Irinox e il "favore" agli Usa: l'abbattitore

E' come un fornetto a microonde e serve a surgelare in brevissimo tempo. L'hanno usato anche a Masterchef. La trevigiana Katia Da Ros: "Gli americani ci hanno dato il frigoriferi, è ora di ricambiare"

TREVISO. Il frigorifero del futuro si chiama “abbattitore”, nasce alla Irinox di Tarzo e – nelle intenzioni dei produttori – nei prossimi anni sarà un elettrodomestico presente nelle cucine di tutto il mondo. Oggi è un sogno (e l'abbattitore, nome commerciale Fresco, è ancora un po' caro: 1.500 euro a pezzo), ma in fondo tutta la storia di Irinox è una lunga visione, in buona parte realizzata. Nel 1989, anno della fondazione, il titolare Florindo Da Ros aveva a disposizione un capannone vuoto e un'idea.


Voglia di sognare
Meno di trent'anni dopo, quell'idea è diventata una società con tre sedi produttive nel Trevigiano e una filiale commerciale negli Usa, 230 collaboratori (260 entro fine anno), 45 mila impianti installati in tutto il mondo, 15 brevetti e, soprattutto, 42 milioni di fatturato (+10,5 per cento rispetto al 2014). La voglia di sognare è rimasta la stessa: «Gli americani ci hanno dato il frigorifero, è tempo di ricambiare il favore – spiega oggi Katia Da Ros, figlia del fondatore e amministratore delegato – noi daremo a tutto il mondo l'abbattitore, portando anche all'estero la nostra cultura del mangiar sano e senza sprechi». L'abbattitore (che assomiglia a un microonde) è un apparecchio che surgela cibi e bevande in rapidissimo tempo, permette lo scongelamento controllato e la lievitazione naturale.


Proprietà intatte
Può favorire una rivoluzione dei consumi, perché permette, a una settimana di distanza, di consumare cibo con proprietà organolettiche e nutritive intatte rispetto al giorno in cui è stato preparato. Dell'abbattitore fanno già largo uso, in Italia, ristoranti e pasticcerie (7 mila pezzi prodotti nel 2015), mentre nelle cucine domestiche entra ancora un po' a fatica. All'estero, soprattutto, è un concetto tutto da veicolare. «Per le innovazioni serve tempo – spiega Katia Da Ros – dobbiamo diffondere una cultura del cibo e del mangiare sano che in molti Paesi è assente. Pensiamo alla pasticceria, e all'importanza che ha per noi: in realtà, a parte Spagna e Francia, negli altri Paesi non c'è la cultura di presentarsi con il vassoio di paste la domenica a pranzo. È un mercato che non è così semplice da trovare. Per gli abbattitori è la stessa cosa: noi vogliamo far capire che si tratta di una rivoluzione, compatibile con la qualità e la conservazione degli alimenti, e in grado di ridurre lo spreco alimentare». In realtà i dati di bilancio dicono che molte delle barriere culturali citate dall'ad sono già state abbattute.


Acciaio inox
L'export, infatti, è già il punto forte di Irinox, che – abbattitori a parte – produce quadri elettrici in acciaio inox, surgelatori rapidi di temperatura, sistemi di conservazione e lievitazione. «Vendiamo all'estero il 54 per cento della nostra produzione – spiega ancora l'ad – ma la divisione quadri elettrici vende componenti ad aziende italiane che poi li installano su prodotti per il resto del mondo. Quindi direi che il 75-80 per cento dei nostri prodotti finisce all'estero». Irinox, la cui produzione è al cento per cento made in Italy, è presente in 80 Paesi: le fette maggiori del mercato straniero se le sono aggiudicate Stati Uniti, Giappone e Germania. Nel prossimo futuro l'azienda di Tarzo tenterà di sfondare in Francia, America Latina e Medio Oriente, cercando la collaborazione di commerciali residenti in loco e madrelingua. Se i prodotti viaggiano per tutto il globo, le radici restano ben salde a Nordest: nel 2015 sono stati investiti 4,7 milioni di euro nell'ampliamento e rinnovo delle sedi storiche di Corbanese di Tarzo e Ogliano di Conegliano.
Andrea De Polo
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