La ripartenza di Zeno: «Ora io e il porto di Trieste siamo più forti di prima»

Da ieri D’Agostino di nuovo al comando dell’Authority: «L’immagine dello scalo è salva». La “dedica” a chi lo ha denunciato: «Non so chi sia, ma visto il risultato finale gli dico grazie»  
Silvano Trieste 2020-07-02 L'arrivo di Zeno D' Agostino alla sede dell'Autorita' Portuale
Silvano Trieste 2020-07-02 L'arrivo di Zeno D' Agostino alla sede dell'Autorita' Portuale

TRIESTE Più di 600 messaggi via whatsapp arrivati nell’arco di poche ore, a partire dal momento in cui è diventato di dominio pubblico il responso del Tar del Lazio che lo ha rimesso al comando dell’Autorità portuale: «E anche a costo di impiegare un’intera giornata, ho risposto a ognuno di quei messaggi, ringraziando» tiene a precisare il diretto interessato.



Da ieri Zeno D’Agostino è formalmente reintegrato. Con tanta voglia di mettersi alle spalle un mese di giugno aperto dal verdetto-choc dell’Anac che aveva sostenuto l’inconferibilità dell’incarico di presidente assunto nel 2016.

«Sono stanco, sono state settimane snervanti – ammette il manager, che ha trascorso una prima giornata “smart” nella sua Verona, dedicata in particolare alla videochat internazionale con i colleghi dell’Espo, in attesa di tornare oggi a Trieste –. Nonostante l’ottimismo che si fondava su pareri legali tutti favorevoli, sapevo che non avrei potuto tirare un sospiro di sollievo prima del responso ufficiale. Solo quando è arrivata la sentenza del Tar ho capito che il peggio era passato».



Cosa si prova rituffandosi nel lavoro dopo un periodo così tormentato?

Nelle ultime settimane la quotidianità a Trieste mi è mancata molto. Per cui non vedo l’ora, domani mattina (oggi ndr), di tornare. Mi misureranno la temperatura all’ingresso, salirò nel mio ufficio, e per prima cosa mi gusterò un ottimo caffè guardando il mare. Amo Trieste anche perché è una delle due capitali mondiali del caffè, l’altra è Napoli dove ho lavorato a lungo. Poi, so già che ci saranno subito un sacco di carte da firmare.

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Il porto di Trieste


Il bilancio della prima giornata di “ripartenza”?

Stavolta sono stato fortunato con le tempistiche. La decisione del Tar è arrivata giusto in tempo per consentirmi di presentare la candidatura alla presidenza dell’Espo, l’Organizzazione europea dei porti di cui sono già uno dei due vicepresidenti. Il timore era che il pronunciamento dell’Anac lo rendesse impraticabile, invece ho potuto candidarmi. Per la eventuale nomina se ne riparla a novembre, ma intanto è stato fatto un primo passo importante.

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Che impatto ha avuto la sua assenza forzata sull’operatività del porto?

In realtà il porto ha continuato a funzionare, non si è mai arrivati a una situazione di stallo. Certo, mi è dispiaciuto non esserci alla firma dell’accordo per la riconversione della Ferriera e al rogito con gli ungheresi, ma c’era Sommariva. Scherzando, in questi giorni, gli ho detto che forse, visti i risultati, sarebbe stato meglio se fosse rimasto lui al mio posto.

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Quanto ha pesato vedere il porto di Trieste associato alla parola “corruzione”?

Ecco, quello è stato un problema che mi ha preoccupato molto, soprattutto pensando all’estero. Leggere notizie come “l’Anticorruzione decapita il porto” non ha lasciato indifferenti i nostri partner internazionali. Ma poi a colpirli ancora di più è stata la mobilitazione di Trieste, dei lavoratori, della politica, che andavano tutti nella stessa direzione. La reazione compatta del territorio triestino a difesa del proprio porto è stata pienamente percepita all’estero. Quelle immagini della piazza piena hanno fatto colpo e sono servite anche le rassicurazioni del ministro Patuanelli. Tra i primi a chiamarmi dopo il responso del Tar è stato il Segretario di Stato ungherese. Poi sono arrivate chiamate dall’Austria, dalla Germania. Insomma, credo davvero che l’immagine del porto di Trieste a livello internazionale sia salva.

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Cosa ne pensa delle ricostruzioni “complottiste” e della tesi del boicottaggio interno alla città?

Chi mi conosce sa bene che sono una persona molto pragmatica, quindi cerco sempre di valutare partendo da dati oggettivi. E in questo caso è oggettivo che qualcuno abbia mandato una denuncia scritta circostanziata. Io non posso sapere se chi ha presentato quella denuncia sia la persona più potente della terra oppure il più stupido dei triestini. Non so neanche se si tratti di un uomo o di una donna. Ma chiunque sia, non posso fare altro che ringraziarlo.

Addirittura?

Sì, perché sento di essere uscito da questa vicenda rafforzato. Come figura pubblica, a livello umano e professionale. Non potrò mai dimenticare tutti gli attestati di stima nei miei confronti e quel sabato pomeriggio in piazza Unità. Una manifestazione simile non si era mai vista a Trieste. Senza volerlo, chi ha presentato la denuncia ha fatto nascere un movimento di persone che mi ha supportato. Ecco perché se un giorno saprò chi è stato e lo incontrerò non riceverà degli insulti da parte mia. Anzi.

E ora quali sono le prospettive per il porto di Trieste?

Ribadisco che, in realtà, il porto non si è mai fermato. Ma ci sono tutti i presupposti, pensando a quello che è successo in queste settimane e all’unità dimostrata dal territorio, per credere che davanti a noi ci siano un presente e un futuro da affrontare con la massima fiducia. Sì, ci sentiamo più forti di prima. Il porto di Trieste sarà più forte di prima. —

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