L’aeroporto di Pola è a rischio fallimento

L’allarme dei sindacati: «Potremo fare la fine di Scoglio Olivi». In ballo il contratto di lavoro. Parti sociali divise

POLA Per lo scalo aereo istriano di Pola, uno scenario come quello che ha portato al fallimento e alla liquidazione del Cantiere navale Scoglio Olivi: lo ipotizza Zvonimir Lokmer, presidente del sindacato aziendale dei lavoratori aeroportuali nel caso in cui il prossimo anno, il movimento passeggeri diminuisse ulteriormente causa la pandemia. E nell’anno corrente, tanto per avere un’idea sui devastanti effetti del Covid -19, il movimento è diminuito di addirittura il 90% rispetto al record di 770.000 passeggeri registrati nel 2019. «Noi faremo di tutto perché l’aeroporto non faccia la fine di Scoglio Olivi», afferma Lokmar nel comunicato stampa in cui in effetti se la prende con il sindacato maggioritario che opera nell’aeroporto, quello dell’Istria, del Quarnero e della Dalmazia, accusato di voler insistere sul rispetto del contratto collettivo di lavoro nonostante l’evidente calo delle entrate.

«La direzione aziendale - aggiunge - già il 5 giugno scorso aveva avviato le trattative per la riduzione dei diritti materiali dei 130 dipendenti, in base all’articolo del contratto collettivo che lo prevede, anzi lo impone nel caso il movimento passeggeri scenda sotto quota 500.000. Alla nostra osservazione che non si poteva conoscere l’entità dei tagli salariali e delle altre spettanze prima che finisse la stagione estiva, il datore ha risposto lasciando tutto immutato». «È vero - precsa Lokmar - quanto ci viene rinfacciato dal Siqd, cioè di aver accettato la riduzione salariale del 15% per il periodo dal 1° ottobre 2020 al 30 settembre 2021, nel quale il datore di lavoro tra l’altro si impegna a mantenere tutti gli occupati». Parafrasando Lokmar, si potrebbe dire dunque che il suo sindacato abbia preso piena consapevolezza della difficile situazione che tra l’altro a fine anno porterà al disavanzo di 4 milioni di euro nelle casse aziendali.

Dal canto suo il Siqd come già riportato nei giorni scorsi, non ha firmato l’annesso al contratto collettivo che ha quindi giudicato non valido in quanto sottoscritto unicamente dal sindacato di minoranza nell’azienda. E la sua presidente Marina Cvitić, che non scarta l’ipotesi di uno sciopero, ha accusato la direttrice dello scalo Nina Vojnić Žagar di aver revocato il contratto collettivo, interrompendo le trattative ed evitando la pacificazione. La direttrice risponde dicendo invece che il contratto è valido fino alla naturale scadenza, il 31 dicembre prossimo. E a sua volta accusa il Siqd di voler ritardare le trattative, senza la reale volontà di arrivare a un accordo soddisfacente per le parti in causa. Insomma è venuta a crearsi una situazione molto tormentata e di accuse incrociate all’interno dell’azienda. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

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