Cassa integrazione in crescita nell’ultimo trimestre 2022
In Fvg oltre 11 milioni di ore di ammortizzatori sociali autorizzate nei 12 mesi dello scorso anno. Il rallentamento dell’economia nell’ultimo trimestre fa salire il ricorso alla cig

Sale anche in Friuli Venezia Giulia il termometro della cassa integrazione, ma la febbre non è ancora alta. Qualche linea in più dei 37 gradi, con un aumento di temperatura che per il momento non raggiunge picchi preoccupanti. I dati Inps di dicembre (1 milione di ore autorizzate) consentono di completare i conti del 2022 e confermano il ritorno degli ammortizzatori a valori normali, anche se relativamente alti, dopo i volumi abnormi toccati nel biennio 2020-2021 in concomitanza con le prime ondate della pandemia, quando cassa e Fis (Fondo d’integrazione salariale) vennero estesi a tutti i settori e a tutte le dimensioni aziendali, senza carichi per le aziende (entro un tetto massimo di ore).
Complessivamente lo scorso anno sono state autorizzate 13,2 milioni di ore tra cassa integrazione e Fis, in calo del 74% rispetto ai quasi 50 milioni del 2021 (nel 2020 erano state 94 milioni!). La flessione riguarda tutte le componenti e in particolare il Fis, sceso da 15,3 a 1,4 milioni di ore (-91%), e la cassa in deroga, praticamente azzerata (-98%). Consistente anche il calo della cassa integrazione ordinaria, scesa da 23,2 a 8,6 milioni di ore (-66%), mentre resta stabile (e su valori contenuti) il ricorso alla cassa straordinaria, che si è assestato sui 3 milioni di ore sia nel 2021 che nel 2022.
Guardando alle serie storiche, nella fase recessiva e post-recessiva compresa tra il 2009 e il 2016 si raggiunsero regolarmente valori più alti, con un picco di quasi 30 milioni di ore nel 2014, per poi scendere a volumi minimi (tra i 5 e i 6 milioni di ore all’anno) nel triennio 2017-2019. Considerando che l’utilizzo effettivo (il cosiddetto tiraggio) si assesta tra il 50 e il 60% delle ore autorizzate, il ricorso medio agli ammortizzatori nel 2022, nella nostra regione, corrisponde a circa 3.500 lavoratori fermi a zero ore (media calcolata su un orario standard di 170 ore). Si tratta solo di una misura statistica: la platea coinvolta è in realtà molto più alta, con una riduzione di orario che varia da poche ore a intere settimane o addirittura mesi di stop, a seconda delle aziende e dei singoli lavoratori interessati.
L’andamento della Cig nel corso del 2022 conferma in parte un peggioramento della situazione nella seconda parte dell’anno, ma senza evidenziare particolari criticità. Da luglio a fine anno il ricorso alla cassa di è quasi sempre assestato sopra il milione di ore mensile (unica eccezione dicembre), mentre si è ridotto quella del Fis, com’era del resto lecito attendersi, trattandosi di un ammortizzatore quasi esclusivamente riferito al terziario e con un utilizzo più legato all’impatto della pandemia. Quanto ai settori, il 2022 segna l’uscita del commercio dalla grande crisi: dopo i 57 milioni di ore autorizzate nel terziario (tra Cig e Fis) nel biennio 2020-21, il 2022 si chiude con un ricorso inferiore ai 2 milioni. Il grosso delle richieste (11 milioni di ore) viene dal manifatturiero e in particolare da siderurgia e meccanica (in tutto 7,4 milioni di ore), seguite da legno (1,3 milioni di ore), chimica (700mila ore) e carta (500mila ore). In salute l’edilizia (solo 350mila ore). A livello di territori, la flessione più marcata (-71%), si registra a Udine, la più contenuta a Pordenone (-57%), mentre Trieste e Gorizia (-67%) si allineano sulla media regionale.
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