La promessa dei portuali a D’Agostino: «Pronti a tutto per riaverlo alla guida dello scalo di Trieste»
TRIESTE Un lungo applauso, rotto solo dal grido da stadio «un presidente, c’è solo un presidente». Zeno D’Agostino è stato accolto così al varco quattro dai lavoratori del Porto di Trieste. Una scena senza precedenti con l’ex numero uno dello scalo abbracciato con enorme trasporto dai “suoi” uomini, alcuni dei quali addirittura commossi.
Del resto da giovedì scorso, giorno in cui l’Autorità nazionale anticorruzione ha notificato l’annullamento della nomina di D’Agostino avvenuta nel 2016, è stato un continuo susseguirsi di telefonate e manifestazioni di affetto. Venerdì a mezzogiorno i “camalli” avevano bloccato lo scalo al grido «o Zeno o morte» e a loro si erano uniti gli impiegati amministrativi e i colleghi dello scalo di Monfalcone, oltre a quelli degli autoporti di Fernetti e Cervignano e del personale Adriafer.
Il blocco è durato poco più di 24 ore, il tempo di ascoltare le parole di D’Agostino al termine delle quali le sigle sindacali Cgil, Cisl, Uil, Usb e il Coordinamento lavoratori portuali hanno deciso di trasformare l’astensione dal lavoro in stato di agitazione con la promessa però di scendere in piazza qualora si segnalassero ritardi nel ricorso al Tar.
Ieri mattina al varco quattro, il cuore della protesta, il clima era disteso. La nomina nella notte di Mario Sommariva a commissario e la conferma della validità degli atti firmati in passato da D’Agostino avevano contribuito a rasserenare la situazione. La volontà era di proseguire ad oltranza lo sciopero. Poi, come detto, qualcosa è cambiato.
Alle 14 e 20 l’auto del “capo” decaduto, accompagnato dalla moglie e dai due figli, è arrivata e subito sono stati accesi dei fumogeni ed è partito un lungo applauso intervallato solo dal coro «un presidente, c’è solo un presidente». Lui, visibilmente emozionato, non si è sottratto e al megafono e ha esordito con una battuta: «Mi fa impressione perché qui sono l’unico disoccupato». Poi lo scherzo con Sommariva, suo fidato braccio destro: «Mario dov’è? Ha alzato la cresta! Seriamente, nessun dubbio su di lui: quindi non provate neanche a pensare che possa mettersi contro. Fermate subito questi discorsi». Tra la folla ad ascoltare anche Roberto Cosolini, il quale nel suo periodo da sindaco ha fortemente voluto D’Agostino alla Torre del Lloyd.
Dopo le battute e la commozione il presidente uscente ha iniziato un lungo discorso: «Dobbiamo restare uniti, abbiamo bisogno di tutti voi. Quei signori, che non si sa chi sono, sono potenti. Chiunque viene qua è dalla nostra parte che sia vestito da portuali o indossi giacca e cravatta. Passata la prima fase di “incazzatura”, indignazione, pianto e tanti altri sentimenti, ora serve che il porto lavori. Anche se qualcuno ha deciso che il presidente non sono io».
I “suoi” portuali lo hanno interrotto più volte e lui non ha nascosto l’emozione. «Ora però è il momento di usare la testa. L’abbiamo sempre fatto in questi anni insieme». Il clima si è acceso quando è arrivato il sindaco Roberto Dipiazza verso il quale erano volate parole di scherno venerdì. «Calma - ha urlato D’Agostino - perché non servono polemiche tra di noi e chi è qua non è nemico». Stefano Puzzer, del Clpt, ha incalzato il primo cittadino: «Se il Tar non dovesse darci ragione, voglio un impegno che si va a Roma non solo per la Tripcovich, ma anche per Mario e Zeno. Finalmente abbiamo un presidente che pensa a Trieste e al suo Porto». Dipiazza non si è tirato indietro e ha ricordato gli anni passati con D’Agostino. «Tutti insieme porteremo Zeno alla presidenza. Se ciò non dovesse avvenire, sarò in prima fila con voi», ha detto conquistando qualche applauso.
D’Agostino ha chiesto pazienza e, soprattutto, ha invitato i manifestanti a riprendere il lavoro. «So che oltre alla mia vera famiglia, ne ho un’altra qui. So che ci vogliamo bene. Ora dobbiamo provare a mettere in mano ai colletti bianchi questa pratica: dobbiamo fidarci».
È stata poi la volta dei lavoratori, Puzzer ha ribadito la necessità di ascoltare l’appello del presidente decaduto a tornare al lavoro. «Se servirà sabato prossimo saremo pronti a scendere in piazza dell’Unità per difendere il Porto». Un concetto ripreso da Sasha Colautti dell’Usb, che più volte aveva invitato a spostare la protesta nel salotto buono cittadino. «La nostra città - ha poi aggiunto - già provata dall’emergenza coronavirus, rischia oggi di venir colpita da chi, con lo spauracchio della Cina, vuole inibire la strategicità del nostro porto, la sua peculiarità di porto franco e la possibilità di ampliare gli insediamenti industriali nella cosiddetta “zona franca”». Marco Rebez, della Uil trasporti, ha quindi confermato la fine dello sciopero con la ripresa dell’attività dal turno delle 19 di ieri. Paolo Peretti della Filt Cgil ha ricordato il grande impegno di D’Agostino in particolare nella movimentazione ferroviaria in grado di rendere Trieste il primo scalo in Italia.
Prima di andare via D’Agostino ha ricevuto anche i regali dai “portualini”, i figli dei lavoratori, e salutando tutti ha infine promesso di non arrendersi. —
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