Visentin: «Non ci sono più alibi, l’industria tedesca ritrovi unità»
Il presidente di Federmeccanica: «Un governo stabile a Berlino può servire in primis all’Automotive. Ora diventa strategica un’intesa con la Cina»

«Ora che in Germania non ci sarà più l’alibi del governo debole, toccherà al mondo tedesco dell’industria trovare quell’unità di intenti che negli ultimi anni è mancata, in particolare per quanto riguarda il settore dell’Automotive». Federico Visentin, presidente di Federmeccanica e amministratore delegato della vicentina Mevis, la società di Rosà punto di riferimento delle forniture per l’automotive globale, guarda con una certa di dose di ottimismo all’esito delle elezioni in Germania, nella speranza che Berlino torni a giocare quel ruolo di motore dell’Europa in una fase storica in cui sarà necessario negoziare con i due grandi player globali, Stati Uniti e Cina.
Il mondo dell’economia attendeva con preoccupazione l’esito delle elezioni in Germania. Ora sembra che si vada verso un governo di coalizione tra popolari e Spd. È il miglior risultato possibile?
«Tutto indica che si andrà verso un governo stabile e questa è già una buona notizia. Dopo anni di sostanziale immobilismo la speranza è che si vada verso una fase di cambiamento in cui si prenderanno decisioni. Resta da capire se la Germania lavorerà più per sé o per l’Europa».
In che senso?
«Con un interlocutore come Donald Trump è necessario avere le spalle larghe per avere la forza di negoziare. E grazie a un governo tedesco più forte la speranza è che anche l’Europa sia più forte, magari giocando di sponda con l’Italia, che pure ha un governo di centrodestra vicino alla nuova amministrazione americana, per riuscire ad imporci. Ora a Berlino ci sarà più capacità decisionale. Ma la politica da sola ovviamente non può tutto».
Chi dovrebbe contribuire a indicare la giusta direzione?
«L’esito delle elezioni toglie un alibi al mondo dell’industria tedesca che ora deve necessariamente trovare un’unità di intenti soprattutto per quanto riguarda il settore dell’auto. Oggi va infatti di moda dare la colpa alle normative europee, tuttavia va detto che la spinta verso il full electric è figlia di un durissimo braccio di ferro nel mondo dell’impresa tedesca. Tra chi da una parte aveva già avviato importanti investimenti nell’elettrico e dall’altra chi invece aveva atteso. Alla fine, spinti anche dai partiti verdi, hanno vinto i primi creando scontento in buona parte del tessuto economico tedesco».
La nuova amministrazione americana sta spingendo per una rapida conclusione della guerra in Ucraina. La fine del conflitto sarà una spinta per l’economia del vecchio continente?
«Senza entrare nel merito politico e umanitario della questione, è evidente che la fine della guerra avrà come conseguenza uno straordinario impegno per la ricostruzione del Paese, la riapertura di canali commerciali anche con la Russia e un calo dei costi dell’energia. Tutti elementi attesi da anni dal mondo delle imprese. Tuttavia è fondamentale che l’Europa possa giocare un ruolo all’altezza della sfida che la vedrà sedere al tavolo con Stati Uniti e Cina. Sarà necessario negoziare molto e bene. E per farlo è fondamentale per l’Europa avere una Germania forte».
E l’Europa economica le sembra all’altezza delle sfide che si stanno aprendo?
«Sarà fondamentale creare le condizioni per avere un governo europeo alleato dell’industria. Anche per quanto riguarda la questione dell’elettrico. Condivido ad esempio quanto nei giorni scorsi ha detto Luca De Meo, amministratore delegato di Renault, per il quale la chiave per affrontare questa trasformazione risiede in un accordo strategico con la Cina. In passato le case automobilistiche europee hanno tratto vantaggio dall’espansione del mercato cinese. Ora tocca a noi offrire loro una parte del nostro mercato in cambio però di massicci investimenti».
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