Autostrade del Nord Est, i privati sfidano il governo
Salvini e Zaia puntano la Brescia-Padova, mentre A4 Holding e Aspi hanno messo nel mirino la ricca A22 Autobrennero
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«Siamo in un mercato libero ed è legittimo che i concessionari giochino la loro partita. Noi giochiamo la nostra nell’interesse dei cittadini. Dopodiché il dominus è il ministero delle Infrastrutture. E io aspetto di vedere le carte firmate, altrimenti per me nulla è chiuso».
Con queste parole Luca Zaia ha cercato di gettare acqua sul fuoco dopo che sul fronte dei rinnovi delle concessioni autostradali, una partita da miliardi di euro che ha come epicentro il Nord Est, il clima si è fatto incandescente.
A scaldare gli animi dei concessionari è stato da una parte l’improvviso annuncio degli uffici della Regione Veneto di un sostanziale via libera da parte del ministero all’annessione dell’A4 Brescia-Padova in Cav e dall’altro le modalità per la gara per il rinnovo della concessione dell’A22 del Brennero.
Due infrastrutture decisive per lo sviluppo dell’economia del Paese, in grado di generare utili straordinari dato che convogliano enormi volumi di traffico in alcune delle aree più ricche d’Europa. Due autostrade i cui destini sono anche più legati di quanto si possa immaginare.
La rivolta dei concessionari
Con una iniziativa che ha pochi precedenti Aiscat, la Confindustria dei concessionari autostradali, nei giorni scorsi ha scritto una dura lettera al ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, e al presidente dell’Autorità di regolazione dei trasporti, Nicola Zaccheo, in relazione alla gara per l’A22.
I concessionari hanno chiesto esplicitamente al governo di rivedere la procedura di affidamento e le condizioni economiche e regolatorie previste dalla gara.
Tutto ruota attorno al diritto di prelazione che il bando di gara lascia in capo al proponente, la società Autobrennero, guidata dall’amministratore delegato Diego Cattoni, che punta a ottenere così la nuova concessione per la A22 attraverso una proposta di finanza di progetto che prevede investimenti per 9,2 miliardi. Ma la partita è enorme, dato che la concessione della durata di cinquant’anni viene stimata in oltre 31 miliardi.
E diversi player stanno già pensando di scendere in campo. In primis Autostrade per l’Italia (Aspi) che, dopo aver già presentato un ricorso al Tar del Lazio, sta valutando seriamente di partecipare al bando per la concessione dell’Autobrennero. La discesa in campo di Aspi (i cui soci di controllo sono Cdp Equity, Blackstone e Macquarie) può rovesciare il tavolo, perché la società vale oltre dieci volte l’A22 in termini di fatturato e nel bando è richiesto ai partecipanti un fatturato medio di almeno un miliardo negli ultimi cinque anni (circa il 10% degli investimenti lordi che andranno concretizzati nei cinquant’anni di gestione). Richiesta che sta costringendo A22 a cercare 300 milioni attraverso un accordo con Alperia e Dolomiti Energia. I termini scadono il 28 febbraio e l’uno marzo saranno aperte le buste che potrebbero contenere sorprese. Non è infatti da escludere che anche A4 Holding, società controllata al 90% dagli spagnoli di Abertis, il cui principale azionista è Mundys della galassia Benetton e che dell’A22 è socia al 4%, voglia partecipare alla gara considerato quanto sta accadendo sulla Brescia-Padova.
La holding pubblica del Nord Est
Non è infatti un mistero che l’annuncio fatto nei giorni scorsi di un via libera da parte del ministero delle Infrastrutture all’affidamento a Cav della Brescia - Padova sia stato accolto con fastidio dalle parti di A4 Holding che vedrà la sua concessione scadere a fine 2026. Si tratta di una delle arterie autostradali più trafficate d’Italia che genera ogni anno oltre 250 milioni di margine operativo lordo e qualche decina di milioni di utili.
Da giorni si stanno studiando le contromisure e tre al momento sono le strade ipotizzate: l’avvio di una battaglia legale in Europa contro un affidamento in house a Cav (controllata dalla Regione Veneto e da Anas al 50% ciascuno), l’addio al mercato italiano da parte di Abertis, che potrebbe concentrarsi su mercati più stabili di quello italiano e, infine, il rilancio con la partecipazione alla gara per l’A22.
Anche Abertis, come Aspi, ha le spalle abbastanza grosse per mettere sul tavolo le garanzie finanziarie richieste dal bando. «Il percorso per portare l’A4 dentro Cav è molto più complesso di come viene raccontato», spiega Flavio Tosi, europarlamentare di Forza Italia che conosce bene la materia per essere stato a lungo presidente proprio dell’A4 Brescia - Padova, «non sono infatti convinto che la strada migliore sia quella di ristatalizzare le autostrade, dopo averle malamente privatizzate».
Per Tosi rischia anche di sfumare il sogno cullato a Venezia di un federalismo autostradale dopo che la nuova società Autostrade dello Stato subentrerà ad Anas in Cav, dove già oggi l’amministratrice delegata (Maria Rosaria Campitelli) è indicata da Roma e la presidente (Monia Manto) dalla Regione Veneto. «È chiaro», sottolinea Tosi, «che uno strumento del genere avrebbe le carte in regola per subentrare nella Brescia-Padova senza il particolare coinvolgimento della Regione».
Il dossier a22 a Palazzo Chigi
In questa partita miliardaria sono dunque i territori e i cittadini, che si aspettano investimenti per migliorare la viabilità, a rischiare di avere solamente il ruolo di spettatori. All’interno dell’A22 le quote azionarie sono detenute all’84,75% da enti pubblici, al 14,16% da soci privati e all’1,09% dalla società stessa. A questi vanno i ricchi dividendi generati ogni anno dal traffico di 200 mila veicoli al giorno. Per la precisione la Regione autonoma del Trentino Alto Adige ha una quota del 32%, la Provincia di Trento sfiora l’8%, Bolzano supera il 7,6%, Verona il 5,5% mentre una stessa quota è detenuta da Comune di Verona. La Provincia di Modena ha il 4,2%, come il Comune di Trento e quello di Bolzano.
Sul fronte privato Infrastrutture Cis ha la quota maggiore: il 7,8%, A4 Holding il 4,2%, Banco Bpm sfiora il 2% e la Società italiana per Condotte d’Acqua lo 0,1%. «Dal punto di vista strategico», conclude Tosi, «quella delle autostrade è una delle partite chiave per questo governo».
Non stupisce quindi che l’intero dossier sia ora arrivato a Palazzo Chigi, che vuole avere l’ultima parola su qualsiasi passaggio.
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