Internazionali e focalizzate: così 100 imprese del Nordest cavalcano la crisi

La classifica delle cento aziende più performanti negli anni della recessione. Grande distribuzione, industria e servizi le tre armi che rendono forte il territori

La grande distribuzione regna sovrana nella classifica delle tigri del Nordest, ovvero le cento imprese delle province di Padova, Treviso, Venezia, Udine, Pordenone, Trieste e Gorizia, che registrano le migliori performance di margini (ebitda) e reddito dal 2012 al 2016, l’anno dell’ultimo bilancio depositato.

Una classifica da integrare con i campioni, selezionati con i medesimi criteri, di Belluno (Unifarco e Manifattura Valcismon), Vicenza (Favini) e la veronese Pedrollo. E se è vero che uno dei fattori determinanti, ai fini dello sviluppo di un’area, è la presenza di un tessuto economico complesso, abbiamo di fronte una lista che conferma la poliedricità del Nordest, per settori e competenze.


Le cento migliori aziende del Veneto e Friuli Venezia Giulia (di cui raccontiamo in queste pagine solo una selezione) sono imprese di comparti diversi che comprendono sia la manifattura classica sia i servizi come quelli dell’assistenza alle persone anziane. Con la gradita sorpresa di vedere sul podio società di settori che la crisi sembrava aver, se non spazzato via, almeno compromesso nelle performance. Uno su tutti: il legno arredo. Il grande comparto leader è il food con campioni come illycaffé, Centro Carni, Colomberotto, Forno D’Asolo, i vini Santa Margherita e Botter. Un dato che ci restituisce la positiva dinamica anche dell’agrifood made in Italy: il settore che ha meglio risposto alla Grande crisi.

A dominare, per dimensione, c’è la grande distribuzione organizzata dei gruppi Alì, Gottardo, In’s, Lando. Fatturati miliardari o quasi, ma non solo: questa non è la classifica Top 500, dunque, questa aziende sono prime perché crescono perfino in un contesto non semplicissimo. Basti pensare che gli Stati Uniti hanno già stimato che nel 2023 sarà aperta solo la metà dei grandi mall oggi presenti.

La Gdo si trova nel mezzo di una metamorfosi complessa, alla ricerca di una modifica sostanziale del modello di business verso nuovi canali distributivi online e un ridimensionamento degli spazi a favore dei negozi di prossimità che avevamo dati per morti.

Ma i “supermercati di città” sono una formula che il Nordest ha sempre fatto propria, a partire dalle scelte del colosso Alì e, ora, anche i numeri dimostrano che è vincente. Tra i Top 100 ci sono anche i servizi: le agenzie per il lavoro come Humana o Eurointerim, la grande cooperativa della sanità Codess, Sereni Orizzonti che gestisce case di riposo rispondendo a uno dei grandi bisogni di una società che sta invecchiando pesantemente.

E la manifattura? Non solo è presente ma anche ben rappresentata nelle sue sfaccettature: meccanica, chimica, gomma plastica, automotive, macchinari. Si conferma quindi quella complessità produttiva alla base della capacità di sviluppo di Pil di quest’area. Positiva la presenza del mobile, dopo la lunga Crisi, con campioni come Friul Intagli, Veneto Cucine, Arredo3, Alf1 e il Mobilificio San Giacomo: significa che in una situazione di grande difficoltà del comparto, parliamo degli anni dal 2012 al 2016, più di qualcuno è riuscito a farcela posizionandosi su nicchie o legandosi alle grandi catene globali del valore come Ikea. Lo dimostrano anche Texa e Brovedani nell’automotive.

I tratti comuni di queste aziende? La grande proiezione internazionale per la maggior parte dei casi, la specializzazione negli altri casi. Al di là della classifica, potremmo essere di fronte a dei veri e propri modelli sani e positivi di impresa che potrebbero dettare una via. Ci siamo abituati per anni a raccontare un’economia distrettuale dove alcune imprese leader indicavano una traiettoria di sviluppo e questo bastava alle altre che si ponevano in scia imitandole.

Oggi questo è un passaggio più difficile perché è cambiato il contesto, i processi sono sempre più digitalizzati, l’internazionalizzazione è complessa: per copiare formule vincenti servono competenze manageriali e di capitale umano non banali. Per far sì che le “tigri” siano le imprese faro del Nordest serve creare un sistema capace di supportare percorsi di crescita complessi.
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