Big dello shipping in gara per il porto iracheno alternativo a Suez

Nella starting list anche Msc e Evergreen: lo scalo si candida ad hub commerciale verso l’Asia

Alla veronese Technital di Zeno D'Agostino la progettazione e direzione dei lavori dell’opera

Piercarlo Fiumanò

Sulle sponde di un Iraq ancora devastato da anni di guerre e di isolamento, potrebbe nascere il porto alternativo al Canale di Suez minacciato dagli attacchi degli houthi contro il traffico mercantile che oggi costringono le navi a circumnavigare l’Africa.

Decolla il progetto da 17 miliardi di dollari del Porto di Grand Faw nella zona di Bassora che ambisce a trasformarsi nel corridoio commerciale alternativo tra Medio Oriente e Europa facilitando i commerci verso Cina e India e bypassando Suez.

La costruzione è iniziata nel 2010, ma ha incontrato numerosi ritardi, principalmente a causa di problemi finanziari e politici. Ora si è arrivati alla stretta finale e si punta al completamento della prima tranche nel 2025. Port Grand Faw dovrebbe operare a pieno regime per ricevere 3,5 milioni di container nel 2028 con una capacità iniziale di 3,5 milioni di Teu all'anno.

Le navi partirebbero via nave dalla Cina, approdando in Iraq e poi la merce raggiungerebbe via camion o ferrovia la Turchia e i Paesi europei di destinazione.

Daewoo Engineering & Construction ha completato la costruzione di cinque moli, che sono stati consegnati alle autorità portuali irachene durante una cerimonia di inaugurazione alla quale ha partecipato il primo ministro Mohammed Shia al-Sudani.

«Valutato 17 miliardi di dollari, questo progetto intende migliorare la connettività commerciale tra il Medio Oriente e l'Europa, offrendo una via diretta per il trasporto delle merci», ha detto un analista sentito da Reuters.

L’Italia è in prima fila. A Technital, colosso al cui vertice siede adesso Zeno D'Agostino, ex presidente del porto di Trieste, è stata affidata la progettazione e direzione lavori. Una sfida ingegneristica rilevante, che comprende anche la parte ferroviaria, con oltre 60 tecnici del gruppo veronese impegnati sul campo. Il presidente D’Agostino è reduce da Bruxelles dove ha chiuso la sua esperienza di presidente dei porti europei.

Qual è la sua analisi sulle potenzialità del porto iracheno che come alternativa a Suez scatena l’interesse di giganti come Msc e e Evergreen? «L’alternativa al blocco di Suez, che ha avuto conseguenze rilevanti sui traffici globali, oggi è la circumnavigazione dell’Africa. Pensiamo solo al fatto che dallo stretto di Hormuz tra l'Oman e l'Iran passa ben un terzo dei traffici di petrolio greggio globale. Corridoi alternativi sono sempre più necessari e la realtà di Port Grand Faw, dove Technital è impegnata da anni come progettista, diventa strategica anche per le sue enormi dimensioni».

Bassora è uno dei centri più importanti della produzione di greggio ed è per questo che il nuovo porto avrà ampio spazio per le merci nei container, ma ci saranno anche banchine dedicate alle rinfuse, solide e liquide.

L'Iraq ha selezionato 11 compagnie di navigazione in gara per il contratto di gestione del porto di Grand Faw e nell’elenco ci sono tutti i pesi massimi dello shipping nel mondo: nella starting list China Merchants Port Group, la compagnia di navigazione taiwanese Evergreen, il gruppo francese Cma Cgm, la Mediterranean Shipping Company (Msc) di Gianluigi Aponte, la indiana Adani, la compagnia filippina International Container Terminal Services, la cinese Cosco e la Abm Global Shipping Llc con sede negli Emirati Arabi Uniti. L'Iraq prevede di selezionare la compagnia vincente in gennaio con inizio delle operazioni previsto per il 2026.

È una enorme gara internazionale, dove gli interessi industriali e commerciali delle compagnie asiatiche e cinesi sono strettamente connessi a quelli geopolitici: L’Asia resta infatti protagonista del segmento container. dei primi 15 porti container mondiali, che nel 2023 hanno movimentato 345 milioni di Teu, 12 sono in Asia e di questi in Cina. Gestire il nuovo porto, significherebbe mettere le mani sulle chiavi di accesso ai mercati europei. A costruire materialmente le banchine è il colosso coreano Daewoo Engineering & Construction.

La crisi del Mar Rosso ha colpito duramente il commercio globale, che a giugno di quest'anno sono arrivati ad essere il quadruplo rispetto a ottobre 2023. Gli attacchi Houthi lungo lo Stretto di Bab el-Mandeb, da cui passa il 12 per cento del commercio mondiale e il 40 per cento delle merci tra Asia ed Europa, hanno reso questa rotta impraticabile, costringendo le compagnie a dirottare le navi attraverso il Capo di Buona Speranza dal quale tra gennaio e giugno 2024 sono passate in media 99 navi al giorno.

Secondo l’ultimo rapporto Srm-Intesa San Paolo «autorevoli stime prevedono, nonostante i conflitti, una crescita media annua al 2028 dei traffici container del Mediterraneo di poco più del 3% contro il 2,5% della media mondo».

La tendenza che si sta manifestando riguarda il crescente interesse verso la regionalizzazione dei flussi di commercio anche se l’Asia, con la Cina, in testa resta protagonista della manifattura mondiale: «Il commercio Ue-Cina consolida la rotta via mare Asia/Euro-Mediterranea». 

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