L'ad Iorio va in Procura: esposto contro gli ex Bpvi
PADOVA. Se il Cda non procede con l’azione di responsabilità nei confronti degli ex vertici di Popolare di Vicenza, tra l’altro già indagati, è l’ormai non più nuovo amministratore delegato Francesco Iorio a tirare una decisa linea netta con il passato. E quel tipo di gestione.
Dopo il repulisti di bilancio, e dopo il repulisti di manager (a oggi a Vicenza non c’è più nessun vice di Samuele Sorato, con l’eccezione di Adriano Cauduro mandato in Sicilia a Banca Nuova) è arrivato l’esposto in Procura sulla base dei rilievi emersi dall’audit interno e dall’ultima ispezione Bce. Firmato: Francesco Iorio.
La notizia la riporta oggi il Sole 24ore. L’esposto è datato 31 luglio: si tratta di un documento di 9 pagine sulle anomalie riscontrate solo dopo poche settimane dal suo arrivo, a giugno 2015. Un documento, affermano fonti beriche, di cui nemmeno il presidente Stefano Dolcetta era a conoscenza.
«Il presente esposto trae origine dall’emersione di svariate criticità riscontrate a seguiti delle indagini interne condotte da Bpvi in concomitanza con l’attività ispettiva da parte della Banca centrale europea», scrive nella premessa il ceo ex Ubi. Che conferma così la sua volontà di trasparenza assoluta.
Iorio, scrive Il Sole 24Ore, affronta il tema delle quote in fondi lussemburghesi, Optimum e Athena, il cui impiego risale al 28 novembre 2012 e i cui risvolti sono emersi post dalle inchieste pubblicate da L'Espresso. L’ad sottolinea che questi investimenti "consistono per la più parte in attività illiquide e comunque estranee all’area di operatività stabilita". Commento interessante alla luce di quanto emerse dalla sentenza del Tribuna di Vicenza che rigettò le accuse contro Sorato, e i vice Emanuele Giustini e Piazzattea fatta proprio da Bpvi scrivendo che "la banca era a pina conoscenza" e "avrebbe potuto intervenire".
Inoltre, scrive Iorio, i fondi detengono azioni Bpvi, quindi si tratta di finti finanziamenti alla banca, e si intuisce che lo stato patrimoniale dell’istituto potrebbe essere stato falsato. Secondo Iorio inoltre «i fondi hanno realizzato cospicui investimenti in obbligazioni emesse da società riconducibili a clienti della banca, che hanno così sensibilmente accresciuto il proprio indebitamento».
A bilancio emerge, continua il quotidiano di viale Monterosa, che "a fronte di un investimento di 350 milioni c’è uno scostamento negativo di 89 milioni (in base ad una più recente stima 94,5 milioni), in conseguenza delle svalutazioni finanziarie". Si parla esplicitamente di "opacità".
Ma ce n’è anche sul fronte azioni, e il riacquisto di quote: "Al fine di garantire un adeguato flottante e evitare il rischio di illiquidità dello strumento finanziario, Bpvi ha istituito e movimentato nel corso del tempo un fondo riacquisto azioni proprie...mentre i fondi hanno investito parte del patrimonio amministrato in azioni della banca».
Ci sono inoltre scambi di azioni con altre popolari: «operazioni di compenso titoli tramite il broker Marex Spectron... per effetto delle quali le azioni Bpvi del fondo sono state scambiate con quelle di Veneto banca (per 15,2 milioni) e di altre banche popolari italiane".
Nell’esposto viene messo in evidenza il metodo di finanziamento dei clienti, a cui veniva imposto l’acquisto di azioni. Si sottolinea l’esistenza di operazioni baciate e si parla di “favoritismi" a una parte selezionata dalla clientela, con aggiustamenti nei conti correnti, "storni e altri rimborsi non giustificati".
Poi c’è il caso Roma: "Nel corso del 2010-2011, dopo l’apertura della nuova filiale di Roma Piazza Venezia, si sono cominciate a affiancare alcune operazioni nell’area Lazio provenienti da una serie di relazioni stabilite direttamente dalla direzione generale (gruppo Marchini, Degennaro, Bufacchi, Torzilli); in tal caso si parlava di richiesta di sottoscrizione di importi rilevanti di azioni Bpvi" scrive Iorio nell’esposto.
Nel frattempo a Udine si contano oltre cento querele presentate da altrettanti correntisti friulani che ritengono di essere stati danneggiati nelle proposte di investimento. Tutte le denunce che quotidianamente arrivano all'ufficio ricezione atti del Palazzo di via Lovaria vengono affidati al sostituto procuratore Elisa Calligaris, che ha avviato una serie di indagini delegate alla Guardia di finanza della Polizia giudiziaria della Procura, in stretto contatto con i colleghi della Procura di Vicenza che ha il filone principale delle indagini. L'ipotesi di reato su cui stanno lavorando gli inquirenti è quella della truffa: "Sono tre o quattro i meccanismi generalmente descritti dai correntisti che si sentono raggirati. Stiamo facendo alcune indagini per capire se vi siano responsabilità a livello locale o se la competenza sia di Vicenza", ha spiegato il Procuratore capo di Udine Antonio De Nicolo.
@eleonoravallin
Riproduzione riservata © il Nord Est