Arrivederci alla ripresa: la cassa integrazione cresce

Aumenta soprattutto la cassa ordinaria, che in Veneto ha accumulato un monte ore superiore rispetto al 2009, l’anno successivo al crac Lehman Brothers

Maurizio Cescon

Corre la cassa integrazione a Nord Est. Ritmi più accelerati in Veneto rispetto al Friuli Venezia Giulia, ma comunque si evidenzia un trend rialzista in entrambe le regioni. Aumenta soprattutto la cassa ordinaria, che in Veneto ha accumulato un monte ore superiore rispetto al 2009, l’anno successivo al crac Lehman Brothers.

E ciò significa che, con il ricorso alla cassa ordinaria, le imprese prevedono una crisi transitoria, una difficoltà temporanea del mercato. Esattamente ciò che sta accadendo in questi mesi, con le aziende strette tra costi dell’energia, timori per possibili dazi in arrivo dagli Stati Uniti e recessione tedesca.

Le prospettive per il 2025? Sarà ancora un anno complicato, dicono gli industriali nordestini: arduo, al momento, ipotizzare un’inversione di tendenza. Intanto l’Ufficio parlamentare di bilancio ha appena dato una sforbiciata al Pil 2025: la crescita economica si fermerà al +0,8%.

Le cifre degli ammortizzatori

In Veneto, nel 2024, sono state autorizzate 61.626.167 ore di cassa integrazione ordinaria, con un +44% rispetto al 2023. Altri 7.703.993 ore per la cassa straordinaria (crisi aziendali strutturali) con una lieve flessione del 5,1% rispetto all’anno precedente. La cassa in deroga rappresenta una piccolissima fetta degli ammortizzatori e vale 130.250 ore. Sommando le tre voci si arriva a 69.460.410 ore di cassa integrazione nel 2024, con un +36,4% rispetto al 2023. Sono questi i dati definitivi della Cig diffusi dall’Inps ed elaborati dall’Ires del Friuli Venezia Giulia. Da registrare come tra Venezia e Padova, Verona e Treviso, Vicenza, Rovigo e Belluno la cassa ordinaria, con oltre 61 milioni di ore, sia superiore ai 45 milioni di ore del 2009 e più elevata rispetto a tutti gli anni della serie storica, eccetto i picchi del biennio Covid 2020-2021. Discorso simile, seppure con contorni meno accentuati, in Friuli Venezia Giulia. Nella regione più a Nord Est del Paese nel 2024 sono state autorizzate 10.860.862 ore di ordinaria (+10,7% rispetto al 2023), 4.911.535 ore di straordinaria (-1,7%) e zero in deroga. Nel complesso dunque 15.772.397 ore di cassa con un incremento del 6,5% rispetto all’anno precedente. In leggero calo le domande di Naspi (l’assegno mensile di disoccupazione), sia in Veneto (159.719 casi contro i 165.309 del 2023) che in Friuli Venezia Giulia (39.918 casi contro i 40.736 del 2023).

Le differenze territoriali

Perché la cassa integrazione corre più velocemente in Veneto rispetto al Friuli Venezia Giulia? «Un dato che mi sembra importante da sottolineare - spiega il ricercatore dell’Ires Alessandro Russo - è che a parte il biennio pandemico, il numero di ore di Cig ordinaria nel 2024 è tornato quasi ai livelli del 2009 in Friuli Venezia Giulia mentre è addirittura superiore in Veneto, sempre rispetto alla crisi di ormai oltre 15 anni fa. Le differenze tra le due regioni contermini? Probabilmente dipende dalle specializzazioni settoriali, forse anche da una maggiore connessione con l’industria tedesca. In Friuli Venezia Giulia, inoltre, operano due colossi come Danieli che al momento è al riparo dagli ammortizzatori, e la cantieristica navale di Fincantieri, che ha un peso molto importante nell’economia regionale e che è più slegata dalle dinamiche attuali. Proprio in questi giorni Fincantieri ha annunciato la più grande commessa della sua storia, dal valore di 9 miliardi di euro, per realizzare 4 navi da crociera per Norwegian Cruise tra il 2030 e il 2036».

“L’Europa si muova”

«È indubbio che il 2024 abbia segnato un aumento significativo del ricorso agli ammortizzatori sociali, in particolare alla Cig ordinaria, la più sensibile alla congiuntura - afferma la presidente di Veneto Est Paola Carron - . Pur nella diversità dei comparti, dall’auto alla moda, oltre che dentro uno stesso settore, un fattore comune è la complessità del contesto e l’estrema incertezza sull’andamento futuro, che cogliamo anche nelle previsioni, dalle banche centrali agli organismi nazionali. Incertezza legata alle dinamiche internazionali e crisi geopolitiche, oltre a specifici fattori come la debolezza della Germania, a cui si aggiunge la minaccia di dazi Usa e ritorsioni. Un’incertezza che impatta su consumi e investimenti, particolarmente in un contesto come il Veneto molto aperto all’economia mondiale. La lettura dei dati sul Veneto denota una riduzione della Cig straordinaria, legata alle situazioni di crisi aziendale strutturale. È il segnale che le aziende venete sono più solide e resilienti rispetto ad altre situazioni di rallentamento. Il 2025 sarà un anno complesso, soprattutto nella prima parte, iniziato con le minacce di guerre commerciali e il persistere di tensioni geopolitiche. Tutto questo dia una sveglia all’Europa, per un’azione comune di politica industriale, semplificazione normativa, presenza internazionale. Meno ideologica e più centrata sulla competitività».

“Gennaio meno peggio del previsto”

«Lo scenario di forte incertezza e di poca visibilità non consente alle aziende di fare previsioni precise sul 2025 - sostiene il presidente di Confindustria Udine Luigino Pozzo - . Certo, sappiamo che questo sarà un anno sfidante, in particolare per il comparto manifatturiero, ma restiamo positivi: ci sono segnali di ripresa all’orizzonte, già nel 2026. Il mercato del lavoro mostra comunque una sostanziale tenuta, considerando una congiuntura economica non favorevole, con le esportazioni in calo e con un Pil tornato su livelli di crescita piuttosto bassi. I dati sulla cassa integrazione registrano sì un aumento rispetto al 2023, ma sono migliori rispetto alla media del Paese». Cautamente ottimista il presidente di Confindustria Alto Adriatico Michelangelo Agrusti. «È stata utilizzata la cassa integrazione ordinaria - afferma - in assenza di crisi industriali strutturali. Il ciclo economico non è favorevole, ma è bene ricordare che quelli della Cig sono soldi delle imprese, finalizzati alla conservazione dei posti di lavoro. Il 2025? Noi abbiamo fiducia. Ho parlato con rappresentanti del settore legno arredo che hanno chiuso gennaio 2025 un po’ meglio di quello che stimavano. Considerate le guerre, i mercati scomparsi come Ucraina e Russia, i possibili dazi, la Cina e la crisi della Germania, sono risultati quasi straordinari».

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