La Croazia registra il Prosěk, levata di scudi contro il tentativo di scippo del Prosecco
Presentata dai croati alla Ue la richiesta di registrazione del nome da abbinare ad un vino locale. Coldiretti: «Ennesimo attacco al Made in Italy». E forse entrare in un mercato che vale oltre 500 milioni di bottiglie
UDINE. In passato c’era il Tocai, noto vino bianco friulano, su cui l’Ungheria appuntò il proprio interesse ingaggiando una battaglia che l’Italia ha perso.
La ragione?
Il Tocai friulano era solo un nome, il Tokaij ungherese era anche un luogo geografico, protetto quindi dalle norme comunitarie.
Prima del casus belli di oggi, memori della “lezione” ricevuta, il Prosecco – famosissimo vino veneto e friulgiuliano – ha esteso il proprio raggio d’azione fino a ricomprendere il paesino di Prosecco, sul Carso triestino, facendo così coincidere denominazione e luogo geografico.
Una mossa che non ha raffreddato le ambizioni della Croazia che, in questi giorni, ha presentato alla Commissione Ue la proposta di registrare il nome Prosěk che, guarda caso, altro non è che la traduzione in croato della parola Prosecco, da abbinare a un vino locale.
Rispetto ad una partita di cui molto si è discusso in passato, questa volta l’azione è stata reale.
Altrettanto ferma la reazione, innanzitutto della politica, la cui posizione in sintesi può essere sintetizzata con «giù le mani dal Prosecco».
Paolo De Castro, coordinatore del Gruppo S&D alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo, ha inviato una lettera al Commissario all'agricoltura Janusz Wojciechowski, per chiedere di fermare la procedura prima della pubblicazione in Gazzetta ufficiale Ue della domanda croata. «Il regolamento Ue sull'Organizzazione comune dei mercati agricoli - spiega De Castro - stabilisce che le denominazioni di origine e indicazioni geografiche protette devono essere tutelate da ogni abuso, imitazione o evocazione».
«Senza contare che - conclude l'europarlamentare Pd - al momento della sua adesione all'Ue, la Croazia non aveva chiesto la protezione della denominazione “Prošek”, consapevole del fatto che fosse in conflitto con la tutela riservata al nostro Prosecco».
«Ogni tanto ci riprovano, come un vecchio tormentone. Ma il Prosecco ha una sua identità che non
può essere assolutamente confusa. È scandaloso che l'Europa consenta di dare corso a simili procedure: non si tratta soltanto di scongiurare la confusione sui mercati ma di salvaguardare un diritto identitario», è la considerazione del governatore del Veneto, Luca Zaia.
Parla di «attacco al Made in Italy e al prosecco nazionale che è il vino più esportato nel mondo ma anche il più imitato» la Coldiretti secondo la quale l’avvio della procedura per il riconoscimento della Menzione tradizionale Prosek, sarebbe «una decisione che rischia di indebolire la stessa UE nei rapporti internazionali e sui negoziati per gli accordi di scambio dove occorre tutelare la denominazione prosecco dai falsi come in Argentina e Australia».
Ricorda Coldiretti che il successo del Prosecco «ingolosisce i falsari con imitazioni diffuse in tutti i continenti dal Meer-secco al Kressecco, dal Semisecco e al Consecco, il Whitesecco e del Crisecco. Il falso Made in italy alimentare - conclude la Coldiretti - vale 100 miliardi nel mondo dove 2 prodotti su tre che richiamano all’Italia non hanno in realtà nulla a che vedere con il tessuto produttivo ed occupazionale nazionale».
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