La vespa samurai per combattere la cimice asiatica: così si salva l’agricoltura altoatesina
BOLZANO. Nuove malattie e parassiti minacciano il raccolto dei terreni altoatesini. Minacce spesso invisibili ma che si ripercuotono sulla salute delle piante e, direttamente, su quella del consumatore finale. Per questo è sempre più fondamentale investire e studiare una strategia sostenibile per combattere (o quanto meno limitare pesantemente) la diffusione dei nemici delle piante, proteggendo così l’agricoltura locale.
E un grosso aiuto non può che arrivare dal mondo scientifico, alleato fondamentale nella prevenzione e diffusione di know-how. A specializzarsi nell’ambito della salute delle nostre piante è stato il Centro di Sperimentazione Laimburg. Fondato 45 anni fa e con oltre 350 progetti realizzati annualmente, il Centro è riconosciuto come istituzione e modello nella ricerca di tutto quello che concerne il mondo agroalimentare.
E uno dei progetti alla quale sta lavorando il team di Entomologia, facente parte dell’istituto per la Salute delle Piante diretto da Klaus Marschall e inserito nel report biennale delle proprie attività pubblicato recentemente, è quello relativo alla diffusione massiccia di Halymorphora halys, una cimice asiatica presente in Alto Adige ormai dal 2016.
Questo parassita invasivo (importato dagli Stati Uniti negli anni 90) si è lentamente diffuso in tutto il Nord Italia, provocando ingenti danni alla frutticoltura. L’insetto infatti ha uno spettro alimentare molto ampio e può nutrirsi di divere varietà di colture. Inoltre, possiede pochissimi nemici sull’area europea, cosa la rende assai nociva e pericolosa. Solamente nel 2019 l’animale ha provocato in Alto Adige la bellezza di 25 milioni di euro di danni. Secondo la Coldiretti invece la stima dei danni complessivi creati a 48.000 aziende italiane supera i 700 milioni di euro.
Come raccontato dai ricercatori del Centro Laimburg, su trentasette specie di piante osservate se ne sono riscontrate ventotto su cui la cimice asiatica può moltiplicarsi utilizzandole come ospite e trenta sulla quale può svernare.
L’incarico della Provincia e l’allevamento della vespa samurai
Sono diverse le misure utilizzate a partire dal 2019 per cercare di debellare la cimice dai raccolti, dagli insetticidi chimici alle reti antinsetto fino ai prodotti fitosanitari. Strumenti che però sono risultati nel tempo poco adatti a lungo termine e soprattutto poco sostenibili.
Nel disperato tentativo di debellare l’animale, sono state utilizzate nel tempo migliaia di tonnellate di insetticidi, allarmando il ministero delle Politiche agricole, che ha dato così il via libera alla lotta biologica. È così che si è sviluppata una strategia agricola diverse, che è andata a concentrarsi sul contenimento naturale dell’insetto.
Proprio per questo motivo la Provincia Autonoma di Bolzano ha incaricato il Centro Laimburg di allevare e rilasciare in natura la cosiddetta vespa samurai (o Trissolcus japonicus), unica vera antagonista naturale della cimice, il cui allevamento è consentito in Italia dal Ministero dell’Agricoltura e dal Ministero dell’Ambiente dal maggio 2020.
Già nei mesi precedenti però al Centro di Sperimentazione Laimburg si sono allevate le cimici asiatiche per produrre le uova necessarie ad ottenere il numero sufficiente di vespe, la cui caratteristica principale è quella di deporre le proprie uova all’interno di quelle della cimice, bloccando così in maniera importante la moltiplicazione. “Il lavoro di ricerca che abbiamo svolto sulla cimice è stato lungo perché prima dell’allevamento e del rilascio abbiamo dovuto comprenderne bene i movimenti, abitudini e comportamenti e questo perché l’insetto è stato sconosciuto per un po’ di tempo qui da noi in Alto Adige”, racconta Klaus Marschall responsabile dell’Istituto della Salute delle Piante al Centro Laimburg.
Il rilascio in natura
È così che a metà giugno, il gruppo di lavoro ha rilasciato in quaranta siti individuati sul territorio altoatesino tra Merano e Salorno, la bellezza di cento vespe samurai femmina e una minima quantità di vespe maschio per garantire l’avvenuta fecondazione.
“La vespa samurai è un insetto piccolissimo con la capacità di regolamentare l’equilibrio naturale tra la sua e la specie della cimice asiatica, inibendone la riproduzione”, spiega Martina Falagiarda del gruppo di lavoro Entomologia del Centro Laimburg. L’intera sperimentazione durerà tre anni per osservare a lungo termine i benefici che la vespa porterà alle piantagioni dell’Alto Adige, con la speranza che la vespa possa anche espandere il proprio raggio d’azione all’esterno dei confini altoatesini dimostrando così un ottimo senso di adattamento ai diversi territori.
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