Antonio Gurrieri sarà il nuovo presidente del porto di Trieste
Il nome è stato indicato dal Ministero. La scelta del centrodestra dopo 35 anni di lavoro nell’ente

Il prossimo presidente dell’Autorità portuale di Trieste e Monfalcone sarà Antonio Gurrieri, che da settimane era considerato l’assoluto favorito alla successione di Zeno D’Agostino. Ora una nota del ministero delle Infrastrutture e Trasporti rende ufficiali i pronostici. L’iter di nomina prevede ancora una serie di passaggi formali che richiederanno circa un mese, ma il Mit ha espresso la sua preferenza e – secondo quanto trapela – la Regione garantierà a stretto giro la propria condivisione: gli accordi tra il ministro Matteo Salvini, il suo vice Edoardo Rixi e il presidente Massimiliano Fedriga erano d’altronde fatti da tempo.
«La lettera, sottoscritta dal vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, rappresentano un passaggio fondamentale verso la conclusione del percorso di nomina, che prevede ora l’espressione del parere da parte delle rispettive Regioni prima della trasmissione agli organi parlamentari competenti», recita la nota del Mit, che annuncia anche la designazione di Francesco Benevolo a Ravenna, Francesco Mastro a Bari, Giovanni Gugliotti a Taranto e Davide Gariglio a Livorno. Il commento a caldo di Gurrieri è di prammatica.
«Sono felice dell’attestazione di fiducia ricevuta – dice Gurrieri al Piccolo – e attendo ora il successivo iter previsto prima della nomina.»
Toccherà a Gurrieri raccogliere la pesante eredità di D’Agostino, dopo una vita trascorsa nei ranghi dell’Autorità portuale: 35 anni da alto dirigente dell’ente, dove oggi svolge ad interim le funzioni di segretario generale del commissario straordinario Vittorio Torbianelli. Per quest’ultimo appare probabile il ritorno nella posizione di segretario generale, lasciata per diventare commissario del porto dopo le dimissioni anticipate di D’Agostino, cui non dispiacerebbe veder confermata la teoria del ticket fra i suoi ex collaboratori. Gurrieri ricoprirà un mandato di quattro anni: uno soltanto perché ragioni anagrafiche impediscono il rinnovo.
Il prescelto ha messo alle spalle le altre candidature triestine, a cominciare da quella di Torbianelli. Per un po’ è rimasta viva la pista dell’avvocato marittimista Massimo Campailla, ma il nome di Gurrieri è apparso quasi subito il più accreditato per la capacità di soddisfare tre condizioni: gradimento degli operatori, vicinanza al centrodestra e preferenza accordatagli da D’Agostino. Il ministero dei Trasporti, e il viceministro Rixi in particolare, non hanno avuto obiezioni e così pure il presidente Fedriga, che ha condiviso la linea della continuità e del territorio, senza incontrare proposte alternative da parte delle altre forze del centrodestra, a cominciare da Fdi. La politica non ha litigato sui nomi, perché nessun partito disponeva di un candidato credibile e ha voluto rischiare di sbagliare la scelta dopo i risultati raccolti da D’Agostino nell’ultimo decennio.
L’intesa blinda Gurrieri, che però dovrà passare per l’audizione davanti alle commissioni di Camera e Senato, dove per la prima volta avrà la possibilità di delineare visione e strategie per lo sviluppo del porto. Il voto parlamentare sulla sua nomina sarà consultivo, ma rappresenta comunque un’investitura: e se il favore del centrodestra è scontato, l’atteggiamento del Pd garantirà o meno la trasversalità politica, dopo la stagione in cui D’Agostino, pur scelto dal centrosinistra, era poi riuscito a mettere d’accordo tutti.
Gurrieri prenderà in mano il timone in una fase di acque agitate. Il primo impegno è a portare avanti i progetti di sviluppo impostati, ma il continuo cambiamento dei riferimenti in ambito geopolitico ed economico richiede capacità di innovare autonomamente, pianificare e cambiare schema in corsa. E di farsi ascoltare a Roma, dove Trieste è ormai un punto fermo delle strategie ma è destinata ad avere un rapporto meno privilegiato di prima. Da adesso sarà un continuo confronto col passato recente. Cosa avrebbe fatto D’Agostino davanti alla doccia gelata dello stop alla gara d’appalto da 180 milioni per la riconversione di Servola? Come avrebbe gestito le sportellate fra compagnie armatrici come Dfds e Grimaldi? Quanti milioni avrebbe ottenuto da Roma? E così avanti, perché le sfide che attendono il porto sono tante, di rilievo e in molti casi impreviste.
Non bastassero la guerra dei dazi innescata dall’America di Donald Trump e il perdurare della crisi di Suez, Gurrieri dovrà risolvere subito la gigantesca grana dello stop all’appalto per la riconversione logistica dell’ex Ferriera di Servola: a rischio 180 milioni sugli oltre 400 del Fondo complementare del Pnrr, che vanno messi a frutto per lo sviluppo dei terminal. Meno grave la recente bocciatura della Corte dei conti alla società in house per la gestione digitale delle merci. Molto sta cambiando intanto sul fronte dei traffici e l’Adsp dovrà dimostrarsi salda nell’accompagnare nuovi scenari come la dura concorrenza tra Dfds e Grimaldi sull’autostrada del mare turca; la nascita di un nuovo molo container a Fiume che sarà fortemente concorrenziale; l’apertura di una rotta africana ancora da consolidare; il rientro di Venezia nella partita delle crociere con la possibile flessione dei traffici; la necessità di portare a termine il raddoppio ferroviario (200 milioni da Rfi) per tenersi al passo con Capodistria.
E poi ci sono i grandi scenari, come quello aperto dal progetto di corridoio Imec fra l’India e Trieste, ma pure quelli che riguardano i rapporti con realtà globali come Msc e Hhla. E ancora le questioni strettamente triestine: le possibili ipotesi di riordino delle società partecipate, il nodo mai sciolto del riconoscimento del regime di porto franco internazionale, la necessità di mettere ordine nella congestione dei camion che vanno e vengono sulle rotte ro-ro, la sistemazione dei varchi portuali, le possibili scosse occupazionali provocate dai mutamenti in atto nei flussi di merci. Fino alle visioni futuribili da inverare, come quella dell’evoluzione del porto in un doppio hub dell’energia e dei cavi dati. Il lavoro non mancherà.
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