La Mantovani chiede il concordato, mancano incassi Mose-Expo

La storica azienda di costruzioni ha chiesto al Tribunale di Padova domanda di concordato in continuità aziendale. Cause della decisione per la società sono «l'acuirsi della situazione di tensione finanziaria» per i «mancati incassi degli ingenti crediti che la società vanta nei confronti dei committenti Consorzio Venezia Nuova e Expo 2015

VENEZIA. L'Impresa di Costruzioni Mantovani Spa ha chiesto al Tribunale di Padova domanda di concordato in continuità aziendale. Cause della decisione per la società sono «l'acuirsi della situazione di tensione finanziaria» per i «mancati incassi degli ingenti crediti che la società vanta nei confronti dei committenti Consorzio Venezia Nuova e Expo 2015, unito a comportamenti da parte degli Amministratori Straordinari del Consorzio Venezia Nuova divenuti sempre più ostili e conflittuali».

La motivazione principale è quella di «garantire il rispetto dei diritti dei creditori» e lo «svolgimento ordinato ed efficiente della composizione della crisi aziendale», ma nelle pieghe delle dichiarazioni ufficiali l'attacco è diretto ai mancati pagamenti per le principali commesse come Mose ed Expo 2015, e addirittura all'«ostilità» da parte dei commissari straordinari del Consorzio Venezia Nuova. Con questi due ordini di motivazioni l'Impresa di Costruzioni «ing. E. Mantovani Spa» di Padova ha deciso di rivolgersi al Tribunale del capoluogo euganeo, per accedere al concordato in continuità aziendale.

La decisione è stata assunta dall'organo amministrativo della società, che sottolinea in una nota «l'acuirsi della situazione di tensione finanziaria causato dai mancati incassi degli ingenti crediti», indicando in particolare il Consorzio Venezia Nuova e la 'piastra di Expo 2015, due degli appalti più grossi ottenuti negli ultimi anni. Ma la nota denuncia al contempo «comportamenti da parte degli Amministratori Straordinari del Consorzio Venezia Nuova divenuti sempre più ostili e conflittuali nei confronti dei maggiori consorziati, in primis la Mantovani». Una situazione che si protrae «oramai da alcuni anni», e che ha portato - è la denuncia dell'impresa padovana - a «pregiudicare la continuità societaria delle imprese socie del Consorzio» con «la sostanziale interruzione dei lavori, e messo a rischio il regolare completamento dell'opera».

In gioco, dunque, oltre al destino della società, c'è quel 6% di opere che manca alla conclusione della maxiopera di difesa dalle acque alte a Venezia, che ha visto i vecchi vertici sotto inchiesta, tra cui l'ex presidente Piergiorgio Baita. La decisione dell'azienda vuole proteggere il percorso per un accordo di ristrutturazione del debito coi propri creditori. In questo percorso, dal primo agosto scorso il ramo costruzioni della Mantovani è stato preso in affitto dalla Coge Costruzioni Generali Srl, che ha costituito la newco CogeMantovani spa. Proprio questa nuova società dovrebbe continuare i lavori del Mose, in conflitto con i Commissari del Consorzio. Oltre a questo, il piano di Mantovani prevede la continuità aziendale di altri progetti di sviluppo infrastrutturale - appalti in Giordaia, Romania, Dubai - assieme all'incasso di crediti pregressi e alla dismissione di attivi immobiliari e di partecipazioni.

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