Intesa sul lavoro nella “nuova” Ferriera di Trieste: «Garanzie per tutti i 580 addetti attuali»
TRIESTE Il sindacato attende di accompagnare il percorso, e di capire le modalità di tutela dei lavoratori, ma il confronto di ieri con governo, giunta regionale e prefettura ha prodotto più di una certezza sull’occupazione nella Ferriera riconvertita dopo la chiusura dell’area a caldo. Anzi, è proprio il prefetto Valerio Valenti a ufficializzare che dal vertice sono emerse garanzie «per tutti i lavoratori, compresi i tempi determinati e gli interinali». Garanzie da inserire in queste ore nella bozza di Accordo di programma che si firmerà tra giovedì e venerdì della prossima settimana in prefettura.
«Mi pare si stia cogliendo un risultato storico con piena soddisfazione delle esigenze dei lavoratori del territorio – commenta Valenti –, in una prospettiva di rilancio sia sotto il profilo industriale che, appunto, occupazionale». Anche la Regione, in videoconferenza con il governatore Massimiliano Fedriga e l’assessore al Lavoro Alessia Rosolen, vede il traguardo vicino dopo aver richiesto che l’Accordo contenga il piano industriale di Icop-Plt e che in esso si individui esplicitamente l’incremento potenziale di occupati legato a futuri investimenti ed espansioni infrastrutturali, come il terminal ferroviario e il Molo VIII. «Lo stanziamento di ingenti risorse pubbliche per la riconversione della Ferriera mira non solo alla salvaguardia dei livelli occupazionali – dichiarano Fedriga e Rosolen –, ivi compresa quella dei lavoratori con contratti a termine e dei somministrati, ma all’assunzione di precisi impegni da parte di tutti i soggetti privati sottoscrittori dell’Accordo di programma sul fronte degli investimenti e della creazione di nuovi posti di lavoro». Focus dunque non solo sull’esistente, sottolinea Rosolen, «ma anche sulle potenzialità future del sito».
Di qui dunque l’insistenza per inserire nel documento «precisi vincoli per i contraenti affinché, al mantenimento degli addetti, si affiancassero prospettive concrete di sviluppo economico e lavorativo». A questo punto non resta che monitorare quello che effettivamente verrà scritto nell’Accordo di programma sui tavoli romani del governo, presente ieri con il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli («Ai sindacati abbiamo dato certezze rispetto ai lavoratori che escono dall’area a caldo», ha dichiarato a fine confronto). Il punto di partenza, sul fronte lavoro, sono i 580 dipendenti pagati al momento della chiusura dell’altoforno: 361 nell’area a caldo, 140 nel laminatoio, 41 nella centrale elettrica e 38 nella logistica. Di qui la richiesta nei giorni scorsi di Rosolen a Patuanelli di prevedere un aumento di garanzie rispetto ai 417 lavoratori previsti in una prima versione, vale a dire sui rimanenti 163, di cui 66 interinali cui non verrà rinnovato il contratto a fine maggio e 97 (50 dei quali lavoreranno nelle opere di smantellamento e bonifica) per cui si dovranno trovare «soluzioni diverse».
A quanto pare il percorso è dunque avviato per dare risposta a tutti i 580 addetti. Anche se, a quattro-cinque giorni da una firma che, oltre a governo, Regione, Comune, Demanio e Autorità portuale, coinvolgerà naturalmente i privati Arvedi e Icop-Plt, la giunta si aspetta un’altra riunione prima dell’intesa e mantiene per adesso prudenza. «Riteniamo possa trovare risposta la richiesta di garantire la convergenza tra lavoro, sviluppo e ambiente – concludono Fedriga e Rosolen –: tre obiettivi imprescindibili e inscindibili, ai quali sono legate crescenti aspettative per il futuro della città di Trieste e del Friuli Venezia Giulia».
In un clima di serenità rientrano anche le posizioni del sindacato, che ha fatto il punto in una successiva videoconferenza con Antonio Rodà, segretario della Uilm Uil di Trieste, a trasmettere una sintesi all’Usb: «Il ritardo di cui ci eravamo lamentati è stato spiegato dal ministro Patuanelli come conseguenza dell’ingresso nella partita di Icop, un fatto che ha rallentato l’iter. L’Accordo è stato dunque rivisto in una sua parte, ma quello che conta è che si sia inserito nel ragionamento dell’accordo sindacale. Ci muoviamo con circospezione perché vogliamo vedere ora i dettagli, ma il messaggio ai lavoratori è sicuramente positivo». —
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