condivido le perplessità delle regioni, e tra queste il Veneto, che stanno chiedendo di riconsiderare la scelta. La conferenza Stato Regioni spero sia la sede in cui sarà possibile farlo».
Quella delle reti della distribuzione elettrica non è l’unica sfida a cui il presidente di Agsm Aim chiama all’azione. Testa ha sotto la lente una seconda scadenza, perché nel 2029 scadono le concessione idroelettriche, e il Veneto è l’unica area del Nord in cui Enel ne ha una quota largamente maggioritaria, mentre in Trentino Alto Adige sono molto attive Dolomiti Energia e Alperia, e in Lombardia e Piemonte sono forti anche A2A e Iren.
In Veneto l’affare vale 400-450 milioni di margine operativo lordo e il presidente di Agsm Aim propone di creare un polo veneto che giochi da protagonista. È ancora all’inizio il ragionamento sulla forma giuridica che potrebbe assumere il soggetto in grado di contendere a Enel prima le reti della distribuzione elettrica, poi le centrali idroelettriche. È possibile ipotizzare un veicolo societario ad hoc, in cui entri chi è interessato e con quote agganciate ai capitali che è in grado di conferire. Certamente si tratta di asset appetibili perché regolati dall’authority di settore, che prevede un rendimento del 6,5%.Ma la partita è tutta da giocare.
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