«Nella crisi di Suez Trieste competitiva per i collegamenti ferroviari con l’Est»
Secondo l’ultimo rapporto sull’economia regionale di Bankitalia fra gennaio e marzo il traffico container del porto è calato del 17,3%
I venti della guerra russo-ucraina, che incombono sull’Europa, e il blocco di Suez, da cui transita il 43% del traffico marittimo verso il continente, continuano a incidere sui traffici dei porti del Mediterraneo. In particolare soffre il traffico container : «Le tensioni geopolitiche favoriscono la frammentazione del commercio globale e del trasporto marittimo. Basti considerare che da Suez transita il 43% del traffico marittimo verso il continente», sottolinea un report pubblicato da Assoporti e Srm «Port Infographics Update 2024».
Il traffico container è calato in 10 dei primi 15 porti europei (classifica guidata da Rotterdam, in cui l'unico porto italiano è Gioia Tauro), mentre Tanger Med (Marocco) e Ambarli (Turchia) crescono invece a doppia cifra, rispettivamente del 13,4 e del 10,6%.
Secondo il dossier gli scali italiani nel 2023 hanno movimentato 474,4 milioni di tonnellate di merce, con un calo del 3,2% rispetto al 2022. In particolare è cresciuto il traffico ro-ro (+0,24%) mentre soffrono container (-3,6%), rinfuse solide (-15%) e liquide (-1%). Sono invece aumentati i passeggeri (+16,3%) a 70,8 milioni e in particolare i crocieristi (+48%) a 11,4 milioni.
Il porto di Trieste, secondo il recente rapporto della Banca d’Italia, sede di Trieste, sull’economia regionale resta però resiliente: «La contrazione dei traffici nei due porti regionali è stata più lieve di quella registrata dagli altri scali marittimi dell’Alto Adriatico e pressoché analoga a quella media dei restanti porti italiani» sottolinea Bankitalia riportando i dati dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale che pochi giorni fa ha diffuso i numeri dei traffici nei primi cinque mesi con i container in calo del 10%. L’impatto Suez si è dunque sentito. Tuttavia, malgrado la crisi congiunturale, lo scalo giuliano è cresciuto del 5,56% sui volumi complessivi, con 24 milioni di tonnellate di merce movimentata rispetto al periodo gennaio-maggio 2023.
Per Bankitalia nel 2023 la movimentazione di merci nei porti di Trieste e Monfalcone è diminuita del 3,2 per cento rispetto all’anno precedente non solo per la crisi di Suez ma anche «a causa della debolezza delle economie dell’Europa centro-orientale, storico entroterra di riferimento per gli scali marittimi regionali».
Il calo ha interessato sia le rinfuse liquide (-1,4 per cento), che rappresentano circa due terzi del totale, sia i Ro-Ro e i container la cui movimentazione è scesa rispettivamente del 6,7 e del 3,1 per cento.
Nei primi mesi di questo 2024 i problemi di sicurezza nella navigazione del Mar Rosso hanno indotto molti armatori a modificare le rotte delle navi mercantili con un conseguente slittamento delle consegne.
Fra gennaio e marzo il volume dei container soprattutto verso l’Oriente movimentati a Trieste e Monfalcone si è ridotta del 17,3 per cento. Una flessione tuttavia «ampiamente compensata dall’aumento delle rinfuse liquide (prevalentemente petrolio) e dalla movimentazione dei Ro-Ro che non hanno risentito degli effetti della crisi del Mar Rosso in quanto connessi prevalentemente ai traffici con i paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo, in particolare la Turchia». Per Banca d’Italia il protrarsi del conflitto rischia di «penalizzare la logistica marittima nel Mediterraneo, e in particolare dell’Alto Adriatico, in favore dei porti del Nord Europa». In questo contesto tuttavia i collegamenti ferroviari con l’Europa centro-orientale continuano a rappresentare un importante fattore di competitività per lo scalo regionale: «In media tra il 2019 e il 2023 il 53 per cento dei container movimentati (al netto dei trasbordi) è transitato su rotaia, una quota nettamente superiore rispetto agli altri porti italiani». Un vantaggio anche rispetto agli indubbi benefici per l’ambiente.
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