In Trentino la centrale idroelettrica dove nascono le criptovalute green

TRENTO. Come ti trasformo la produzione di una centrale idroelettrica posta a mille metri d’altitudine in una “mining farm” per l’estrazione di criptovalute. A molti il solo il pensiero potrebbe far sorridere, ma la verità è che il panorama tecnologico che comprende bitcoin, ethereum e blockchain non ha confini e riesce a stuzzicare anche l’interesse delle comunità più remote.
Come successo a Borgo d’Anaunia, piccolissimo comune di 2.500 abitanti in provincia di Trento, nato due anni fa a seguito della fusione dei territori di Castelfondo, Fondo e Malosco. Un territorio “giovane” ma volto all’innovazione e con le idee ben chiare. Esattamente come quelle del sindaco Daniele Graziadei, trentasette anni e con un passato nel mondo dell’informatica, che il 31 dicembre 2021 è riuscito a convincere la propria giunta ad approvare una delibera che ha ufficializzato l’accordo con la IDM di Trento per la fornitura di 20 supercomputer da installare all’interno della centrale idroelettrica municipale “Alta Novella” posta a ridosso del torrente Novella e immersa nel verde rigoglioso degli abeti della Val di Non.
«La produzione della nostra centrale dipende al 100% dalla portata del torrente, che diminuisce nei mesi invernali arrivando a toccare solo 70-80 kilowatt – spiega Graziadei -. Proprio per cercare di massimizzare il profitto della centrale nei periodi più complicati abbiamo deciso di vendere un quinto della produzione totale sotto forma di potenza di calcolo, e il restante al mercato libero».

Una decisione presa insieme alla Tecnoenergia, azienda trentina che si occupa della gestione, manutenzione e produzione della centrale, e che permette all’amministrazione di dare un futuro chiaro all’impianto, dando stabilità anche al bilancio comunale.
Dall’acqua del torrente alla potenza di calcolo
Oltre ai 20 supercomputer forniti a noleggio da IDM, il comune ne ha comprati altri 20 proiettando la struttura verso un riammodernamento estremo, e facendola diventare un vero e proprio centro di supercalcolo della potenza di 4 petahash, ideale per l’estrazione di monete virtuali - ormai sempre più diffuse e utilizzate - in maniera completamente green.
Il cosiddetto processo di mining, infatti, è molto dispendioso dal punto di vista energetico e necessita di strutture hardware molto potenti. Si stima che ogni anno nel mondo vengano assorbiti circa 130 miliardi di kilowattora per questo tipo di operazioni. Un dato che può essere però attutito attraverso l’azione purificatrice della natura.
È da qui che nasce l’idea di sfruttare l’acqua del torrente per produrre l’energia necessaria ad alimentare i computer impegnati giorno e notte nel processo di supercalcolo. Computer che, data la posizione strategica in alta quota della centrale, non hanno neanche bisogno di un sistema esterno di raffreddamento visto che sono soggetti alla frescura della montagna. Un ulteriore vantaggio fiutato dal giovane sindaco, primo in Italia ad affacciarsi a un business simile.
«Con questo progetto puntiamo a diventare protagonisti nella promozione della blockchain, come strumento per la ricerca e lo sviluppo sostenibile del web 3.0, nonché di mettere a disposizione una tecnologia che permetta alla popolazione mondiale che attualmente è esclusa dal sistema monetario tradizionale di essere inclusa in esso – prosegue Graziadei -. L’impianto permetterà di individuare nuove opportunità per potenziare l’attuale sistema elettrico della centrale puntando su un nuovo settore industriale, quello delle cripto». Il costo dell’intera operazione si aggira attorno ai 150mila euro complessivi.

Alps Blockchain, il mining è ecosostenibile
Tutto ciò non sarebbe stato però possibile senza l’incontro del sindaco Graziadei con Alps Blockchain, startup trentina impegnata nel costruire veri e propri ponti tra il mondo blockchain e quello dell'energia rinnovabile ed ecosostenibile. I founder, Francesco Buffa e Francesca Failoni, sono due ragazzi giovanissimi ma con una forte esperienza alle spalle sviluppata durante i loro anni di studi universitari, che hanno supportato il comune di Borgo d’Anaunia nella conversione della centrale in “mining farm” a ridotto impatto ambientale.
«Quello che cerchiamo di fare è offrire la agli attori del settore energetico la possibilità di rigenerare, ripristinare e potenziare i propri impianti, ottimizzando la produzione e valorizzando il rendimento dell’energia prodotta» spiegano i due CEO d’azienda.
Un’idea che mira a dare nuovo valore all’energia prodotta, che viene così destinata all’autoconsumo per la mining farm. Al comune viene garantito un maggiore profitto e al tempo stesso si affaccia ad un modello di business diversificato che fa diventare il produttore di energia anche produttore diretto di potenza di calcolo per cripto, aggiungendo un ulteriore processo alla sua filiera. La potenza di calcolo generata dalla centrale idroelettrica viene venduta alla startup, che la rivende a sua volta sul mercato libero, facendo diventare il comune, di fatto, un fornitore.

«Il prezzo di vendita si aggira su un surplus del 30-35% rispetto al prezzo di 1kw» precisa il sindaco, a conferma dell’importante guadagno per le casse del Comune.
Alps Blockchain, nata solamente tre anni fa, si occupa di installare ciò che serve, dando supporto logistico e tecnico, mentre l’energia verde ed ecologica la producono le centrali che riprendono vita. Al momento la startup sta già collaborando con 18 impianti e mira ad un’espansione anche all’estero. In tutto vi sono collaborazioni presenti o in via di scrittura con 32 strutture, sia private che pubbliche. Ma in futuro si punterà anche alla realizzazione di impianti di proprietà.
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