L’ambasciatore italiano a Bucarest Durante Mangoni: «Crescenti opportunità per l’agritech italiano in Romania»
Sono 23.000 le aziende italiane attive nel 2020 nel Paese operanti pressoché in tutti i settori economici. Lo scorso anno hanno raggiunto i 9 miliardi di euro gli investimenti in territorio romeno
BUCAREST. L’Italia è il primo investitore in terreni agricoli in Romania. E con l’ammodernamento in corso del settore primario romeno c’è un crescente spazio nel mercato per l'agro meccanica italiana, e più in generale per l'agritech e le tecnologie della filiera alimentare come quelle per la catena del freddo. A cui si aggiungono le opportunità in tanti altri comparti economici, dove la presenza italiana nel Paese si è molto evoluta in termini di diversificazione di settori e di livello qualitativo dei processi produttivi localizzati rispetto alla prima ondata di insediamenti avvenuta tra fine Millenovecento e inizio Duemila. Lo sottolinea nell’intervista a Nordest Economia il nuovo ambasciatore italiano in Romania, Alfredo Maria Durante Mangoni, insediatosi a Bucarest a luglio 2021.
Qual è lo stato delle relazioni tra Italia e Romania?
«Eccellente e con buone prospettive future. L’amicizia di lunga data tra i due Paesi ha prodotto frutti in tutti i campi: economico, politico, culturale e, naturalmente, umano e sociale, così evidente nelle relazioni italo-romene! C’è ancora, tuttavia, un grande potenziale da sviluppare».
Come va l'interscambio commerciale tra i due Paesi?
«Italia e Romania formano oggi un modello di sistemi economici fortemente integrati, tramite catene del valore che sostengono la crescita in entrambi i Paesi. Anche questo spiega il grande equilibrio della bilancia commerciale. L’Italia è il secondo mercato di destinazione per l’export romeno e il secondo fornitore della Romania, che rappresenta il nostro 13esimo mercato di destinazione dove esportiamo soprattutto prodotti in metallo, prodotti tessili, macchinari, apparecchi elettrici, mezzi di trasporto e sostanze chimiche. Nello specifico, nel primo semestre 2021 l’export italiano verso la Romania è stato di 4,8 miliardi di euro e l’import di 4,1 miliardi».
E gli investimenti diretti italiani in Romania?
«Quasi 9 miliardi di euro nel 2020. Siamo il quarto Paese per volume di investimenti nel territorio romeno, pari a circa il 9%, e il primo come numero. I principali settori di interesse italiano sono le infrastrutture, le energie rinnovabili, la manifattura avanzata, la tecnologia, l’agroalimentare e la sanità. La presenza italiana in Romania è capillare, con oltre 23.000 aziende attive nel 2020 in pressoché tutti i settori economici, incluso quello bancario e finanziario e della consulenza».
La Romania è un importante produttore agricolo in Europa. Quali opportunità di export e di investimenti per le aziende italiane del settore delle tecnologie agricole?
«Sono circa 800 le imprese italiane già presenti nel settore agricolo romeno. Oltre ad essere un importante fornitore di tecnologie per il comparto, siamo il primo investitore in terreni agricoli, in un Paese dove il 30% della superficie agricola è detenuta da stranieri. Il settore agroindustriale costituisce un asset strategico per l’economia romena, alla quale contribuisce per una quota consistente di PIL. Gli ingenti fondi europei attesi con la nuova Politica Agricola Comune potrebbero auspicabilmente trasformarsi in investimenti di cui potrebbero beneficiare anche le nostre aziende. In particolare, le Autorità romene puntano sulla ristrutturazione ed efficientamento delle PMI agricole anche in chiave di circolarità sostenibile e sull’ammodernamento dei sistemi di irrigazione, ancora retaggio del passato. Tali priorità lasciano intravedere buone opportunità anche per le nostre imprese, alla luce delle competenze e tecnologie italiane in diversi segmenti: un altro esempio ancora è la “catena del freddo”, ma si può spaziare a tutto ciò che è sostenibilità in agricoltura».
In quali zone della Romania sono più presenti aziende italiane?
«Circa un quarto è basato a Bucarest e nel distretto limitrofo di Ilfov, cintura dell’area metropolitana dove è spesso più pratico e semplice aprire un primo ufficio di rappresentanza. La seconda provincia per numero di aziende è il Timis, seguita da Arad, Bihor e Cluj Napoca, il capoluogo della Transilvania dove si insediano molte aziende straniere in grado di coniugare ricerca e sviluppo industriale».
Quali sono le prospettive del ruolo della Romania per l’Italia nei prossimi anni?
«Nel nuovo scenario europeo post-Brexit la Romania riveste per noi un peso maggiore. Mentre continuiamo a misurarci con la pandemia, ci poniamo in questa fase l’obiettivo di riprendere con più continuità il dialogo politico e di rilanciare il Partenariato strategico, attraverso una prossima visita del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio. In tale occasione verrà avviato un maggiore coordinamento tra i due Paesi non solo in chiave bilaterale ma anche su alcuni temi dell’agenda globale, come la lotta al cambiamento climatico, nell’ottica della resilienza e di un multilateralismo efficace basato sulle regole, ricercando sinergie nella comune appartenenza a UE e NATO. Puntiamo inoltre all’ulteriore sviluppo della cooperazione economica e degli investimenti italiani, al fianco della nostra diffusa presenza imprenditoriale in Romania, anche per cogliere le opportunità del PNRR e offrire un contributo alla modernizzazione del Paese».
Che iniziative sono in programma?
«L’Ambasciata conta, una volta superata l’attuale crisi pandemica che purtroppo affligge ancora la Romania, di organizzare diversi eventi. In particolare intendiamo organizzare una presentazione del PNRR romeno per le imprese italiane, così da favorire la loro partecipazione a quello che con ogni probabilità sarà il piano di investimenti più ingente del Paese. Inoltre, contiamo di proseguire nell’opera di avvicinamento del pubblico a tutto ciò che è Made in Italy, anche tramite diverse iniziative tematiche di promozione integrata, che coniugano quindi aspetti commerciali e dimensione culturale e di stili di vita: un esempio è la giornata del design italiano (Italian Design Day)».
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