Italia-Cina prove di intesa sul commercio. Pechino: stop al protezionismo dell’Ue
A Verona il forum sui rapporti economici all’ombra della Grande Muraglia con il ministro Tajani

Dal Forum Italia Cina che si è svolto ieri a Verona emergono forti segnali di intesa, ma anche un paio di incrinature. Tra le cose positive che il dialogo imprenditoriale tra i due Paesi ha raggiunto ce ne sono almeno tre: la conferma di un prossimo volo diretto tra Venezia e Shangai, lo sviluppo del partenariato strategico, che farà incontrare le rispettive delegazioni due volte l’anno e la crescita dell’export italiano in Cina, che ha ormai toccato il ragguardevole valore di 19 miliardi di euro.
Ma, mentre il ministro degli Affari esteri Antonio Tajani sottolineava la crescente forza della Cina e la necessità di un suo intervento politico per tutelare il traffico merci attraverso il canale di Suez (ma anche per tranquillizzare l’Iran), dall’altra parte il Ministro del Commercio della Repubblica Popolare Cinese Wang Wentao attaccava la Commissione Europea per il suo protezionismo, con «barriere commerciali all’ingresso in Europa di nostre auto elettriche, pannelli solari e turbine eoliche».
«Questo atteggiamento – ammoniva Wentao – può generare rischi invece di eliminarli». Gli rispondeva indirettamente il presidente dell’Ice Matteo Zoppas, chiedendo alla Cina di sbloccare la burocrazia e le difficoltà doganali create a prodotti italiani come farine, oli e carni. Ma, a parte queste scaramucce, il dialogo tra i due Paesi appare davvero promettente.
Il volo tra il Veneto e la Cina consentirà, da una parte, di portare maggiori investitori e turisti cinesi in Italia, soprattutto in vista delle Olimpiadi invernali del 2026, dall’altra maggiori opportunità commerciali per gli imprenditori italiani, visto che: «Ci sono ampi margini di sviluppo verso la Cina – ha ricordato Barbara Beltrame, vicepresidente di Confindustria – e si stima che l’export dei beni strumentali possa crescere per 2 miliardi e quello dei beni di consumo per 2,4 miliardi».
Insomma, nei giorni dei 700 anni dalla scomparsa di Marco Polo, si punta sul potenziale economico ancora inespresso della Cina, Paese da un miliardo di abitanti e dalla ricchezza crescente, dove «il Veneto – ha sottolineato Tajani – non può che recitare una parte importante, in qualità di terza regione più esportatrice d’Italia, con le sue 420 mila imprese».
Imprese che avranno a disposizione anche i 4,5 miliardi di finanza agevolata messi a disposizione da Simest che «vedono la Cina – ha ricordato l’Ad Regina Corradini D’Arienzo – tra le prime tre aree di destinazione degli investimenti italiani, in particolare da parte delle Pmi».
Nel dialogo tra Italia e Cina va anche registrata l’apertura del ministro Wentao alla creazione di un ponte di interscambio tra i due Paesi, che guarda in particolare a prodotti italiani come i cosmetici e l’agroalimentare, con una menzione particolare verso il vino veneto.
Per quanto riguarda la Cina verso l’Italia, Wentao ha sottolineato gli investimenti cinesi in ricerca e sviluppo, orientati in particolare alla transizione ecologica in epoca di cambiamento climatico. Dario Scannapieco, amministratore delegato di Cdp, ha sottolineato il successo di questa piattaforma di “business matching” tra i due Paesi rappresentata dal Forum, che compie dieci anni e vede la partecipazione di 22 membri italiani e 14 cinesi. Insomma “opportunità senza limiti per le imprese italiane” come ha concluso il ministro cinese.
A margine del convegno il vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani, alla domanda su possibilità investimenti in Italia da parte dell’industria automobilistica cinese, ha risposto prudentemente auspicando un maggiore impegno da parte di Stellantis, salvaguardando quindi gli attuali posti di lavoro italiani nel settore. Infine, ha colto l’occasione per esaltare il ruolo di Forza Italia come forza rassicurante, al centro delle forze politiche europee, che ha appena concluso un accordo elettorale con la Südtiroler Volkspartei e punta a superare il 10% alle elezioni di giugno. —
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