Brennero, tensione al valico. In Austria pronti al blocco

Sul fronte Brennero il clima rischia di farsi incandescente. Il sindaco del Comune austriaco Gries am Brenner ha annunciato già per la settimana del 9 settembre una protesta contro il progetto di ristrutturazione del ponte Lueg
Giorgio Barbieri
Il valico di Coccau a Tarvisio
Il valico di Coccau a Tarvisio

A Ovest la totale chiusura del Traforo del Monte Bianco, che da lunedì scorso non sarà percorribile per più di tre mesi, a Est clamorose proteste al Brennero per l’imminente inizio dei lavori al di consolidamento al ponte di Lueg.

Per il settore della logistica del Nord Est si prevede un autunno particolarmente caldo, dato che alle difficoltà che vivranno i due principali valichi alpini si aggiungono i lavori in corso all’autostrada A10 dei Tauri nei tunnel Ofenauer, Hiefler e Werfen, la cui durata è prevista fino a giugno 2025.

Ma è sul fronte Brennero che il clima rischia subito di farsi incandescente dato che il sindaco del piccolo Comune austriaco Gries am Brenner, Karl Mühlsteiger, ha annunciato già per la prossima settimana una clamorosa forma di protesta proprio contro il progetto di ristrutturazione del ponte Lueg: il blocco dell’autostrada A13.

La manifestazione è infatti prevista per il 14 o il 21 settembre, dalle 7 del mattino per dodici ore. I luoghi scelti per manifestare saranno l’ingresso/uscita dell’autostrada a Matrei o nell’area del Brennersee.

«Questa sarà la prima, ma certamente non l’ultima manifestazione», ha spiegato Mühlsteiger che chiede la costruzione di un nuovo tunnel per proteggere il piccolo Comune che amministra dal rumore, dalle polveri sottili e dai gas di scarico che si concentreranno nell’area a causa degli incolonnamenti. Il caso è poi finito al centro anche della battaglia politica in Austria, dato che il primo cittadino è sostenuto da Herbert Kickl, candidato cancelliere del partito populista di destra FPÖ.

Asfinag, il gestore della tratta autostradale in territorio austriaco, ha infatti stabilito che dal primo gennaio 2025 il traffico sul ponte sarà a corsia unica, con completamento previsto entro il 2030 e un costo complessivo di 300 milioni di euro.

Partendo dal presupposto che i danni riportati dal viadotto richiederanno restrizioni per ridurre il carico, allo studio c’è anche l’istituzione di un sistema a slot per i mezzi pesanti, tramite gestione digitale, analogamente a quanto avviene presso i porti e gli scali intermodali. Nel caso di chiusura totale della struttura si ipotizzano poi ulteriori divieti per i tir attraverso i dosaggi del traffico, divieti di circolazione a tutela della sicurezza pubblica e limitazioni al traffico dei camion tra Matrei am Brenner (nel distretto di Innsbruck) e il confine.

Ma non è finita: tra le ipotesi anche un sistema di fasce orarie, però condizionato ad un accordo internazionale tra Germania, Austria e Italia. Il numero dei passaggi dovrebbe essere definito a livello tecnico in base al limite massimo di capacità dell’infrastruttura e la relativa assegnazione non dovrà essere discriminatoria per nessuno.

Tensioni analoghe si sono verificate in questi giorni anche dall’altra parte della Pianura Padana. Da lunedì infatti e per quindici settimane (la riapertura è programmata per il 16 dicembre) sono in corso i lavori per la manutenzione del tunnel autostradale del Monte Bianco, lungo 11,6 chilometri (7,6 sul versante francese, 3,9 in quello italiano).

Le alternative per chi deve raggiungere la Francia dall’Italia, e viceversa, sono poi limitate a causa della frana che nell’agosto del 2023 ha messo fuori gioco il tunnel ferroviario del Fréjus e dei cantieri che impediscono il passaggio dei tir dal Colle di Tenda.

Rimane quindi solo l’autostrada del Fréjus che da Bardonecchia arriva a Modane, in Francia, da cui già transitano in media ogni anno 700-800 mila tir (oltre duemila al giorno) e più di un milione tra auto e moto. Secondo le stime attuali nove camion su dieci saranno dirottati proprio al traforo del Fréjus, che però non sarebbe in grado di assorbire la totalità dei flussi che normalmente impegnano il Monte Bianco, da cui passa il 4,4% di tutto il traffico di mezzi pesanti che attraversa le Alpi e il 3,3% di quello leggero, se non anche qui a prezzo di gravi disagi. 

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