Intermizoo, ecco le stalle dove nasce il toro Miura: il migliore del mondo

Nel Centro Tori “ValleVecchia” sorgono le stalle dei tori ed un laboratorio di analisi tra i più all’avanguardia d’Europa, dove viene svolta tutta l’attività di prelievo, lavorazione e stoccaggio del seme. Qui vivono Miura, Kubrik, Pepsol e Nebuala e molti altri, tori dal valore milionario, ai primi posti nelle classifiche internazionali per la qualità del loro seme

Nicola Brillo

VENEZIA. A pochi passi dalla splendida oasi della Brussa a Caorle vivono i tori più richiesti al mondo. Qui c’è la sede operativa di Intermizoo, l’istituto interregionale per il miglioramento del patrimonio zootecnico, società controllata dalla Regione del Veneto attraverso Veneto Agricoltura, e Arav (Associazione degli allevatori veneti).

Nel Centro Tori “ValleVecchia” sorgono le stalle dei tori ed un laboratorio di analisi tra i più all’avanguardia d’Europa, dove viene svolta tutta l’attività di prelievo, lavorazione e stoccaggio del seme. Qui vivono Miura, Kubrik, Pepsol e Nebuala e molti altri, tori dal valore milionario, ai primi posti nelle classifiche internazionali per la qualità del loro seme.

Gli straordinari tori veneti sono i migliori del mondo grazie alla genetica
La redazione

Da qui parte infatti il seme per fecondare le vacche in tutto il mondo. Il polo della qualità genetica per la zootecnia da latte nasce nel 1974 con l’obiettivo di aumentare le produzioni di latte per vacca, la longevità e la fertilità dei bovini, la qualità del latte per la trasformazione e l’attitudine casearia, le varianti proteiche.

Allora il Veneto arrancava per quantità, oggi è dietro solo a Lombardia ed Emilia Romagna, e qualità. I tori Intermizoo vivono in un ambiente ventilato, a temperatura controllata dove tutto è studiato per garantire il benessere dell’animale. E l’azienda produce da sé anche il foraggio in maniera sostenibile e senza chimica, con il quale sono alimentati tutti gli animali che quotidianamente vengono lavati, tosati e “portati a saltare”. “Selezioniamo una quarantina di tori all’anno, che vengono inseriti nel circuito di produzione del seme – spiega il direttore di Intermizoo, Francesco Cobalchini -. Siamo nati negli anni 70 su mandato della Regione per elevare la qualità e quantità degli allevamenti veneti. Poi ci siamo internazionalizzati, gestendo in proprio anche le esportazioni”.

Intermizoo fattura 6 milioni di euro l’anno e ha 35 dipendenti. Ogni dose di seme vale circa 17 euro e “un salto” può produrre mediamente 700 dosi. La società detiene circa il 60% della qualità del patrimonio nazionale. Inoltre è proprietaria di oltre 230 selezionati tori di razza Frisona, e di oltre 15 bufali. Grazie alle “prove di progenie” gestite con metodi scientifici, ottiene riproduttori di grande pregio genetico che hanno fatto la storia della moderna popolazione di Frisona in Italia.

La metà delle oltre 1 milione e 200mila dosi di seme prodotte ogni anno vengono esportate in 55 Paesi: non solo in Europa, ma anche in Giappone, Cina, Pakistan, Turchia, America e Nord Africa.

“I risultati di oggi arrivano da 10 anni di grande lavoro - prosegue il direttore di Intermizoo -. La ricerca nel nostro centro continua, noi ci preoccupiamo di cosa potrebbe essere utile al mercato tra 5/10 anni. Ora ci stiamo occupando degli impatti ambientali degli allevamenti. Non ci sono grandi margini, ma qualcosa lo possiamo fare. Altro fronte è quello relativo al miglioramento genetico funzionale ad una migliore trasformazione del latte, ovvero il formaggio”.

E’ stato creato l’indice Pro Caseus per misurare la qualità del latte, partendo dai tori riproduttori per produrre un formaggio migliore. Su questo Intermizoo sta collaborando a stretto contatto con l’Università di Padova e il centro diretto dal prof. Martino Cassandro. Il nuovo metodo consente di predire l’attitudine casearia del latte di un bovino grazie all’ausilio di un chip genico.

“Stiamo lavorando per rendere più efficiente l’intera filiera del latte con un minore impatto ambientale e una maggiore qualità del formaggio – conclude Cobalchini -. L’Italia ha prodotti caseari unici, intendiamo così tutelarli dalle contraffazioni. Questo sarà il nostro lavoro principale per i prossimi anni”.

Il formaggio con latte Pro Caseus rende anche di più. Le ricerche svolte a ValleVecchia hanno dimostrato che ogni aumento unitario del tempo di coagulazione porta ad una perdita di circa 0,25 kg di formaggio ottenibile da 100 kg di latte. Grazie alle sue migliori caratteristiche coagulative, un litro di latte Pro Caseus consente di produrre fino al 10% di formaggio in più. Minore latte necessario per la produzione di formaggio significa ricadute positive per la salute del consumatore e la sostenibilità dell’intera filiera, basti pensare al minor consumo di risorse come acqua e suolo e alla minore quantità di latte trasportato.

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