Destro: «Infrastrutture, leva per il Paese. Avanti con il dialogo fra i territori»

Il presidente di Confindustria Veneto Est e neo delegato di Confindustria per i trasporti: «Sul Brennero non accettabili le condizioni dell’Austria»
Leopoldo Destro, presidente di Confindustria Veneto Est
Leopoldo Destro, presidente di Confindustria Veneto Est

«Condividere le posizioni, dialogare fra i diversi territori, far valere i nostri interessi sui tavoli europei». Il padovano Leopoldo Destro, presidente di Confindustria Veneto Est, esordisce con queste parole d’ordine da delegato del nuovo presidente di Confindustria Emanuele Orsini per trasporti, logistica, industria del turismo e cultura. Questa è la sua prima intervista nel ruolo, in più Destro oggi partecipa a Roma a un convegno su trasporti e intermodalità dove è presente anche il ministro alle Infrastrutture Matteo Salvini.

Presidente, partiamo da uno dei temi caldi: l’allarme, lanciato dalla Confcommercio e riportato dal nostro giornale, sui grandi lavori infrastrutturali in territorio austriaco che nei prossimi due anni rischiano di isolare il Nord Est. Anche secondo lei i lavori al viadotto di Lueg lungo l’autostrada che porta al passo del Brennero, piuttosto che i cantieri per la costruzione dell’autostrada dei Tauri, possono produrre questo effetto?

«È un allarme concreto che peraltro risale a tempo addietro. Su un piano più generale ormai conosciamo le criticità emerse negli ultimi due-tre anni riguardo ai valichi. Dall’arco alpino passa il 60% dell’interscambio del nostro Paese con il mondo, non parliamo solo del nostro sistema manifatturiero così vocato all’export, ma anche degli ingressi turistici. È un tema su cui abbiamo la massima attenzione, ed è una partita che va giocata innanzitutto sul piano comunitario, anche perché si tratta di assi infrastrutturali cofinanziati dall’Unione europea».

A livello europeo non è che sulle infrastrutture il clima appaia così collaborativo. Basti ricordare che l’Italia ha fatto ricorso alla Commissione Ue sulle limitazioni al traffico introdotte dal governo austriaco.

«In linea generale ci sono due piani. Quello dell’adeguamento infrastrutturale, che riguarda ad esempio il Monte Bianco, dove la chiusura prolungata produrrà un impatto pesante, solo attutito dagli itinerari alternativi. Sull’asse del Brennero, invece, c’è il tema delle restrizioni alla circolazione delle merci imposte dell’Austria. Confindustria ha condiviso la posizione del governo italiano, che dopo aver visto accolte le proprie posizioni davanti alla Commissione Ue, si prepara a portare il contenzioso davanti alla Corte di giustizia europea. Ma come? Siamo freschi di elezioni europee e si parla di un’Europa sempre più interconnessa, e noi dovremmo farci dettare le condizioni dall’Austria? Non mi sembra corretto».

Le merci da noi viaggiano soprattutto su gomma, una quota più ampia non può essere portata su rotaia venendo incontro all’esigenza di protezione dell’ambiente?

«C’è un’ottica di breve termine e poi c’è il piano delle soluzioni a lungo termine. Su quest’ultimo piano, è chiaro che servono politiche strategiche nel segno di una maggiore sostenibilità, e quindi dovremmo spostare su rotaia una quota crescente dei nostri traffici merci. Nell’immediato, però, l’asse del Brennero può essere reso più efficiente eliminando alcuni divieti al traffico notturno e a quello di sabato o festivo, disapplicando quindi le limitazioni introdotte dal Tirolo».

A suo avviso i valichi alpini esistenti sono sufficienti? È d’accordo con la sua collega Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno Dolomiti, che invoca il proseguimento a Nord dell’A27 d’Alemagna Venezia-Vittorio Veneto?

«Le ho già espresso a suo tempo la mia solidarietà. È una proposta da portare avanti superando i tanti no ricevuti in questi anni. Certo bisogna lavorare per trovare un modello sostenibile che quindi risulti accettabile nel medio e lungo termine».

L’argomento di Lorraine Berton suona più o meno così: bene il Ponte sullo Stretto, mi piacerebbe ci fosse altrettanta attenzione sul nuovo valico a Nord. Condivide?

«I valichi hanno le loro specificità e proprie soluzioni di breve e lungo termine. Non li metterei sullo stesso piano».

All’inizio dell’anno Confindustria ha pubblicato un documento su trasporti, logistica e infrastrutture. Fra l’altro vi si sostiene che questi ambiti rappresentano una leva importante per la competitività dell’industria e del Paese. È su questo che sta lavorando anche la nuova squadra del presidente Orsini?

«Siamo al lavoro da neanche un mese e quel Position Paper è un’analisi preziosa di come manifattura e logistica rappresentino un intreccio strategico. L’Italia nel Logistic Performance Index della World Bank è al 19° posto, Paesi europei come Germania, Paesi Bassi e Belgio sono nei primi sette posti. Quindi riprenderemo in mano quel documento in un’impostazione che vuole essere unitaria e sistemica».

A Nord Est c’è motivo di avere fiducia? I cantieri dell’Alta Velocità fra Verona e Padova sono in ritardo, la costruzione della terza corsia autostradale fra Trieste e Venezia non è proprio un esempio di celerità.

«L’Alta velocità sta pur arrivando a Padova. È vero, la terza corsia autostradale fra Venezia e Trieste è una priorità da completare senza se e senza ma. In linea generale, quel che conta è lavorare insieme mettere assieme i territori, avere politiche chiare e un approccio collaborativo».

A Nord Est come conta di declinare questo approccio?

«Puntando molto sull’intermodalità, mettendo in connessione i nostri aeroporti, gli interporti, i porti di Trieste, Venezia senza trascurare Capodistria. Far dialogare i territori può non essere semplice, ma è la strada giusta. Ogni regione d’Italia dovrebbe avere un suo Position Paper».

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