La fusione cancella le camere di commercio. Nasce la Cciaa della Venezia Giulia

Cala definitivamente il sipario sull'attività autonoma delle istituzioni di Trieste e Gorizia. A Trieste decaduti tutti i consiglieri. Serracchiani nomina il commissario

TRIESTE. È decaduto l’ultimo Consiglio della Camera di commercio di Trieste. Il prossimo sarà quello di un nuovo ente, la Cciaa della Venezia Giulia, che in virtù della fusione Trieste-Gorizia andrà a sostituire l’antica istituzione triestina. È la parola fine, o da un altro punto di vista un nuovo inizio per un’istituzione le cui radici affondano nel passato di Trieste fino alla prima metà del Settecento.

Il 7 settembre la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani ha emesso un decreto con il quale ha nominato l’ex presidente della Cciaa triestina Antonio Paoletti commissario straordinario dell’ente dal momento che il suo incarico da presidente è scaduto. Ciò in vista del periodo di transizione durante il quale la Camera non sarà più costituita dai suoi consueti organismi. Al commissario straordinario, si legge nel decreto firmato da Serracchiani, spettano poteri di ordinaria amministrazione, salvo i compiti attribuiti al commissario ad acta. A quest’ultimo, come stabilisce il decreto del ministero dello Sviluppo economico che ha imposto la fusione delle Camere, spettano gli atti necessari alle procedure di costituzione del Consiglio della Camera di commercio della Venezia Giulia.

Quest’ultimo incarico è stato affidato al segretario generale della Cciaa goriziana, Pierluigi Medeot. Ma come sarà composto il nuovo Consiglio? Un altro decreto della presidente, firmato il medesimo giorno, ha individuato le organizzazioni imprenditoriali, sindacali e le associazioni dei consumatori che provvederanno alla designazione dei membri. Nel decreto vengono definiti i seggi spettanti a vari settori produttivi: all’agricoltura uno; all’artigianato tre; all’industria quattro (di cui uno riservato alle piccole imprese); al commercio quattro (sempre con un posto per le piccole imprese); alle cooperative uno; al turismo due; a trasporti e spedizioni uno; a credito e assicurazioni uno; ai servizi alle imprese tre. Il nominativo del rappresentante dei liberi professionisti verrà indicato dal presidente della Consulta istituita nella Camera di Commercio di Trieste, mentre il rappresentante delle organizzazioni sindacali sarà designato dall’apparentamento tra Uil Gorizia, Uil Trieste, Cgil Trieste, Cgil Gorizia e Cisl Trieste e Gorizia. Dall’apparentamento tra Adiconsum Fvg e Federconsumatori Fvg verrà invece designato il componente in rappresentanza delle di tutela degli interessi dei consumatori e degli utenti. Dovranno essere così complessivamente designati 23 componenti del nuovo Consiglio che per la prima volta si riunirà tra fine ottobre e inizio novembre e designerà il nuovo presidente della nuova Camera di commercio. Successivamente verrà costituita la giunta camerale che avrà sette membri.

La procedura dovrà ora procedere speditamente. Il decreto ministeriale del 25 agosto scorso ha infatti dato 180 giorni di tempo a partire dalla sua entrata in vigore per la riduzione a un massimo di 60 del numero delle Camere di commercio in Italia. La proposta di rideterminazione delle circoscrizioni territoriali dovrà essere trasmessa da Unioncamere al ministero dello sviluppo economico entro 180 giorni dall’entrata in vigore del decreto.

In Friuli Venezia Giulia il processo registra qualche resistenza, imputabile però a dinamiche friulane tra Pordenone e Udine piuttosto che alla realtà della Venezia Giulia che sembra ormai consolidata attorno all’accordo raggiunto tra Trieste e Gorizia già oltre un anno e mezzo fa. Le delibere dei due Consigli camerali che hanno infatti avviato un processo volontario di fusione risalgono addirittura al 27 febbraio 2015. E ora il testo del decreto varato il mese scorso dal Governo offre ampi spazi di tutela per una futura Camera di commercio come quella giuliana, che cumula su di sé alcuni tratti eccezionali quali il carattere frontaliero, la limitrofa tra le due città, lo stato avanzato dell’accorpamento. Tutte caratteristiche che le permettono di derogare dall’obbligo di avere iscritte o annotate nei propri registri almeno 75mila imprese.

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