Il consulente informatico: "Smart working, guadagnate tre ore di vita al giorno"

L'esperienza di Carlo Ganzerla, la routine dal Lido a Marcon (e ritorno) spezzata dal Covid: mi organizzo meglio e riesco anche ad essere più produttivo

MARCON (VENEZIA). «Io, costretto al pendolarismo per andare a lavoro, sono riuscito a guadagnare tre ore di vita. Il tutto, senza inficiare i risultati sul lavoro ma anzi, con una miglior organizzazione del mio tempo. Fino ad ora, lo smart working si è dimostrata un’esperienza positiva».

C’è anche Carlo Ganzerla, consulente informatico del Lido e dipendente in un’azienda milanese con sede a Marcon, nell’esercito di lavoratori alle prese con il lavoro da remoto a causa dello scoppio della pandemia. Un salto in avanti per molti, destinato a diventare un’abitudine 

Da quando la sua azienda ha deciso di sperimentare lo smart working?

«La mia azienda ha optato per il telelavoro fin dalla fine di febbraio, anche con qualche settimana di anticipo rispetto alle direttive nazionali che avrebbero imposto il lockdown a partire dalla prima settimana di marzo. È stata una decisione preventiva. Quindi io, di fatto, da oltre cinque mesi lavoro a distanza».

Dovendo tracciare un primo bilancio, com’è andata finora questa esperienza?

«La mia azienda si è dimostrata molto sensibile al tema, e il mio primo bilancio è ottimo sotto ogni punto di vista».

Può spiegarsi meglio?

«Io da anni sono legato ai trasporti pubblici. Vivendo al Lido, isola da cui non ho intenzione di spostarmi, quotidianamente tra autobus e battelli impiegavo tre ore di tempo per andare a lavoro tra andata e ritorno. Ora questo tempo l’ho riguadagnato per la mia vita».

C’è anche chi dice, però, che i carichi di lavoro siano aumentati con il telelavoro. È così?

«Nel mio caso assolutamente no. Anzi, ora riesco a gestire meglio il mio tempo e il mio impegno. Con altri aspetti positivi. Anziché svegliarmi alle sei di mattina, ad esempio, riesco a riposare qualche ora in più al mattino e ad essere più produttivo».

E i rapporti con i colleghi non le mancano?

«Ma quelli sono rimasti. Ci sentiamo quotidianamente con le videoconferenze per organizzare la giornata e in più i nostri momenti di socialità sono rimasti, compatibilmente con il periodo storico che stiamo vivendo».

Lei tornerebbe a lavorare in sede?

«L’azienda si è strutturata con plexiglass e distanziamento, e chi ha necessità può tornare. Ma per quanto mi riguarda, per ora mi trovo bene da remoto».

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