A Nordest riparte l’occupazione trainata dal manifatturiero: 96 mila assunzioni in maggio
Sono oltre 40 mila in Veneto, più di 9 mila in Fvg e 10.450 in Trentino Alto Adige. Balzo di +64,4% rispetto allo stesso mese del 2020, ma -13,9% sul 2019
UDINE. Meccatronica e metallurgia, alimentare e sistema moda, chimica-farmaceutica e gomma-plastica, e soprattutto costruzioni. La ripartenza del lavoro a Nordest, che diventa visibile nelle previsioni occupazionali delle imprese per il mese di maggio e il trimestre maggio-luglio, viene trainata da questi settori e dal manifatturiero; poco distante ci sono i servizi, in particolare la ristorazione e il turismo, e i servizi alle imprese.
L’aggregato Nordest ovvero Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Veneto, stima 96 mila 190 assunzioni entro il mese che salgono a 311 mila 950 fino a luglio, secondo le rilevazioni di Excelsior (Unioncamere). Significativa la crescita congiunturale, rispetto quindi al mese di aprile: 24 mila 520 ingressi in più (+34,2%), e anche tendenziale (il raffronto con maggio 2020), con un balzo di +37 mila 700 assunzioni (+64,5%). Un incremento non sufficiente, però, a raggiungere i livelli pre-crisi, ovvero pre-pandemia: rispetto al mese di maggio 2019, infatti, si contano 11 mila 720 ingressi in meno (-13,9%).
In valori assoluti è il Veneto a guidare la classifica tra le regioni con il maggior numero di entrate previste sia nel mese che nel periodo considerato, oltre 40 mila a maggio, 122 mila 450 nei tre mesi, seguito dall’Emilia Romagna, Trentino AA e Friuli Venezia Giulia. Con una percentuale variabile tra il 20 e il 25% a seconda della regione, le entrate del periodo lo saranno attraverso contratti di lavoro stabili, ovvero a tempo indeterminato o di apprendistato; nella restante percentuale saranno a termine o con contratti di durata predefinita.
In comune i territori - ma in generale il Paese - la difficoltà di incrociare domanda e offerta di occupazione, il famoso “mismatch”. Una percentuale importante, che oscilla tra il 32 e il 37%, delle figure ricercate dalle imprese è infatti di difficile reperimento. Si va dalle professioni qualificate nelle attività commerciali e dei servizi agli operai specializzati, dagli addetti alle costruzioni ai meccanici, dai riparatori ai manutentori di macchinari. Non dimenticando gli ingegneri, gli specialisti di gestione dei processi produttivi, i tecnici in campo informatico e ingegneristico.
Circa un terzo delle entrate potenzialmente riguarda i giovani, e in questa categoria le difficoltà di reperimento balzano fino al 67% nel caso di specialisti in scienze informatiche, chimiche e fisiche; si scende al 56% per i tecnici della sanità, dei servizi sociali e dell'istruzione; al 54% per i progettisti, gli ingegneri e professioni assimilate.
Dati che riportano prepotentemente al tema della formazione, di cui si è occupato Ip4Fvg a proposito dei “mestieri della transizione digitale”. Secondo il Job Report 2020 del World Economic Forum, nei prossimi 10 anni, più di un miliardo dei nuovi posti di lavoro saranno trasformati dalla tecnologia e il futuro del lavoro non avrà solo a che fare con la laurea bensì con le competenze. Tra i dieci mestieri più richiesti ci sono il data scientist e il data analyst, lo specialista dell’intelligenza artificiale e il digital transformation manager; tutte professioni legate al mondo Ict e digitale.
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