La volata del credito cooperativo, vincenti radicamento e fiducia

LO SCENARIO
Sarà perché per raggiungere la filiale più vicina non c’è bisogno di macinare, specie se si vive in una zona periferica, decine di chilometri in auto. O perché entrando in banca ci si trova ancora la presenza rassicurante del cassiere. O ancora perché per scegliere come investire i propri risparmi ci si può affidare alla competenza di un consulente che non di rado è anche un volto conosciuto. Sta forse nel mix di queste ragioni la fortuna delle banche di credito cooperativo, che in tema di raccolta e di presidio del territorio si muovono in controtendenza rispetto al più ampio panorama degli istituti di credito e in particolare delle grandi banche, realtà che stanno ormai da anni razionalizzando fortemente la loro presenza fisica, abbandonando i piccoli centri, e che sul fronte della raccolta registrano un costante arretramento.
Banca 360 Fvg
Quale sia il segreto delle Bcc, perché i risparmiatori confermino la fiducia al credito cooperativo, lo abbiamo chiesto ai vertici di alcuni degli istituti che operano a Nord Est, che confermano la tesi: la prossimità delle filiali e il rapporto fiduciario con chi ci lavora sono i due ingredienti che fanno la differenza. «Chiudiamo il 2023 con 2,6 miliardi di raccolta diretta, in crescita del +5,4% sul 2022» fa sapere il direttore di Banca 360 Fvg, Giuseppe Sartori. «Complessivamente la raccolta si attesta a 3,8 miliardi di euro, considerando anche l’indiretta che ha avuto un deciso balzo l’anno passato, attestandosi a 1,2 miliardi di euro, un +20,1% sull’anno precedente dovuto in parte alle dinamiche di mercato, in parte alla ripresa dei tassi».

Dietro ai segni più per Sartori c’è la natura di banche del territorio delle Bcc, «con la nostra presenza abbiamo una capacità di intessere relazioni e occupare spazi che prima erano di altri istituti». Banca 360 Fvg copre praticamente tutta la regione Friuli Venezia Giulia con 59 filiali e oltre 400 dipendenti. Vanta 100 mila clienti e 20mila soci. La fusione che le ha dato i natali, operativa dal 1 luglio 2023, risultato dell’unione di BancaTer e Friulovest Banca, ha consentito al nuovo istituto di presidiare ancor meglio il territorio. Razionalizzazione delle filiali? «L’abbiamo attuata solo in presenza di sportelli limitrofi - spiega Sartori -. È stata più un’esigenza di razionalizzazione che di uscita, nulla di paragonabile al fenomeno che si vede in alcune banche nazionali». E poi ci sono le persone. «Quando ci sono decisioni importanti da prendere, il contatto fisico, il poter ancora parlare con un consulente di persona piuttosto che essere rimandati a un call center per il risparmiatore ha la sua importanza - afferma il direttore -. Noi peraltro cerchiamo di salvaguardare le figure classiche delle banche. A partire dal cassiere, che in Banca 360 Fvg esiste ancora».
Bcc Pordenonese e Monsile
La filosofia non cambia passando alla Bcc Pordenonese e Monsile. Risultato della fusione tra la banca di credito cooperativo di Monastier e del Sile e della Bcc Pordenonese attuata nel 2020, conta – «oggi come allora» precisa il direttore generale Gianfranco Pilosio - 58 sportelli, 400 dipendenti e una “copertura“ territoriale 120 comuni delle province di Pordenone, Udine, Treviso e Venezia. Nel 2023 la raccolta diretta è stata stabile, pari a 2,6 miliardi di euro, mentre ha fatto un deciso balzo in avanti quella indiretta, passata da 1 miliardi del 2022 a 1,4 miliardi del 2023, in crescita del 35%.

«Sul fronte del risparmio tutte le banche, nel 2023, hanno vissuto la concorrenza dello Stato per i tassi che offriva. Noi abbiamo fatto bene grazie alle competenze del nostro personale e alla presenza sul territorio. E abbiamo tratto qualche beneficio pure dall’aggregazione di qualche banca che ha portato qualche cliente a reindirizzarsi verso altri istituti sul territorio», spiega Pilosio.
Il dg non ha dubbi sul plus del sistema Bcc: «È la vicinanza. Unita al personale qualificato, capace di fare consulenza e pure in tempi rapidi. La velocità della risposta sta diventando un altro fattore importante all’arco del nostro istituto».
Centromarca Banca
Conferma il trend di crescita della raccolta anche Centromarca Banca, che archivia il 2023 con 2,8 miliardi, +9% sull’anno precedente. «La raccolta diretta è rimasta stabile - spiega il direttore generale Claudio Alessandrini - mentre quella indiretta ha visto una forte accelerazione, grazie al fatto che siamo usciti dall’era dei tassi zero. Dal risparmio gestito la clientela è tornata all’amore per i titoli di stato. Dati alla mano: tra il 2022 e il 2023 siamo passati da 50 milioni di titoli a 200 milioni».

La banca oggi conta su 33 filiali, dislocate tra le province di Treviso e Venezia, e 322 dipendenti. «Negli anni - racconta il dg - abbiamo fatto un po’ di razionalizzazione delle filiali perché avevamo una forte capillarità e abbiamo sposato un modello che prevede filiali più strutturate, con 7, 8 anche 10 risorse. Oggi, fatte 100 le operazioni, appena il 15% passano dallo sportello, il resto è si fa tutto via homebanking o cassa self, la filiale è orientata alla consulenza, deve garantire la relazione, assicurare il rapporto di fiducia con il cliente. La banca e chi ci lavora deve avere consapevolezza del fatto che ha la responsabilità di gestire i risparmi di una vita delle famiglie. Che ogni cliente ha la propria storia, familiare o aziendale, e qui il rapporto di conoscenza e fiducia è essenziale».
Verona e Vicenza con Patavina
La fusione è invece in arrivo per le Bcc di Verona e Vicenza e Bcc Patavina che dal 12 febbraio prossimo diventeranno Bcc Veneta, una realtà che con 93 filiali, 240 comuni presidiati tra Veneto, Trentino Alto Adige e Lombardia, 29mila soci e 130mila clienti, si candida a essere la più grande Bcc del Nordest.
«La raccolta diretta è anche da noi in controtendenza - fa sapere il direttore generale di Bcc Verona e Vicenza, Leopoldo Pilati -, nel 2023 si è attestata a 2,5 miliardi, +2% sull’anno precedente. L’indiretta ha messo a segno un +18%, con 1,5 miliardi di raccolta nel 2023. Il dg sceglie le stesse parole d’ordine dei colleghi per raccontare la “sua” banca: fiducia, relazione, prossimità. «La nostra gente viene in banca perché si fida, perché la ritiene un rifugio sicuro per i suoi risparmi e perché riconosce le competenze del nostro personale. E non ultimo perché i nostri soldi sono a km 0: li raccogliamo nel territorio e li investimento nel territorio».
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