Automotive in crisi, scatta lo sciopero. In Veneto coinvolti 45 mila addetti

Venerdì 18 ottobre 2024 astensione dei lavoratori e  manifestazione a Roma. L’allarme lanciato dalla Fiom Cgil: «Transizione non governata, si rischia uno tsunami occupazionale». 

Fabio Poloni
Una manifestazione degli operai Speedline a Santa Maria di Sala
Una manifestazione degli operai Speedline a Santa Maria di Sala

Uno spettro si aggira per l’Europa: la crisi del settore dell’automotive, che contagia tutta la filiera e mette a rischio migliaia di posti di lavoro in Veneto. Speedline, cerchioni per auto; Irca, resisenze per la vaporizzazione dei sistemi “ad blue” dei motori; Silca, che produce chiavi anche per le auto: sono tre dei casi citati ieri come esempio delle difficoltà che il settore incontra – tra mercato in ristagno, concorrenza asiatica e transizione ecologica complessa da gestire – e che si scaricano sulle imprese e sui lavoratori come conseguenza.

I numeri

L’occasione: un incontro che si è tenuto a Conegliano con Fiom Cgil e Rsu aziendali per spiegare le ragioni dell’adesione dei lavoratori allo sciopero generale del comparto automotive proclamato per venerdì prossimo, 18 ottobre. Poco più di 14 mila imprese in Veneto, delle quali quasi nove su dieci micro; 44.700 addetti, pari al 2,3% della forza lavoro complessiva della nostra regione: una manciata di numeri utile a pesare il comparto, a fornirli è un recente studio Cna.

Oltre metà delle imprese della filiera (52%) sono riconducibili alla riparazione, il 36% al commercio, solo il 3% a produzione e componentistica, ma si tratta in quest’ultimo caso delle imprese più strutturate. Il comparto si stima valga 82 miliardi di euro di fatturato annuo tra Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.

I casi

«La situazione di crisi, purtroppo, coglie in pieno anche la nostra azienda – sottolinea Carmela Uliano, Rsu della trevigiana Irca, gruppo Zoppas – La nostra azienda negli ultimi anni ha investito parecchio sul mercato delle automobili, con un grosso reparto dedicato unicamente all’automotive che dà lavoro a oltre un centinaio di persone. Ora non c’è una visione strategica a lungo termine, un piano industriale degno di tale nome, né un senso di protezione dei posti di lavoro. Dobbiamo fare di tutto per evitare uno tsunami occupazionale».

Lo sciopero

«La situazione che riguarda l’automotive è paradigmatica – ha sottolineato Antonio Silvestri, segretario generale Fiom Cgil Veneto – perché in questo settore convogliano tutte le maggiori questioni legate alla produzione e all’industria italiana ed europea: la transizione ecologica e il limite alla produzione dei motori endotermici, che se non governata da politiche industriali che possano accompagnarne gli effetti produrrà disastri; il calo dei consumi dovuto alla perdita del potere di acquisto; il rapporto di forza economica tra paesi, con la Cina già molto avanti rispetto all’Occidente anche sulla produzione delle auto elettriche».

Silvestri ha citato la crisi Volkswagen e ha aggiunto: «L’industria metalmeccanica italiana e veneta sono collocate nella parte bassa delle filiere produttive dell’automotive e in particolare di quelle tedesche, non solo: gran parte delle grandi aziende venete sono di proprietà di gruppi o fondi stranieri quindi, ancora più sensibili alla ristrutturazione delle catene produttive. Non ci vuole un indovino per capire che le conseguenze possono essere disastrose».

Da qui l’adesione allo sciopero, con corteo a Roma, sostenuta con la Fiom anche da Rifondazione comunista, che ieri ha ospitato l’evento nella propria sede di Conegliano. 

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