Interporti del Fvg, una rete di sistema per la piattaforma logistica regionale

Fernetti e Sdag verso lo scambio azionario, ultimo tassello del progetto di partecipazioni con la regia del Porto di Trieste

Veduta aerea di Interporto Trieste, dall'Archivio Adsp Mao
Veduta aerea di Interporto Trieste, dall'Archivio Adsp Mao

UDINE. Una regione-porto, crocevia di traffici in partenza e in arrivo via mare, oltre che cuore produttivo di quel Nordest che - a dispetto di tutto - continua ad essere la locomotiva produttiva del Paese. È un’ambizione, quella del Friuli Venezia Giulia, che si avvantaggia di un imprescindibile dato di fatto: la sua posizione geografica. E sebbene non sia più la zona di confine degli anni ante-caduta del muro di Berlino, resta cerniera verso l’Est e verso il Nord Europa, che continua ad essere il principale mercato di sbocco dei prodotti made in Italy. Negli ultimi anni, poi, il Porto di Trieste ha visto crescere la propria importanza, e non solo per l’approdo delle merci in arrivo via mare, ma anche per i collegamenti via ferro attivati, e anche qui, verso il centro Europa.

Per completare il quadro è sufficiente aggiungere la rete degli Interporti. “Porto secco” o “Porto a secco” è l’altra definizione di queste strutture, che fanno del Fvg un unicum nel Paese. La logica li vuole come aree a vocazione logistica per lo scambio gomma-rotaia, e quindi vocati all’intermodalità, e ben connessi con l’infrastruttura principe della regione, ovvero il Porto di Trieste.

E come ogni struttura complessa, funziona meglio in un’ottica di rete, e ancor meglio se questa rete convoglia in un unico punto. Diciamo che, se questo è il disegno, la rete non è ancora completa: manca Pordenone.

Veduta aerea di Interporto Pordenone
Veduta aerea di Interporto Pordenone

Gli Interporti di Trieste Fernetti e Gorizia Sdag hanno recentemente saldato il collegamento con l’ingresso, nel Cda di Trieste, del presidente di Sdag (il cui socio di riferimento è il Comune di Gorizia) mentre è attesa l’esito della due diligence che dovrebbe portare Fernetti a rilevare le quote di Sgad.

Una volta completata l’operazione, la piattaforma logistica del Friuli Venezia Giulia sarebbe ad un soffio dal completamento, perché l’Interporto di Cervignano è già controllato da Interporto Trieste (che ha anche un socio minoritario ma di notevole importanza, quale Duisburger Hafen Ag, la società che possiede e gestisce il porto fluviale tedesco di Duisburg, il più grande inland port e centro intermodale europeo, ndr), il Porto di Monfalcone è parte integrante dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Orientale, e quindi del Porto di Trieste, ed ecco di fatto la rete Porto-Retroporto del Fvg.

Il Porto di Trieste
Il Porto di Trieste

All’appello, come detto, manca Pordenone, che resta autonomo, ma non è detto che la situazione non offra sviluppi in futuro. Diciamo che se le connessioni tra Trieste, Gorizia, Cervignano e Molfalcone con Trieste siano maggioritarie, il Friuli occidentale guarda anche a sud, verso Venezia, per intenderci.

Ciò che conta - seguendo il ragionamento del presidente dell’Autorità, Zeno D’Agostino - è riuscire a creare un “sistema” che operi come tale. E se questo è l’obiettivo, la strada non solo è tracciata ma in buona parte anche percorsa.

L'Iterporto di Cervignano
L'Iterporto di Cervignano

In attesa dei dati definitivi del 2021, si può anticipare che il trend è stato più che positivo per tutti i nodi della rete concentrati oggi su un futuro che parla di investimenti finalizzati allo sviluppo e alla crescita, e al rafforzamento delle infrastrutture, in primis quelle ferroviarie, e non solo. Interporto Trieste è impegnato sul raccordo di Fernetti, sull’elettrificazione, la riqualificazione dei piazzali. Investimenti non estranei alla decisione di Bat di insediarsi nel comprensorio di FreEste (operazione da 500 milioni di euro).

Anche nel Friuli occidentale si punta ad investire e ad incrementare i collegamenti, tra gli altri con la Polonia, e incrementare la capacità di movimentazione dell’Interporto fino ai livelli di saturazione. E non solo: avendo occupato le aree disponibili, sostiene la proposta, avanzata da un privato, di riconvertire a finalità logistiche l’ex stabilimento Ideal Standard di Orcenico. L’idea è quella di trasformare il sito industriale abbandonato, in una zona magazzini-polmone a disposizione sia di Interporto Pordenone che della zona industriale di San Vito al Tagliamento. 

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