Il porto di Trieste grande hub energetico: «Italia snodo per i flussi Europa-Africa»
A Bruxelles è stato presentato, al Parlamento Ue, il del Med & Italian Energy Report realizzato da Srm e Politecnico di Torino
I porti italiani, Trieste in testa, come hub energetico per il Centro Europa; il Belpaese rappresenta il gateway per i nuovi combustibili. Buone notizie sul versante delle fonti alternative nell’ambito degli impatti geopolitici, con un focus sulle forniture di gas naturale e sul ruolo potenziale del solare nell’inderogabile dialogo euro-mediterraneo, specie con i Paesi africani.
Sono i principali temi emersi ieri a Bruxelles durante la presentazione al Parlamento Ue del sesto Med & Italian Energy Report, che quest’anno ha l’impegnativo titolo di “The energy transition in the Mediterranean between sustainability and security: a dynamic think-tanking approach”. Il documento è stato realizzato con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo e rappresenta il frutto della sinergia scientifica tra Srm (il centro studi collegato al gruppo Intesa Sanpaolo) e l’Esl@energycenter Lab del Politecnico di Torino, con la collaborazione della Fondazione Matching energies.
Durante la discussione scientifica del rapporto sono emerse anche interessanti elementi che, in termini giornalistici, si chiamano notizie e sono particolarmente significative. La prima è che nello scorso l’Italia ha fatto segnare il record delle energie alternative. Infatti oltre il 42% della nostra domanda interna è stata coperta con il solare, l’eolico o l’idroelettrico. Un bel passo avanti rispetto al 37% del 2023 e ad appena il 31% del 2022. Ma su questo versante il rapporto mette in evidenza un fattore ancora più significativo.
Infatti la sponda Sud del Mediterraneo evidenzia promettenti potenzialità per il solare e l’eolico. In particolare, il documento dimostra che considerando il solo fotovoltaico, «basterebbe meno dell'1% della superficie dei Paesi della costa meridionale per generare elettricità sufficiente non solo a soddisfare la futura domanda locale, ma anche per produrne in eccesso ed esportarla verso la Ue».
Oggi, invece, la situazione è agli antipodi. Infatti la maggior parte della capacità installata di energie rinnovabili risulta concentrata nell’area settentrionale del Mediterraneo: su un totale di 112,5 Gigawatt di fotovoltaico nel 2023, l’81,9% era localizzato nella costa Nord, mentre solo il 2,8% in quella dell’Africa. Per l’eolico le ripartizioni sono, rispettivamente, dell’82,5% e del 4,3 per cento.
Ecco perché il «recente patto strategico tra l’Italia, l’Albania e gli Emirati Arabi uniti, firmato il 15 gennaio dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni – sottolinea Massimo Deandreis, Direttore generale Srm-Intesa Sanpaolo - è la chiave per una nuova diplomazia energetica che, puntando sulle interconnessioni, costituisca un modo concreto e sostenibile di affrontare la transizione energetica. Un asse di intesa sull’energia potrebbe consolidare il dialogo tra le sponde del Mediterraneo e rappresentare un tassello ulteriore del Piano Mattei per consolidare il ruolo dell’Italia come hub energetico dei flussi Europa-Africa».
Sotto l’aspetto geopolitico, va detto che gli scali del Belpaese diventano sempre più strategici sul versante energetico per almeno due motivi. Il primo è quello dei terminali (gasdotti, oleodotti, Gnl, ecc.), il secondo è rappresentato dagli investimenti sulla transizione green per l’attracco sostenibile delle navi, sia passeggeri, sia mercantili.
E Roma è appunto in prima fila – sottolinea Deandreis - nello sviluppo del nuovo modello di porto come polo di sviluppo energetico, con Trieste leader assoluto per il greggio che nel 2024 è arrivata a movimentare 40,2 milioni di tonnellate facendo da “ponte” verso la Germania, l’Austria e la Repubblica ceca, mentre Napoli è capofila per il gas, Porto Levante (Rovigo) e Piombino nel gas di petrolio liquefatto.
C’è da notare che diversi nostri scali figurano nella top 10 delle principali banchine energetiche dell’area mediterranea, con un ruolo rilevante soprattutto per il trade di petrolio e derivati. Nel greggio, come accennato, domina incontrastato il capoluogo giuliano che nello scorso anno ha messo a segno, nonostante i lavori di ampliamento «il miglior risultato dell’ultimo quinquennio», ricorda Alessio Lilli, presidente di Siot e general manager del Gruppo Tal.
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